Quanto si dice in generale del civil
Principato dei Pontefici, vale a più forte ragione ed in modo speciale di Roma.
I suoi destini si leggono chiaramente in tutta la sua storia; che, come nei
consigli della Provvidenza tutti gli umani avvenimenti furono ordinati a Cristo
e alla Chiesa, così la Roma antica e il suo impero furono stabiliti per la Roma
cristiana; e non senza speciale disposizione a quella metropoli del mondo
pagano, rivolse i passi il Principe degli Apostoli S. Pietro per divenirne il
Pastore e trasmetterle in perpetuo l’autorità del supremo Apostolato. Per tal
guisa le sorti di Roma furono legate, di una maniera sacra ed indissolubile, a
quelle del Vicario di Gesù Cristo: e quando, allo spuntare di tempi migliori,
Costantino il grande volse l’animo a trasferire in Oriente la sede del romano
impero, con fondamento di verità può ritenersi che la mano della Provvidenza lo
guidasse, perché meglio si compissero sulla Roma dei Papi i nuovi destini.
Certo è che, dopo quell’epoca, col favore dei tempi e delle circostanze,
spontaneamente, senza offesa e senza opposizione di alcuno, per le vie più
legittime i Pontefici ne divennero anche civilmente signori, e come tali la
tennero fino ai dì nostri. Non occorre qui ricordare gl’immensi benefici e le
glorie procacciate dai Pontefici a questa loro prediletta città, glorie e
benefici, che sono scritti del resto a cifre indelebili nei monumenti e nella
storia di tutti i secoli. È pur superfluo notare che questa Roma porta in ogni
sua parte profondamente scolpita l’impronta Papale; e che essa appartiene ai
Pontefici per tali e tanti titoli, quali nessun Principe ha mai avuto su
qualsivoglia città del suo regno. Importa però grandemente osservare che la
ragione della indipendenza e della libertà Pontificia nell’esercizio
dell’apostolico ministero, piglia una forza maggiore e tutta propria quando si
applica a Roma, sede naturale dei Sommi Pontefici, centro della vita della
Chiesa, capitale del mondo cattolico. Qui, dove il Pontefice ordinariamente
dimora, dirige, ammaestra, comanda, affinché i fedeli di tutto il mondo possano
con piena fiducia e sicurtà prestargli l’ossequio, la fede, l’obbedienza che in
coscienza gli debbono, qui, a preferenza, è necessario che Egli sia posto in
tale condizione d’indipendenza, nella quale non solo non sia menomamente
impedita da chicchessia la sua libertà, ma sia pure evidente a tutti che non lo
è; e ciò non per una condizione transitoria e mutabile ad ogni evento, ma di
natura sua stabile e duratura. Qui, più che altrove, deve essere possibile e
senza timore d’impedimenti, il pieno esplicamento della vita cattolica, la
solennità del culto, il rispetto e la pubblica osservanza delle leggi della
Chiesa, l’esistenza tranquilla e legale di tutte le istituzioni cattoliche.
|