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IX. RELIGIOSITÀ POPOLARE E LITURGIA. 195) Le espressioni della religiosità popolare (quali: mese di maggio, di novembre, novene, feste patronali) arricchiscono il cammino dell'anno liturgico e ispirano usi e costumi familiari e sociali. Queste forme devono essere oggetto di attenta considerazione da parte degli operatori pastorali, per ritrovare in esse valori positivi quali: la disponibilità a cogliere il senso religioso dell'esistenza, la fiducia nella provvidenza di Dio e il ricorso alla sua protezione. È necessario, tuttavia, vegliare costantemente sugli aspetti di ambiguità di certe tradizioni e feste popolari, inclini al puro folklore, all'improvvido consumismo o perfino a forme di superstizione, facendole invece evolvere verso forme più mature ed autentiche. Il tutto deve essere ordinato a comporre in armonia liturgia e pietà popolare, in modo che la prima sia continua fonte di ispirazione, orientamento e correzione per le molteplici forme della tradizione popolare144.
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144 Cf SC, n. 13 e, in particolare, per le feste esterne, Rizzo A., Difendiamo le nostre feste religiose popolari, Lettera pastorale, 1/1/1986. |
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