Sappiamo che uomini politici, dall’evidenza
delle cose costretti a riconoscere che la condizione presente non è quale si
converrebbe al romano Pontificato, vanno escogitando altri progetti ed
espedienti per migliorarla. Ma sono questi vani ed inutili tentativi; e tali
saranno tutti quelli di simil natura, che sotto speciose apparenze lasciano di
fatto il Pontefice in istato di vera e reale dipendenza. Il difetto sta nella
natura stessa delle cose, quali sono ora costituite, e nessun estrinseco
temperamento o riguardo che si usi può mai valere a rimuoverlo. È ovvio invece
prevedere dei casi, in cui la condizione del Pontefice diventi anche peggiore,
sia per la prevalenza di elementi sovversivi e di uomini che non dissimulano i
loro propositi contro la persona e l’autorità del Vicario di Cristo; sia per
avvenimenti guerreschi e per le molteplici complicazioni, che da questi
potrebbero nascere a suo danno. Fino ad ora l’unico mezzo, di cui si è servita
la Provvidenza per tutelare, come si conveniva, la libertà dei Papi, è stata la
loro temporale sovranità; e quando questo mezzo mancò, i Pontefici furono
sempre o perseguitati, o prigioni, o esuli, o certo in condizione di dipendenza
ed in continuo pericolo di vedersi respinti sopra l’una o l’altra di queste
vie. È la storia di tutta la Chiesa che lo attesta.
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