La vostra provata fede e la
vostra singolare devozione verso questa Sede Apostolica mirabilmente
risplendono nella lettera comune che di recente abbiamo ricevuto da voi. Essa
giunge a Noi molto più gradita in quanto conferma chiaramente ciò che già
sapevamo: che cioè gran parte della vostra solerzia e dei vostri pensieri è
rivolta ad un’attività per la quale nessun impegno può essere tanto grande, da
ritenere che nessun altro possa essere considerato di maggiore importanza. Ci
riferiamo alla educazione cristiana dei vostri adolescenti, su cui di recente,
ascoltati i consigli, avete preso utili provvedimenti che decideste di riferire
a Noi.
Davvero è per Noi motivo di
letizia che in un’impresa tanto importante voi, Venerabili Fratelli, non
operiate da soli. Infatti non ignoriamo quanto sia dovuto, in proposito,
all’intero ordine dei vostri Presbiteri, i quali ebbero cura di aprire scuole
per i fanciulli, con somma carità e con animo indomito di fronte alle
difficoltà; essi poi, assunto il compito di educare, con impegno e assiduità
mirabile dedicano la loro attività ad indirizzare i giovani alla morale
cristiana e ai primi studi letterari. Perciò, per quanto può la Nostra voce
incoraggiare ancor più o contribuire a una meritata lode, continuino i vostri
sacerdoti a rendersi benemeriti nei riguardi dei fanciulli e godano
dell’approvazione e del particolare Nostro affetto, in attesa di ben altra
consolazione da Dio Signore, per la cui causa essi si prodigano. Né riteniamo
degna di minore considerazione la generosità dei cattolici a tal riguardo.
Sappiamo per certo che essi con alacre impegno sono soliti provvedere a tutto
il necessario per la tutela delle scuole; che ciò non è opera soltanto dei più
dotati di censo ma anche dei meno abbienti e dei poveri; è atto nobile e
magnanimo trovare spesso nella stessa povertà i mezzi da offrire lietamente per
l’educazione dei fanciulli. Invero, in tempi come questi, in cui tanti e
diversi pericoli incombono ovunque sulla ingenua e tenera età dei fanciulli, a
malapena si potrebbe escogitare alcunché di più opportuno che congiungere
l’educazione letteraria con l’insegnamento della dottrina della fede e della
morale. Più di una volta abbiamo detto che approviamo cordialmente siffatte
scuole, che chiamano libere, in Francia, in Belgio, in America, nelle colonie
dell’Impero Britannico, istituite per generoso intervento di privati, e
desideriamo che, per quanto è possibile, esse si diffondano e crescano per
frequenza di alunni. Noi stessi, considerata la condizione della città, non
desistemmo dal curare col massimo impegno e con grandi spese che un buon numero
di queste scuole fosse a disposizione dei fanciulli romani. In esse e per mezzo
di esse, infatti, si tramanda quella suprema e ottima eredità che ricevemmo dai
nostri maggiori, cioè l’integrità della fede cattolica; inoltre, in esse si
provvede alla libertà dei genitori e si educa per lo Stato una buona
generazione di cittadini, ciò che in tanta licenza di opinioni e di
comportamenti è quanto mai necessario: nessuno, infatti, può far meglio di chi
fin dalla fanciullezza ha accolto la fede cristiana nel pensiero e nei costumi.
I principi e, per così dire, i semi di tutta la civiltà che Gesù Cristo
divinamente trasmise al genere umano consistono nella educazione cristiana dei
fanciulli: perciò le città non saranno in futuro diverse da quanto la prima
educazione ha infuso nei fanciulli. Il pernicioso errore di coloro i quali
preferiscono che i fanciulli crescano senza alcuna educazione religiosa
distrugge infatti tutta l’antica saggezza e reca danno allo stesso fondamento
del vivere felice. Perciò comprendete, Venerabili Fratelli, con quanta
preveggenza i padri di famiglia debbano evitare che i loro figli siano affidati
a quelle dispute letterarie in cui non possono trovar posto i precetti
religiosi. Per quanto riguarda la vostra Inghilterra, ci risulta che non solo
voi ma in generale molti dei vostri seguaci sono non poco solleciti
nell’educare i fanciulli alla religione.
Sebbene essi non concordino
con Noi in ogni parte, comprendono tuttavia quanto importi, sia al privato, sia
alla collettività, la sopravvivenza del patrimonio della sapienza cristiana che
i vostri proavi ricevettero dal Predecessore Nostro Gregorio Magno tramite
Sant’Agostino e che le fiere tempeste scatenate in seguito non distrussero
completamente. Sappiamo che oggi vi sono molte persone che con eccellente
disposizione d’animo si preoccupano di conservare, con tutto lo zelo possibile,
la fede avita e spargono non pochi né esigui frutti di carità. Ogni volta che
riflettiamo su questo fatto, Ci sentiamo commossi: seguiamo infatti con amore paterno
codesta Isola che meritatamente è stata definita nutrice di santi: e in tale
disposizione d’animo, cui accennammo, scorgiamo la più viva speranza e quasi un
pegno sicuro della salute e della prosperità degli Inglesi. Quindi perseverate,
Venerabili Fratelli, a curare soprattutto gli adolescenti; estendete ovunque la
vostra missione episcopale, e con alacrità e fiducia coltivate la buona semente
ovunque pensiate che sia: Dio poi darà un ricco accrescimento di misericordia.
Come auspicio di celesti doni e come
testimonianza della Nostra benevolenza, a voi, al clero e al popolo a ciascuno
di voi affidato, con grande affetto, nel nome del Signore impartiamo
l’Apostolica Benedizione.
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