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Leo PP. XIII
Quantunque le siano

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  • Capitolo XXIV
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Capitolo XXIV

Si suole opporre, che per ristabilire la sovranità pontificia si dovrebbe rinunziare a grandi vantaggi già ottenuti, non tenere alcun conto dei progressi moderni, tornare indietro fino al medio evo. Ma non sono questi motivi che valgono. A qual bene infatti che sia vero e reale, si opporrebbe la sovranità pontificia? È indubitato che le città e le regioni già soggette al principato civile dei Pontefici furono, per ciò stesso, preservate più volte dal cadere sotto dominio straniero, e conservarono sempre indole e costumi schiettamente italiani. Né potrebbe anche oggi essere diversamente; giacché il Pontificato se per l’alta sua missione, universale e perpetua, appartiene a tutte le genti, per ragione della Sede, qui assegnatagli dalla Provvidenza, è specialmente gloria italiana. Ché se verrebbe così a mancare l’unità di Stato, Noi, senza entrare in considerazioni che tocchino il merito intrinseco della cosa, e solo collocandoci per poco sul terreno stesso degli oppositori, domandiamo, se quella condizione di unità costituisca per le nazioni un bene così assoluto che senza di esso non vi sia per loro né prosperitàgrandezza; o così superiore, che debba prevalere a qualunque altro. Risponde per noi il fatto di nazioni floridissime, potenti e gloriose, che pur non ebbero, né hanno quella specie di unità che qui si vuole: e risponde altresì la ragion naturale che, nel conflitto, riconosce dover prevalere il bene della giustizia, primo fondamento della felicità e stabilità degli Stati; e ciò specialmente quando esso sia collegato, come qui avviene, con l’interesse altissimo della religione e di tutta quanta la Chiesa. Dinanzi al quale non è punto da esitare; ché se da parte della Provvidenza divina fu tratto di speciale predilezione verso l’Italia averle posto nel seno la grande istituzione del Pontificato, di cui qualunque nazione si sentirebbe altamente onorata, è giusto e doveroso che gli italiani non guardino a difficoltà per tenerlo nella condizione che gli conviene. Tanto più che senza escludere in fatto altri utili ed opportuni temperamenti, senza parlare di altri beni preziosi, l’Italia dal vivere in pace col Pontificato vedrebbe potentemente cementata l’unità religiosa, fondamento di qualunque altra, e fonte d’immensi vantaggi anche sociali.




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