|
Quanto infelice e
sventurata sia la condizione di coloro che ogni anno emigrano in massa
dall’Italia verso le regioni dell’America per cercare mezzi di sussistenza, è
così noto a voi che non è il caso di insistervi da parte Nostra. Anzi, voi
vedete da vicino i mali da cui essi sono oppressi e che sono stati da molti di voi
ricordati con dolore in frequenti lettere a Noi inviate. È deplorevole che
tanti miseri cittadini italiani, costretti dalla povertà a mutar patria,
incorrano spesso in angustie più gravi di quelle cui vollero sfuggire. E spesso
alle fatiche di vario genere in cui si logora la vita del corpo, si aggiunge la
rovina delle anime, assai più funesta. La stessa prima traversata degli
emigranti è piena di pericoli e di sofferenze; molti infatti s’imbattono in
uomini avidi, di cui diventano quasi schiavi e, stivati come mandrie nelle
navi, e trattati in modo disumano, sono lentamente spinti alla degradazione
della loro stessa natura. Quando poi approdano nei porti previsti, ignari della
lingua e dell’ambiente, vengono addetti al lavoro quotidiano e si trovano esposti
alle insidie degli speculatori e dei potenti a cui si erano sottomessi. Coloro
poi che con il proprio spirito d’iniziativa riuscirono a procacciarsi quanto
basta al proprio sostentamento, vivendo tuttavia tra chi non pensa ad altro che
al bisogno e al vantaggio proprio, abbandonano a poco a poco i nobili sensi
dell’umana natura e imparano a condurre la stessa vita di chi ha orientato
tutte le speranze e tutti i progetti verso la terra. Da qui derivano spesso gli
stimoli della cupidigia e gl’inganni delle sette, che costì di soppiatto
assalgono la religiosità indifesa e trascinano molti sulla via che conduce alla
perdizione.
Tra questi mali, certo il
più luttuoso consiste nel fatto che, in mezzo ad una così grande moltitudine di
uomini, in tanta vastità di territori, e in difficili condizioni ambientali,
non è facile che gli emigranti si trovino vicina come sarebbe giusto, la
salutare assistenza dei ministri di Dio, i quali, conoscendo la lingua
italiana, possano trasmettere loro la parola di vita, somministrare i
sacramenti, recare quegli opportuni soccorsi dai quali la loro anima sia
elevata alla speranza dei beni celesti e la loro vita spirituale sia sostenuta
e fortificata. Perciò in tanti luoghi sono molto rari coloro che, in punto di morte,
siano assistiti da un sacerdote; non sono rari i neonati a cui manca il
sacerdote che infonda il lavacro rigeneratore; sono molti che contraggono
matrimonio senza tenere in alcun conto le leggi della Chiesa, per cui la prole
cresce simile al padre e così presso siffatti gruppi sociali i costumi
cristiani sono cancellati nell’oblio e si sviluppano pessimi comportamenti.
Riflettendo su tutto ciò e
deplorando la misera sorte di tanti uomini, che come gregge privo di pastore
vediamo errare per luoghi scoscesi e ostili, e insieme ricordando la carità e i
dettami dell’eterno Pastore, ritenemmo Nostro dovere recare ad essi tutto
l’aiuto possibile, offrire loro pascoli salutari e provvedere al loro bene e
alla loro salvezza con tutti i mezzi che la ragione suggerisce. Tanto più
volentieri abbiamo affrontato questa impresa, in quanto siamo sospinti
dall’amore verso persone che hanno in comune con Noi la terra natale e Ci
arride la speranza che non Ci verrà mai a mancare l’impegno vostro e la vostra
cooperazione. Perciò avemmo cura che nella sacra Congregazione di Propaganda
Fide si studiasse questo argomento. Ad essa demmo l’incarico di cercare e
valutare i rimedi con cui sia possibile allontanare o almeno alleviare tanti
mali e disagi, e di proporre a Noi il modo di realizzare compiutamente un tale
proposito, mirando al duplice risultato di giovare alla salute delle anime e di
lenire, per quanto possibile, i disagi degli emigranti.
Poiché la causa principale
dei mali crescenti sta nel fatto che a quegli infelici manca l’assistenza
sacerdotale che amministra e accresce la grazia celeste, decidemmo di inviare
costì dall’Italia numerosi sacerdoti, i quali possano confortare i loro
conterranei con la lingua conosciuta, insegnare la dottrina della fede e i
precetti di vita cristiana ignorati o dimenticati, esercitare presso di loro il
salutare ministero dei sacramenti, educare i figli a crescere nella religione e
in sentimenti di umanità, giovare infine a tutti, di qualunque grado, con la
parola e con l’azione, assistere tutti secondo i doveri della missione
sacerdotale. E affinché ciò possa compiersi più facilmente, con Nostra lettera
sotto l’anello del Pescatore del 15 novembre dello scorso anno istituimmo
l’Apostolico Collegio dei Sacerdoti presso la sede vescovile di Piacenza, sotto
la direzione del venerabile Fratello Giovanni Battista vescovo di Piacenza, ove
possano convenire dall’Italia gli ecclesiastici che animati dall’amore di
Cristo, vogliano coltivare quegli studi, esercitare quelle funzioni e quella
disciplina per cui possano con ardore e con successo andare in missione nel
nome di Cristo, presso i lontani cittadini italiani, e diventare efficaci
dispensatori dei misteri divini.
Tra i discepoli di quel Collegio
che abbiamo voluto fosse come un seminario di ministri di Dio per la salute
degli Italiani che vivono in America, abbiamo voluto che fossero accolti ed
educati anche i giovani provenienti dai vostri Paesi, nati da genitori
italiani, purché, come chiamati dal Signore, desiderino essere iniziati agli
ordini sacri, in modo che poi, fortificati dal sacerdozio e ritornati costà,
sotto la vostra autorità pastorale possano svolgere quelle funzioni del
ministero apostolico di cui vi sia necessità. Non dubitiamo affatto che al loro
ritorno essi saranno da voi ricevuti con paterna carità e che otterranno le
opportune facoltà di esercitare il sacro ministero presso i loro concittadini
dopo aver avvertito il parroco; infatti essi verranno a voi come truppe ausiliarie
affinché, sotto l’autorità di ciascuno di voi, nella cui diocesi si troveranno,
si dedichino alla sacra milizia. Certamente nell’esordio della loro attività,
questi aiuti non potranno essere copiosi quanto la situazione e il tempo
richiedono, né l’opera di coloro che verranno inviati potrà essere all’altezza
del numero e delle necessità dei fedeli, così che in ogni e più remoto luogo vi
siano sacerdoti che abbiano cura delle anime. Perciò consideriamo un’ottima
iniziativa se nelle diocesi che contano un maggior numero di immigrati
dall’Italia, si costituiranno convitti di sacerdoti che, uscendo di là
percorrano le regioni circostanti e le coltivino con sacre spedizioni. Toccherà
poi alla saggezza vostra distinguere in che modo e in quali luoghi si possano
più opportunamente fissare quei domicili.
Ci siamo preoccupati di
significare a voi, con questa lettera, tutto ciò che abbiamo ritenuto doveroso
per la Nostra Provvidenza Apostolica. Se poi qualcuno di voi, o per sentimento
e giudizio personale, o per opinioni maturate con i Fratelli, riterrà che da
Noi si possa fare dell’altro a vantaggio e conforto di coloro per i quali
abbiamo scritto questa lettera, sappia che Ci farà cosa gradita se
sull’argomento riferirà in modo dettagliato alla Sacra Congregazione di
Propaganda Fide.
Da questa iniziativa che
abbiamo intrapreso per la cura e la salvaguardia di innumerevoli anime prive di
ogni conforto della religione cattolica, Ci ripromettiamo copiosi frutti,
soprattutto se, come confidiamo, si aggiungeranno a sostenere e a proteggere
tale impresa le cure e le sovvenzioni di quei fedeli alla pietà dei quali
corrispondono le ricchezze.
Per il resto, dopo aver pregato
Dio misericordioso – che vuole tutti gli uomini salvi e in condizione di
conoscere la verità – affinché sia propizio a questa impresa e le assicuri un
prospero svolgimento, come testimonianza dell’intimo amore per voi, Venerabili
Fratelli, per tutto il Clero e per i fedeli di cui siete guida, con grande
affetto nel Signore impartiamo l’Apostolica Benedizione.
|