Introduzione
Le apparizioni ed
il messaggio di Fatima
Nei libri che
trattano degli avvenimenti di Fatima, la descrizione delle apparizioni e i
colloqui della Madonna con i veggenti sono inseriti in una sequenza di fatti
che
inglobano le
ripercussioni locali provocate dalle apparizioni, gli interrogatori dei
veggenti e dei testimoni, le guarigioni e le conversioni straordinarie che ne
sono seguite, i particolari tanto attraenti della crescita spirituale dei
bambini privilegiati e numerosi episodi connessi. Certamente, niente di più
logico e di più comprensibile.
Letti i libri,
però, sorge in molti spiriti il desiderio di disporre di un testo che dia loro
più facilmente la possibilità di indugiare in modo speciale sul contenuto
stesso delle apparizioni, con l'intento di penetrare sempre più il senso del
messaggio che La Madonna è venuta a comunicare agli uomini, in modo da potere
ottemperare alle sue richieste.
Con la intenzione
di soddisfare questo desiderio tanto legittimo, abbiamo composto una relazione
circoscritta a quanto accadde tra la Vergine, l'Angelo del Portogallo e i
veggenti, cioè un rapporto nel quale tutti gli altri fatti, edificanti o
pittoreschi, che si inseriscono nella storia di Fatima, sono stati lasciati da
parte per fissare l'attenzione sull'essenziale.
Alla relazione
delle manifestazioni dell'Angelo nel 1916 e della Madonna nel 1917, segue
quella delle rivelazioni private ricevute dall'uno o dall'altro dei veggenti
isolatamente, e in modo speciale di quelle di suor Lucia. Poiché costituiscono
un complemento delle apparizioni della Cova da Iria, non potevano mancare in
questa sede.
* * *
Nella redazione di
questo studio, ci siamo basati soprattutto su due opere molto note, che raccomandiamo
ai lettori desiderosi di possedere una storia completa di Fatima. La prima è
dello scrittore cattolico nordamericano William Thomas Walsh, "Our Lady of
Fatima"; la seconda opera è di padre Giovanni De Marchi I.M.C., "Era
uma Senhora mais brilhante que o sol..." ("Era una Signora più
splendente del sole...").
Padre De Marchi ha
passato tre anni a Fatima a interrogare i principali testimoni degli
avvenimenti e a mettere accuratamente per iscritto le loro deposizioni. Ha
intervistato suor Lucia e ha potuto consultare i manoscritti della veggente,
dei quali parleremo più avanti.
William Thomas
Walsh è stato in Portogallo nel 1946 a fare indagini e interviste. Ha parlato
con suor Lucia e ha basato il suo libro specialmente sulle quattro
"Memórias" da lei scritte.
Le opere di padre
De Marchi e di Walsh sono molto fededegne, e concordano fondamentalmente tra
loro. Tuttavia, per maggiore sicurezza, le abbiamo confrontate con quelle di
altri autori che completano certi fatti e illuminano alcuni particolari. Esse
sono citate nei punti corrispondenti.
Abbiamo potuto
ricorrere direttamente anche alle fonti più autorevoli, che sono indubbiamente
i manoscritti di suor Lucia. Infatti, nel 1973 sono state finalmente pubblicate
le "Memórias" e "Cartas da Irmã Lúcia", dal padre Antonio
Maria Martins S. J. (vedi opere citate).
Ci sia permesso
esprimere in questa sede il desiderio che venga fatta, in futuro, una edizione
critica completa, la quale contenga, oltre alle memorie e alle lettere già
pubblicate, i diversi interrogatori a cui fu sottoposta suor Lucia 1, i
diversi documenti del processo canonico 2 e tutta la corrispondenza
della veggente che si riesca ancora a raccogliere 3. La importanza
dell’argomento "Fatima" comporta certamente che si faccia uno sforzo
tanto meritorio.
Le diverse
relazioni redatte da suor Lucia sono abitualmente designate come
"Memórias" I, II, III e IV.
La prima, scritta
su un comune quaderno a righe, è una raccolta di ricordi personali per la
biografia di Giacinta. Il 12 settembre 1935, quando fu fatta la esumazione dei
resti mortali della piccola veggente di Fatima morta nel 1920, si trovò che il
suo volto si conservava incorrotto. Il vescovo di Leiria, mons. José Alves
Correia da Silva, inviò a suor Lucia una fotografia scattata in tale occasione,
ed ella, ringraziando, fece riferimento alle virtù della cugina. Allora il
prelato ordinò a suor Lucia di scrivere tutto quanto sapeva della vita di
Giacinta, e ne derivò il primo manoscritto, che fu pronto attorno al Natale del
1935.
* * *
Nel giugno 1943,
Suor Lucia fu colpita da una pleuresia che si trascinò per lunghi mesi in una
altalena di recuperi e ricadute, complicata dagli effetti collaterali dei
medicinali. In previsione che potesse capitare il peggio, il vescovo di Leiria,
dopo molte esitazioni, a metà settembre di quell’anno chiese alla veggente
di scrivere la terza parte del Segreto. Era una richiesta, non un ordine,
il che lasciò la veggente in un certo stato di perplessità, poiché non vi si
sentiva spinta da nessun moto interiore della grazia. A metà ottobre, il
vescovo di Leiria dá l’ordine espresso da
lei sollecitato, ma la veggente non riesce a vincere le angustie interiori che l’assalgono.
Consultato al
riguardo mons. Antonio Garcia, amministratore apostolico di Tuy e arcivescovo
di Valladolid, questi consigliava di esporre a mons. José le sue difficoltà. La
lettera destinata alla veggente, datata nei primi quindici giorni di dicembre,
fu però trattenuta dalla superiora di Suor Lucia fino alla metà del mese
successivo.
Tuttavia, un po’
prima, il 2 gennaio 1944, la Madonna dissipò tutti i dubbi apparendole nella
infermeria della casa delle Suore
Dorotee a Tuy e ordinandole di mettere per iscritto quanto richiestole. Il che la veggente fece il
giorno seguente (cfr. P. Joaquín María Alonso, La verdad sobre el secreto de Fátima, pp. 29-36; Canonico Sebastião
Martins dos Reis, O Milagre do Sol e o
Segredo de Fátima, p. 121; P. António Maria Martins SJ, Novos documentos de Fátima, pp.
XXV-XXVI, nota 25).
Del lungo
itinerario di questo testo da quando fu consegnato al vescovo di Leiria, cinque
mesi dopo, fino alla sua pubblicazione nell’anno 2000, tratteremo
approfonditamente nella parte IV di
questo studio.
* * *
Nell'aprile 1937,
padre L. G. da Fonseca fece notare al vescovo di Leiria che la prima relazione
di suor Lucia lasciava supporre la esistenza di altri dati interessanti,
relativi alle apparizioni e che restavano sconosciuti. Suor Lucia si mise
allora a scrivere, tra il 7 e il 21 novembre di quell'anno - in seguito a un
nuovo ordine di mons. José Alves Correia da Silva - la storia della sua vita.
In questo secondo scritto parla anche, benché in modo molto succinto, delle
apparizioni della Madonna, e riferisce, per la prima volta pubblicamente, le
apparizioni dell'Angelo. Diverse ragioni l'avevano spinta a tacere, fino ad
allora, in proposito: un consiglio dell'arciprete di Olivar, don Faustino José
Jacinto Ferreira - a cui aveva narrato le apparizioni -, confortato, più tardi,
da una raccomandazione dello stesso tenore del vescovo di Leiria - d'altro
lato, le critiche e le beffe nate a proposito del racconto delle prime
apparizioni dell'Angelo, nella primavera e nell'estate del 1915, e i rimproveri
severi di sua madre, l'avevano sempre indotta a una grande cautela e
discrezione. Inoltre colpisce, nelle "Memórias" di suor Lucia, la sua
grande riluttanza a parlare di sé stessa e, di conseguenza, delle apparizioni.
Nel 1941 il vescovo
di Leiria ordinò alla veggente di scrivere tutto quanto potesse ancora
ricordare a proposito della vita di sua cugina, nella prospettiva di una nuova
edizione del libro su Giacinta che il canonico Galamba de Oliveira voleva fare
stampare. "Questo ordine - scrive suor Lucia - mi cadde in fondo all'anima
come un raggio di luce, dicendomi che era giunto il momento di rivelare le due
prime parti del segreto" (Cfr. "Memórias" e "Cartas da Irmã
Lúcia", p. 444).
Così, suor Lucia
inizia il suo terzo-rnanoscritto, rivelando le parti attualmente note del
segreto di Fatima. Poi registra le impressioni da esse causate sullo spirito di
Giacinta. La relazione è datata 31 agosto 1941.
Sorpreso da tali
rivelazioni, il canonico Galamba de Oliveira giunse alla conclusione che suor
Lucia non aveva detto tutto nel documenti precedenti, e sollecitò il vescovo di
Leiria a ordinarle di scrivere una storia completa delle apparizioni: "Le
ordini, Signor Vescovo [...] di scrivere TUTTO. Ma TUTTO. Che deve restare
molto tempo in purgatorio per avere taciuto una cosa tanto importante".
Suor Lucia si scusa dicendo che ha sempre agito per ubbidienza. Il canonico
Galamba insiste con il vescovo perché le ordini "di dire TUTTO, TUTTO; di
non nascondere nulla" (facendo così allusione, sembra, anche alla terza
parte del segreto). Il vescovo, tuttavia, preferisce non compromettersi:
"Questo non lo ordino. Non mi metto in affari di segreti". E ordina
semplicemente alla veggente di fare una narrazione completa delle apparizioni
(cfr. "Memórias" IV, pp. 314 e 316; le sottolincature sono della
stessa suor Lucia). Allora fu redatto il quarto manoscritto, che porta la data
dell'8 dicembre 1941. In esso suor Lucia fa, per la prima volta, una relazione
sistematica e ordinata delle apparizioni, dichiarando, infine, di non avere
"avvertitamente" omesso nulla di quanto poteva ricordare, salvo,
evidentemente, la terza parte del segreto, che non aveva avuto fino ad allora
ordine di rivelare (cfr. "Memórias" IV, p.
352).
* * *
Pubblicando questo
studio, desideriamo dare il nostro contributo affinché il messaggio della
Madonna di Fatima sia sempre più conosciuto, amato e ascoltato.
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