Pepè Alletto si era spiegato l'impegno posto da Ciro nel condurre a buon fine l'impresa, come effetto dell'eccessiva indole di lui. Quando però lo vide tutto inteso a sgomberar la casa della mobilia vecchia per comperarne altra nuova, cominciò a entrar davvero in sospetto non gli avesse dato di volta il cervello. " Possibile che faccia tutto questo per me? " Intanto non ardiva domandargli nulla. Dopo la vittoria, Ciro, anziché mostrarsi lieto, diventava di giorno in giorno pi- cupo. - Pepè, - gli disse una mattina, tirandolo per la giacca, in disparte, con gli occhi foschi. - Devi dirmi la verit...: prometti prima però, che me la dirai. Se menti, guaj a te: non ti dico altro. Pepè, contento in fondo che si venisse a una spiegazione, benché il modo un po' lo apprensionisse, promise. - Non so pi- da quanti giorni - riprese Ciro, - ho perduto la pace. Ricordo che tu una volta mi dicesti che Mauro Salvo, quel buffone, corteggiava Stellina. E` vero? - E` vero; ma, non corrisposto! - rispose Pepè, cercando con un sorrisetto d'appianar la ruga minacciosa su la fronte di Ciro. - Giuralo! - esclamò questi. - Che vuoi che giuri? - disse Pepè. - Lo so io, e basta. - Sai che Stellina non rispose mai, mai, minimamente, alla corte del Salvo? - Ma sì! ma sì! - Giuralo! - Ebbene, lo giuro! Ciro si mise a passeggiare per lo studio, col mento sul petto e le mani in tasca; insoddisfatto, fosco. - Che vai pensando?... - riprese Pepè. - Ti angustii proprio senza ragione... d'una cosa che, se vuoi, torno a giurarlo, non ha ombra di fondamento... E mi pare che io possa saperlo. - Tu non sai nulla! - gli gridò Ciro, fermandosi a fulminarlo con gli occhi. Pepè si strinse nelle spalle. - Come vuoi tu... Io ero l...... - Ah, eri l..., - irruppe Ciro, col volto contratto dalla rabbia. - Eri l..., lo sai dire... e con te tant'altri buffoni! Quella era dunque la casa di tutti... E Stellina l..., in mezzo a voi, mentre il vecchio dormiva... - Eravamo l... tutti, è vero, - ammise Pepè, - ma non si faceva nulla di male... Tu sei geloso, e non puoi intenderlo... Si scherzava innocentemente, e... - L'innocenza, imbecille, partorisce i figliuoli! - lo interruppe Ciro, furibondo. - Qualcosa, certo, dev'esserci sotto; come ti spieghi altrimenti che io ho dovuto combattere fin oggi per farla addivenire al matrimonio? Come te lo spieghi?... - Me lo spiego, - disse Pepè, cercando le parole, - me lo spiego... considerando che la poverina... ha tanto patito... Ma io, per dirti la verit..., non me lo sarei aspettato... Ah, non voleva pi- saperne? - Voleva farsi monaca, - rispose, cupo, Ciro. - Ma ora, l'hai persuasa? - S'è persuasa, con l'ajuto di mia sorella. Ma anche tu, di', anche tu, con codesta faccia da scimunito, - riprese Ciro, fermandosi in mezzo allo scrittojo e appuntando come un'arma l'indice d'una mano contro Pepè, - anche tu, di' la verit..., hai tentato di farle la corte... Pepè lo guardò, allocchito. - Come... io? Non capisco... - Oh, con me, sai, non serve far lo scemo! - gli disse Ciro, sprezzante. - Anche tu, anche tu, come tutti gli altri imbecilli... Basta. Adesso, bisogna allestir subito la casa. La mobilia di s- bisogna trasportarla tutta in campagna, prima che arrivi la nuova da Palermo. Poi verrai con me al Municipio. Mi farai da testimonio. - Io... a te?... Ma come?... - poté a mala pena balbettare Pepè. - Io, il testimonio a te? - Ti dispiace? - Ma come... dunque... Chi... chi sposa? Sentì mancarsi la terra sotto i piedi; si portò le mani su le tempie, quasi temendo non gli scoppiassero, e chiuse gli occhi per trattener due lagrime che gli colarono però gi- per le guance smorte. - Nulla... nulla... - riprese poi, quasi tra sé, con voce rotta e le labbra tremanti. - Hai ragione... Che stupido!... Che imbecille!... E come ho potuto crederlo? Come ho potuto supporre che tu... - Sei impazzito? Che ti scappa di bocca? - gli gridò Ciro. - Parla! Che t'eri messo in testa? - Lasciami stare, Ciro! - disse Pepè, esasperato, senza porre pi- freno alle lagrime. - Ah, tu credevi, - inveì Ciro allora, - credevi forse di doverla sposar tu? Eravate d'accordo? Parla, perdio! o ti strozzo... - Ti ripeto, lasciami stare! - gli gridò Pepè, col coraggio della disperazione, svincolandosi. - Non ti basta che ti dica che sono stato un pazzo, o un imbecille? Sì, sì, ho potuto credere stupidamente che quanto hai fatto, lo facessi per me... Ora basta, basta... Sposala! Che vuoi da me? Non t'ha detto di sì? - Ma io voglio sapere... - tonò il Coppa, slanciandosi addosso al cognato. Pepè si schermì; poi gli si parò davanti, con audacia insolita. - E non lo sapevi forse? O perché mancò poco, che non mi facessi ammazzare per lei? Non lo sapevi che io l'amo da tanti anni? - E lei? - fremette Ciro, con occhi feroci. - Non t'ha detto di sì? - ripeté l'Alletto. - Che vai dunque cercando? - Ma tra te e lei, - replicò Ciro, - dimmi la verit..., o non rispondo pi- di me! tra te e lei... parla! - Che vuoi che ti dica? - gemette Pepè tra le braccia del Coppa. - Lasciami stare... mi fai male... - Dimmi la verit...... tra te e lei, che c'è stato? Voglio saperlo... - C'era una promessa... - rispose Pepè. - Aspettavo che Dio si raccogliesse quel vecchiaccio... - E poi? - Poi sei venuto tu... Ella ti ha detto di sì... Ora tutto è finito... Io non so nulla, non posso farci nulla... dunque lasciami andare... Tutto è finito... Prese dall'attaccapanni il cappello, lo pulì pi- volte con la manica, e se ne andò, come intronato. Ciro rimase con le pugna serrate su le guance, gli occhi da belva, a passeggiare in s- e in gi- per lo studio.
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