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Antonio A. Borelli Fatima Messaggio di tragedia o di speranza? IntraText CT - Lettura del testo |
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Terza apparizione dell'Angelo La terza apparizione avvenne alla fine dell'estate o all'inizio dell'autunno del 1916, di nuovo nella grotta del Cabeço, e si svolse nel modo seguente, sempre secondo la descrizione di suor Lucia: "Appena vi giungemmo, in ginocchio, con i volti a terra, cominciammo a ripetere la preghiera dell'Angelo: "Dio mio! Credo, adoro, spero e vi amo, ecc." Non so quante volte avevamo ripetuto questa preghiera, quando vedemmo che su di noi brillava una luce sconosciuta. Ci alzammo per vedere cosa succedeva, e vedemmo l’Angelo con un calice nella mano sinistra e sospesa su di esso un’Ostia, dalla quale cadevano nel calice alcune gocce di sangue. Lasciando il calice e l’Ostia sospesi in aria, si prostrò a terra vicino a noi e ripeté tre volte la preghiera: -"Trinità santissima, Padre, Figliolo e Spirito Santo, vi adoro profondamente e vi offro il preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente in tutti i tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, dei sacrilegi e delle indifferenze con cui è offeso. E per i meriti infiniti del suo santissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, vi chiedo la conversione dei poveri peccatori". Poi sollevandosi prese di nuovo il calice e l’Ostia, e diede l’Ostia a me e ciò che conteneva il calice lo diede da bere a Giacinta e a Francesco, dicendo nello stesso tempo: -"Prendete e bevete il Corpo e il Sangue di Gesù Cristo orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro delitti e consolate il vostro Dio". Di nuovo si prostrò a terra e ripeté con noi altre tre volte la stessa preghiera: "Trinità santissima ecc." E scomparve. Portati dalla forza del soprannaturale, che ci avvolgeva, imitavamo l’Angelo in tutto, cioè prostrandoci come lui e ripetendo le preghiere che lui diceva. La forza della presenza di Dio era così intensa, che ci assorbiva e ci annientava quasi completamente. Sembrava che per un grande lasso di tempo ci privasse perfino dell’uso dei sensi corporali. In quei giorni facevamo le azioni materiali come portati da questo essere soprannaturale che a ciò ci spingeva. La pace e la felicità erano grandi, ma soltanto interiori, con l'anima completamente concentrata in Dio. Anche la stanchezza fisica che ci prostrava era grande. Non so perché, le apparizioni della Madonna producevano in noi effetti molto diversi. La stessa gioia intima, la stessa felicità e pace. Ma, invece di questo abbattimento fisico, una certa agilità espansiva; invece di questo annientamento nella divina presenza, un esultare di gioia; invece di questa difficoltà nel parlare, un certo entusiasmo comunicativo. Ma, nonostante questi sentimenti, sentivo la ispirazione a tacere, soprattutto alcune cose. Negli interrogatori, sentivo la ispirazione interiore che mi indicava le risposte che, senza mancare alla verità, non scoprissero ciò che per il momento dovevo occultare". (Cfr. "Memórias" II, p. 118; IV, pp. 322 e 326; G. De Marchi, pp. 62-63; W. T. Walsh, pp. 72-74; L. G. da Fonseca, pp. 135-137; J. Galamba de Oliveira, pp. 58-59) Le apparizioni dell'Angelo, nel 1916, furono precedute da tre altre visioni, dall'aprile all'ottobre 1915, nelle quali Lucia e altre tre pastorelle, Maria Rosa Matias, Teresa Matias e Maria Justino, videro, sempre sul colle del Cabeço, sospesa nell'aria sull'alberetto della valle, "come una nuvola più bianca della neve, qualcosa di trasparente, con forma umana". Era "una figura come se fosse una statua di neve, che i raggi del sole rendevano in qualche modo trasparente". La descrizione è della stessa suor Lucia. (Cfr. "Memórias" II, p. 118; IV, pp. 316 e 318; G. De Marchi, pp. 57-58; W. T. Walsh, pp. 47-49; L. G. da Fonseca, pp. 132-133; J. Galamba de Oliveira, p. 51.
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