Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText
Antonio A. Borelli
Fatima Messaggio di tragedia o di speranza?

IntraText CT - Lettura del testo

  • Capitolo IV - La missione di suor Lucia
    • La divulgazione dei segreti
Precedente - Successivo

Clicca qui per nascondere i link alle concordanze

La divulgazione dei segreti

Il 17 dicembre 1927 Lucia andò vicino al tabernacolo, nella cappella della casa delle Dorotee a Tuy, a chiedere a Nostro Signore come avrebbe potuto soddisfare l'ordine del confessore di mettere per iscritto alcune grazie ricevute da Dio, se in esse era racchiuso il segreto che la santissima Vergine le aveva confidato. Gesù con voce chiara, le fece udire queste parole: "Figlia mia, scrivi quanto ti chiedono; e scrivi anche tutto quanto ti ha rivelato la santissima Vergine nella apparizione in cui ha parlato di questa devozione [al Cuore Immacolato di Maria]. Per quanto riguarda il resto del segreto, mantieni il silenzio". (Cfr. "Memórias" e "Cartas da Irmã Lúcia", p. 400; L. G. da Fonseca, p. 39)

In conseguenza dell'ordine così ricevuto, Lucia rivelò quanto era successo nella apparizione di giugno.

Più tardi, nel 1941, quando il vescovo di Leiria le ordinò di ricordare tutto quanto potesse interessare la storia della vita di Giacinta per una nuova edizione che se ne voleva fare stampare, la veggente, avuto il permesso dal Cielo, rivelò due delle tre parti del segreto di luglio.

Ecco le sue parole:

"Il segreto consta di tre cose distinte, di cui sto per rivelarne due.

"La prima, dunque, è stata la visione dell'inferno".

E segue la narrazione delle due parti del segreto, come le abbiamo riprodotte a suo luogo, riferendo l'apparizione di luglio. (Cfr. "Memórias" III, pp. 216-220; L. G. da Fonseca, pp. 50-51; J. Galamba de Oliveira, p. 146)

 

 

Per quanto riguarda la terza parte del Segreto, la veggente la scrisse nella Casa delle Suore Dorotee a Tuy (Spagna), il 3 gennaio 1944apparentemente su un solo foglio di carta a righe (ripiegato in modo da formare  4 pagine, all’incirca del formato 12 x 18 cm.,  con 16 righe per pagina). Si sa che Suor Lucia lo fece in occasione di una grave malattia sotto richiesta del vescovo di Leiria,  così come abbiamo già detto nella Introduzione a questo studio.

In una lettera del 9 gennaio, Suor Lucia comunica al prelato che il testo era già redatto e a sua disposizione, in busta sigillata, come egli aveva indicato.

Il 17 giugno su richiesta del vescovo di Leiria, il vescovo titolare di Gurza, mons. Manuel Maria Ferreira da Silva, si recò a Valença, città portoghese di frontiera in prossimità di Tuy, sulle sponde del fiume Minho. , all’ospizio Fonseca, ricevette il prezioso documento dalle mani di Suor Lucia, anche lei recatasi sul posto. E nella stessa sera fu consegnato a mons. José, nella Quinta da Formigueira, residenza di campagna del prelato nei pressi di Braga.

A Leiria, mons. José lo mise in un’altra busta più grande, anch’essa sigillata, depositandolo nella cassaforte della Curia. Su questa busta più grande scrisse: “Questa busta, col suo contenuto, dovrà essere consegnata a Sua Eminenza il sig. Cardinale Manuel, patriarca di Lisbona, dopo la mia morte. Leiria, 8 dicembre 1945. José, vescovo di Leiria”.

Dalla cassaforte della curia il documento uscì soltanto in rarissime occasioni, semplicemente per essere contemplato dall’esterno da alcune persone privilegiate. Una di queste occasioni fu quella della celebre fotografia del vescovo di Leiria davanti alla busta sigillata. Il prelato aveva acconsentito a farsi fare una fotografia per la rivista Life, che la pubblicò il 3 gennaio 1949.

Nel far pervenire la busta sigillata al vescovo di  Leiria, Suor Lucia vi scrisse che avrebbe potuto essere aperta soltanto dopo il 1960, dal  Patriarca di Lisbona o dal vescovo di Leiria.

Agli inizi del 1957, la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio (attuale Congregazione per la Dottrina della Fede) chiese al vescovo di Leiria di spedirla a Roma. Fu allora portata nella Nunziatura Apostolica di Lisbona dal vescovo ausiliare di Leiria, mons. João Pereira Venâncio. Da Lisbona il nunzio mons. Fernando Cento, in seguito creato cardinale, la portò in Vaticano, dove fu protocollata nell’Archivio Segreto del Sant’Uffizio il 4 aprile 1957.

Non risulta che Pio XII,  che morì il 9 ottobre 1958, abbia preso conoscenza del Segreto. Padre Leiber, intimo collaboratore di questo pontefice, dice che la voce secondo cui il Papa, nel leggere il Segreto, avrebbe pianto e sarebbe persino svenuto “è totalmente gratuita; non c’è stato nulla di ciò” (apud J. M. Alonso, La verdad sobre el Secreto de Fátima, p. 43).

Come era naturale, man mano che si approssimava il 1960, la curiosità attorno al Segreto andava aumentando.

L’8 febbraio 1960, un servizio della Agência Nacional de Informação portoghesebasandosi su dichiarazioni di ambienti del Vaticano, altamente attendibili”, annunciava come “molto probabile che il  ‘Segreto di Fatima’ sia mantenuto per sempre sotto assoluto sigillo”. E chiariva: “Davanti alle pressioni fatte sul Vaticano, affermano gli stessi ambienti, — le une perché la lettera sia aperta ed il suo contenuto rivelato a tutto il mondo; le altre, in base alla supposizione che la lettera contenga allarmanti vaticini, perché non venga pubblicata, — il Vaticano ha deciso che il testo della lettera di Suor Lucia non sia rivelato, e continui ad essere mantenuto sotto rigoroso sigillo (apud Sebastião Martins dos Reis, O Milagre do Sol e o Segredo de Fátima, pp. 127-128).

Cosa era successo effettivamente? — Il 17 agosto 1959, Giovanni XXIII riceve dalle mani di padre Pierre Paul Philippe OP (allora commissario dell’Sant Uffizio, in seguito creato cardinale) la busta col Segreto. Alcuni giorni dopo lo legge, aiutato dal traduttore portoghese della  Segreteria di Stato, mons. Paulo José Tavares (dopo vescovo di Macao) e decide di non pubblicarlo, restituendolo al Sant’Uffizio (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Il Messaggio di  Fatima, presentazione di mons. Tarcisio Bertone SDB, 26-6-2000; cfr. anche la dichiarazione del 20 giugno 1977 di mons. Loris Capovilla, segretario privato di Giovanni XXIII, apud P. José Geraldes Freire, O Segredo de Fátima: a terceira parte é sobre Portugal?, pp. 136-137).

Anche Paolo VI lo lesse il 27 marzo 1965, prendendo un’analoga decisione (cfr. mons. Tarcisio Bertonecit.).

L’11 febbraio 1967 il Cardinale Alfredo Ottaviani, allora prefetto del Sant’Uffizio, tenne una conferenzadivenuta famosa — nell’aula magna della Pontificia Accademia Mariana Internazionale a Roma,  nell’ambito di un convegno preparatorio del cinquantenario delle apparizioni di Fatima. Egli raccontò che era stato da Suor Lucia nel Carmelo di Coimbra, nel maggio 1955, e che aveva chiesto alla veggente la ragione per cui il Segreto avrebbe dovuto essere reso noto nel 1960“Perché allora rimarrà più chiarorispose la veggente. “Ciò mi ha fatto pensare commenta il Cardinaleche il messaggio fosse di tono profetico, perché appunto le profezie sono ricoperte, come si vede nella Sacra Scrittura, da un velo di mistero. Esse in genere non si esprimono in un linguaggio manifesto, chiaro, comprensibile a tutti” (La Documentation Catholique, Paris, 19-3-67, p. 542).

Giungiamo così  finalmente al pontificato di Giovanni Paolo II, il cui interesse per Fatima non era recente, ma che aumentò molto dopo il sacrilego attentato proprio nella data del 13 maggio dell’anno 1981. Dopo essersi fatto portare la busta con il Segreto il 18 luglio di quell’anno, si identificò immediatamente nella figura del vescovo vestito di bianco di cui il testo parla. A questo proposito manifestò in seguito la convinzione che “fu una mano materna a guidare la traiettoria della pallottola e il Papa agonizzante si fermò sulla soglia della morte (Meditazione ai vescovi italiani, 13 maggio 1994).

Tuttavia in seguito non decise di pubblicarlo. Soltanto più recentementedichiara Sua Santitàsembrandomi ormai maturi i tempi, ho ritenuto opportuno rendere pubblico il contenuto della cosidetta terza parte del segreto (allocuzione nell’udienza generale del mercoledì  17 maggio 2000, Voz da Fátima . 933, 13-6-2000).

Il giorno 13 maggio 2000, sulla spianata del  Santuario di Fatima, il Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, è stato incaricato da Giovanni Paolo II di annunciare la storica decisione. L’annuncio è stato fatto sullo sfondo della beatificazione dei veggenti Francesco e Giacinta, che il Santo Padre proclamava in quel giorno a Fatima, dove era arrivato da Roma a questo scopo.

La pubblicazione del Segreto doveva essere accompagnata da un adeguato commentosecondo le parole del Cardinale Sodano — che veniva affidato alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Questa, il 26 giugno 2000, ha reso noto il documento intitolato Il messaggio di Fatima, divulgandolo con grande risonanza  pubblicitaria nella Sala Stampa della Santa Sede e via Internet, in sei lingue (tedesco, spagnolo, francese, inglese, italiano e portoghese). L’incontro in Sala Stampa, ritrasmesso in diretta dalla RAI italiana e da altre emittenti TV di tutto il mondo, è  stato presieduto dallo stesso cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione, al cui fianco sedeva mons. Tarcisio Bertone, Arcivescovo-vescovo emerito di Vercelli e Segretario della Congregazione.

Il documento — dal quale abbiamo attinto diversi elementi per la storia appena tracciata  — si divide in diverse parti della massima importanza:

a) una Presentazione generale, fatta da mons. Bertone;

b) il facsimile dei manoscritti di suor Lucia riguardante le tre parti del Segreto di Fatima (sul quale ci basiamo per dedurre il formato del foglio del terzo Segreto), nonché la rispettiva trascrizione in caratteri tipografici;

c) lettera del 19 aprile 2000, in cui Giovanni Paolo II chiede a suor Lucia di rispondere  apertamente e sinceramente alle domande che le sarebbero state formulate dal Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede a nome del Pontefice sulla interpretazione del Segreto;

d) rapporto sul Colloquio di Mons. Bertone e del vescovo di Leiria con Suor Lucia nel Carmelo di Coimbra, nel giorno 27 aprile;

e) Comunicazione del card. Sodano a Fatima il giorno 13 maggio; e

f) finalmente, il Commento teologico, redatto e firmato dal card. Ratzinger, con una spiegazione sostanziosa e sintetica sul luogo teologico della rivelazione pubblica e delle rivelazioni private nella Chiesa, seguito da “un  tentativo di interpretazione del ‘segreto’ di Fatima”.

 Nella conferenza alla Sala Stampa il card. Ratzinger ha affermato con enfasi che in nessun modo la Santa Sede pretendeva di imporre questa interpretazione, tanto che gli studiosi hanno la facoltà di approfondire o addirittura di offrire nuove angolazioni interpretative. Con quanta prudenza e modestia debbano procede è superfluo sottolinearlo.

Da parte nostra è quanto modestamente si siamo sforzati di fare dalla nota 13 alla 15 di questo lavoro, ricorrendo a concetti di spiritualità montfortana (da San Luigi M. Grignion da Monfort), nonché sviluppi di questi concetti elaborati dall’eminente pensatore e uomo d’azione brasiliano, prof. Plinio Corrêa de Oliveira, morto nel 1995.

Con questa pubblicazione del segreto in modo ufficiale”, dalla stessa Congregazione per la Dottrina della Fede — come ha messo in rilievo il vescovo di Leiria-Fatima, mons. Serafim de Sousa Ferreira e Silva (cfr. intervista sul settimanale Alfa e Omega, apud Avvenire, 27-6-2000) è ovvio che Fatima, senza perdere il suo carattere di rivelazione particolare, acquista molta più importanza agli occhi dei fedeli. E acquista anche in attualità, come ha rilevato lo stesso vescovo di  Leiria-Fatima rispondendo a un’altra domanda nella stessa intervista:

— “Lei crede che con questo evento della pubblicazione del segreto si chiude,  in qualche modo, il ventesimo secolo

Io non direi che si chiude qualcosa, ma piuttosto si apre come una finestra  di speranza su questo secolo, la speranza della conversione personale di  ognuno di noi, dell'umanità intera perché possa essa trovare finalmente la  pace(loc. cit.).

Cioè il Grande Ritorno dell’umanità a Dio, cui ci siamo riferiti commentando la scena finale del terzo Segreto (cfr. nota 15) 28.




28. Per completare l’analisi dell’argomento, conviene affrontare due domande che emergono con frequenza nelle attuali circostanze:

1a domanda — Se il Segretoconsiste solo in questo”, perché la Santa Sede ha impiegato tanto tempo per divulgarlo?

— Chi ritiene che  il terzo Segretoconsiste solo in questo” di sicuro non è riuscito ad afferrare il senso misterioso e profondo delle sue metafore. Ciò, del resto, non sorprende se lo stesso cardinale Ratzinger ha sentito questa difficoltà quando ha rilevato, all’inizio del suo Commento teologico, che si tratta di “una scena descritta con un linguaggio simbolico di difficile decifrazione.

Ad ogni modo — si è detto — la morte di un  Pontefice, come quella di tanti prelati e gente di tutte le condizioni sociali  prevista dal terzo Segreto, costituisce un motivo più che sufficiente per incutere paura al mondo sotto la minaccia di questa spada di Damocle. Ma questa paura non potrebbe essere salutare, facendo vedere all’umanità il pericolo che corre allontanandosi vieppiù da Dio?

Si è anche detto che Giovanni XXIII e Paolo VI presero la decisione di non pubblicare il  Segreto per non deteriorare i già tesi rapporti fra Occidente e Oriente durante la guerra fredda. Questo avrebbe potuto, a sua volta, aggravare la persecuzione religiosa oltre Cortina.

Queste motivazioni comportano un giudizio, un discernimento dei “segni dei tempi” — come  si usa dire  — che  abbraccia una tematica troppo ampia per essere affrontata in questa sede.

2a domanda — Cosa c’era nel contenuto del terzo Segreto che sarebbe divenuto “più chiaro dopo il 1960, così come dichiarò Suor Lucia quando fissò la data a partire da cui si sarebbe potuto pubblicare il testo?

— La chiave di lettura che proponiamo per l’interpretazione della terza parte del Segreto è la risposta dell’umanità alla chiamata di penitenza e conversione che la Madonna fece a Fatima. Orbene, è noto che l’allontanamento dell’umanità dalle vie della virtù si è molto accentuato negli anni ‘60. Basti menzionare la rivoluzione culturale della Sorbonne, che dal maggio 1968 si diffuse velocemente in tutto il mondo (e qui entrano ancora una volta in gioco gli errori della Russia, di cui innegabilmente era imbevuto questo movimento rivoluzionario); e, all’interno della Chiesa, la crisi postconciliare che era foriera di una crisi della fede, senza la quale quest’ultima non sarebbe avvenuta. Crisi della fede che comprende,  per sua stessa natura,  un rifiuto di Dio, del contenuto della Rivelazione e del Magistero della Chiesa, in grado minore o maggiore a seconda dei casi, ma che investe settori molto vasti della Cristianità (cfr. nota 11).

In questo modo sia l’ordine temporale che quello spirituale si trovano in uno stato di sconcerto, da cui non si uscirà senza un intervento straordinario della Provvidenza, accompagnato da uno profluvio di grazie per l’umanità, come il terzo Segreto prevede.

Tutto questo sconcerto, sanabile soltanto da un intervento della Provvidenza, si è reso più evidente agli occhi del mondo verso la metà degli anni ‘60, confermando la profetica intuizione di Suor Lucia.






Precedente - Successivo

Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText

Best viewed with any browser at 800x600 or 768x1024 on Tablet PC
IntraText® (V89) - Some rights reserved by EuloTech SRL - 1996-2007. Content in this page is licensed under a Creative Commons License