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Custodi di quella fede a
cui le nazioni cristiane van debitrici del loro morale e civile riscatto, Noi
mancheremmo ad uno dei Nostri supremi doveri, se non levassimo spesso e ben
alto la voce contro l'empia guerra, onde si tenta, diletti figli, rapirvi sì
prezioso tesoro. Di questa guerra, ammaestrati ormai da lunga e dolorosa
esperienza, voi ben conoscete le terribili prove, e nel vostro cuore di cattolici
e di italiani altamente la deplorate. E veramente si può essere italiani di
nome e di affetto, e non risentirsi delle offese che si fanno tuttodì a quelle
divine credenze, che sono la più bella delle nostre glorie, che dettero
all'Italia il primato sulle altre nazioni ed a Roma lo scettro spirituale del
mondo: che sulle rovine del paganesimo e delle barbarie fecero sorgere il
mirabile edifizio della cristiana civiltà? Si può essere di mente e di cuore
cattolici e mirare con occhio asciutto in quella terra medesima nel cui grembo
l'adorabile nostro Redentore si degnò stabilire la sede del suo regno,
impugnate le sue dottrine, oltraggiato il suo culto, combattuta la sua chiesa,
osteggiato il suo Vicario, perdute tante anime redente col suo Sangue, la porzione
più eletta del suo gregge, un popolo stato per ben diciannove secoli a lui
sempre fedele, esposto ad un continuo e presentissimo pericolo di apostatar
dalla fede, e sospinto in una via di errori e di vizi, di materiali miserie e
di morale abiezione? Diretta ad un tempo contro la patria celeste e la terrena,
contro la religione dei nostri padri e la civiltà trasmessaci con tanto
splendore di scienze, lettere ed arti da loro, la guerra di cui parliamo, voi
la capite, diletti figli, è doppiamente scellerata, e rea non meno di umanità
offesa che di offesa divinità. Ma d'onde essa muove principalmente se non da
quella setta massonica, della quale discorremmo a lungo nell'Enciclica Humanum genus
del 20 aprile 1884 e nella più recente del 15 ottobre 1890 indirizzata ai
Vescovi, al Clero e al popolo d'Italia? Con queste due Lettere strappammo dal
viso della massoneria la maschera onde si velava agli occhi dei popoli, e la
mostrammo nella cruda sua deformità, nella sua tenebrosa e funestissima azione.
Ci restringiamo questa
volta a considerarne i deplorevoli effetti rispetto all'Italia. Insinuatasi
infatti già da gran tempo sotto le speciose sembianze di società filantropica e
redentrice dei popoli, nel nostro bel paese, e per via di congiure, corruttele
e di violenze giunta finalmente a dominare l'Italia e questa medesima Roma, a
quanti disordini, a quante sciagure non ha essa in poco più di sei lustri
spalancata la via? Mali grandi in sì breve giro di tempo ha veduto e patito la
patria nostra. La religione dei nostri padri è stata fatta segno a persecuzioni
di ogni sorta, col satanico intento di sostituire al cristianesimo il
naturalismo, al culto della fede il culto della ragione, la morale così detta
indipendente alla morale cattolica, al progresso dello spirito quello della
materia. Alle sante massime e leggi del Vangelo si è osato contrapporre leggi e
massime che possono chiamarsi il codice della rivoluzione, e un insegnamento
ateo ed un verismo abbietto alla scuola, alla scienza, alle arti cristiane.
Invaso il tempio del Signore, si è dissipata con la confisca dei beni
ecclesiastici la massima parte del patrimonio necessario ai santi ministeri,
assottigliato con la leva dei chierici oltre i limiti dell'estremo bisogno il
numero dei sacri ministri. Se l'amministrazione dei sacramenti non fu potuta
impedire, si cerca però in tutti i modi d'introdurre e promuovere matrimoni, e
funerali civili. Se ancora non si riuscì a strappare affatto dalle mani della
Chiesa l'educazione della gioventù ed il governo degli istituti di carità, si
mira sempre con sforzi perseveranti a tutto laicizzare, che val quanto dire a
cancellare da tutto l'impronta cristiana. Se della stampa cattolica non si è
potuto soffocare la voce, si fece di tutto per screditarla ed avvilirla.
E pur di osteggiare la
religione cattolica, quali parzialità e contraddizioni! Si chiusero monasteri e
conventi; e si lasciano moltiplicare a lor grado logge massoniche e covi
settari. Si proclamò il diritto di associazione: e la personalità giuridica, di
cui associazioni di ogni colore usano ed abusano, è negata ai religiosi
sodalizi. Si bandì la libertà dei culti e intanto odiose intolleranze e
vessazioni si riserbano proprio a quella che è la religione degli italiani, ed
a cui perciò dovrebbe assicurarsi rispetto e patrocinio sociale. A tutela della
dignità e indipendenza del Papa si fecero proteste e promesse grandi; e voi
vedete a quali vilipendi venga quotidianamente fatta segno la Nostra persona.
Qualsiasi specie di pubbliche manifestazioni trova libero il campo; solamente
or l'una or l'altra delle dimostrazioni cattoliche o è vietata o disturbata.
S'incoraggiano nel seno della Chiesa scismi, apostasie, ribellioni ai legittimi
superiori; i voti religiosi e segnatamente la religiosa ubbidienza si riprovano
come cose contrarie alla libertà e dignità umana: e intanto vivono impunite
empie congreghe, che legano con giuramenti nefandi i loro adepti, ed esigono
anche nel delitto ubbidienza cieca ed assoluta. Senza esagerare la potenza massonica
attribuendo all'azione diretta e immediata di lei tutti i mali che nell'ordine
religioso presentemente ci travagliano, nei fatti che abbiam ricordato e in
molti altri che potremmo ricordare, si sente il suo spirito; quello spirito
che, nemico implacabile di Cristo e della Chiesa, tenta tutte le vie, usa tutte
le arti, si prevale di tutti i mezzi per rapire alla Chiesa la sua figlia
primogenita, a Cristo la nazione prediletta, sede del suo Vicario in terra e
centro della cattolica unità. L'influenza malefica ed efficacissima di questo
spirito sulle cose nostre non occorre oggi congetturarla da pochi e fuggevoli
indizi, né argomentarla dalla serie dei fatti che da trenta anni si succedono.
Inorgoglita dai successi, la setta stessa ha parlato alto e ci ha detto ciò che
fece in passato, ciò che si propone di fare in avvenire. Le pubbliche potestà,
consapevoli o no, essa le riguarda in sostanza come propri strumenti: il che
vuol dire che della persecuzione religiosa che ha tribolato e tribola l'Italia
nostra, l'empia setta mena vanto come di opera principalmente sua, di opera
eseguita spesso con altre mani, ma per modo immediato o mediato, diretto o
indiretto, di lusinga o di minaccia, di seduzione o di rivoluzione, ispirata,
promossa, incoraggiata, aiutata da lei.
Dalle rovine religiose alle
sociali brevissima è la via. Non più sollevato alle speranze e agli amori
celesti il cuore dell'uomo, capace e bisognoso dell'infinito, gittasi con
ardore insaziabile sui beni della terra: ed ecco necessariamente,
inevitabilmente una lotta perpetua di passioni avide di godere, di arricchire,
di salire e quindi una larga ed inesausta sorgente di rancori, di scissure, di
corruttele, di delitti. Nella nostra Italia morali e sociali disordini non
mancavano certo anche prima delle presenti vicende; ma che doloroso spettacolo
non ci porge essa i nostri dì. Nelle famiglie è assai menomato quell'amoroso
rispetto che forma le domestiche armonie; l'autorità paterna è troppo sovente
sconosciuta e dai figli e dai genitori; i dissidi sono frequenti, i divorzi non
rari. Nelle città crescono ogni dì le discordie civili, le ire astiose tra i
vari ordini della cittadinanza, lo sfrenamento delle generazioni novelle che
cresciute all'aura di malintesa libertà non rispettano più nulla né in alto né
in basso, gl'incitamenti al vizio, i delitti precoci, i pubblici scandali. Lo
Stato invece di star pago all'alto e nobilissimo ufficio di riconoscere,
tutelare, aiutare nella loro armoniosa universalità i divini e gli umani
diritti, si crede quasi arbitro di essi, e li disconosce o li restringe a
capriccio. L'ordine sociale infine è generalmente scalzato nelle sue
fondamenta. Libri e giornali, scuole e cattedre, circoli e teatri, monumenti e
discorsi politici, fotografie e arti belle, tutto cospira a pervertire le menti
e corrompere i cuori. Intanto i popoli oppressi e ammiseriti fremono; le sette
anarchiche si agitano; le classi operaie levano il capo e vanno ad ingrossar le
file del socialismo, dell'anarchia; i caratteri si fiaccano, e tante anime non
sapendo più né degnamente patire, né virilmente redimersi dai patimenti,
abbandonano da se stesse, col suicidio, codardamente la vita.
Ecco i frutti che a noi
italiani ha recato la setta massonica. E dopo ciò essa ardisce di venire
innanzi magnificando le sue benemerenze verso l'Italia, e di dare a Noi e a
tutti coloro che, ascoltando la Nostra parola, rimangono fedeli a Gesù Cristo,
il calunnioso titolo di nemici della patria. Quali siano verso la nostra penisola
i meriti della rea setta, ormai, giova ripeterlo, lo dicono i fatti. I fatti
dicono che il patriottismo massonico non è che un egoismo settario, bramoso di
tutto dominare, signoreggiando gli Stati moderni che nelle mani loro raccolgono
ed accentrano tutto. I fatti dicono che, negl'intendimenti della massoneria, i
nomi d'indipendenza politica, di uguaglianza, di civiltà, di progresso miravano
ad agevolare nella patria nostra l'indipendenza dell'uomo da Dio, la licenza
dell'errore e del vizio, la lega di una fazione a danno degli altri cittadini,
l'arte dei fortunati del secolo di godersi più agiatamente e deliziosamente la
vita, il ritorno di un popolo redento col divin sangue alle divisioni, alle
corruttele, alle vergogne del paganesimo.
E non accade meravigliarsi
di ciò. Una setta che dopo diciannove secoli di cristiana civiltà si sforza di
abbattere la Chiesa cattolica, e di reciderne le divine sorgenti; che,
negatrice assoluta del soprannaturale, ripudia ogni rivelazione, e tutti i mezzi
di salute che la rivelazione ci addita; che pei disegni e le opere sue fondasi
unicamente e interamente sopra una natura inferma e corrotta come è la nostra;
tale setta non può essere altro che il sommo dell'orgoglio, della cupidigia
spoglia, la sensualità corrompe; e quando queste tre concupiscenze giungono al
grado estremo, le oppressioni, gli spogliamenti, le corruttele seduttrici, via via
allargandosi, prendono dimensioni smisurate, diventano oppressione,
spogliamento, fomite corruttore di tutto un popolo.
Lasciate dunque che,
rivolgendo a voi la Nostra parola, vi additiamo la massoneria come nemica ad un
tempo di Dio, della Chiesa e della nostra patria. Riconoscetela come tale praticamente
una volta; e con tutte le armi, che ragione, coscienza e fede vi pongono in
mano, schermitevi da sì fiero nemico. Niuno si lasci illudere dalle sue belle
apparenze, niuno allettare dalle sue promesse, sedurre dalle sue lusinghe,
atterrire dalle sue minacce. Ricordatevi che essenzialmente inconciliabili tra
loro sono cristianesimo e massoneria; sì che aggregarsi a questa è un far
divorzio da quello. Tale incompatibilità tra le due professioni di cattolico e
di massone ormai, diletti figli, non potete ignorarla: ve ne avvertirono
apertamente i Nostri Predecessori, e Noi per ugual modo ve ne ripetemmo
altamente l'avviso. Coloro pertanto che per somma disgrazia han dato il nome ad
alcuna di queste società di perdizione, sappiano che sono strettamente tenuti a
separarsene, se non vogliono restar divisi dalla comunione cristiana, e perdere
l'anima loro nel tempo e nell'eternità. Sappiano altresì i genitori, gli
educatori, i padroni e quanti han cura di altri, che obbligo rigoroso li
stringe d'impedire al possibile che entrino nella rea setta i loro soggetti, o
che, entrati, vi rimangano.
Preme poi, in cosa di tanta
importanza e dove la seduzione ai dì nostri è cosa facile, che il cristiano si
guardi dai primi passi, tema i più leggeri pericoli, eviti ogni occasione,
prenda le più sollecite precauzioni, usi insomma, secondo il consiglio
evangelico, pur serbando in cuore la semplicità della colomba, tutta la
prudenza del serpente. I padri e le madri di famiglia si guardino
dall'accogliere in casa e di ammettere all'intimità delle confidenze domestiche
persone ignote, o almeno quanto a religione non conosciute abbastanza;
procurino invece di accertarsi prima che sotto il manto dell'amico, del
maestro, del medico, o di altro benevolo non si celi un astuto arruolatore
della setta. Oh in quante famiglie il lupo penetrò in veste d'agnello! Bella
cosa sono le svariatissime società, che oggi in ogni ordine di sociale
attinenza con fecondità prodigiosa sorgono da per tutto: società operaie, di
mutuo soccorso, di previdenza, di scienze, di lettere, di arti, e simiglianti;
e quando siano informate da buono spirito morale e religioso, tornano
certamente proficue e opportune. Ma poiché qui pure, anzi qui specialmente è
penetrato e penetra il veleno massonico, si abbiano per generalmente sospette,
e si evitino le società che, sottraendosi ad ogni influsso religioso, possono
facilmente essere dirette e dominate più o meno da massoni, come quelle che,
oltre a porgere aiuto alla setta, ne sono, può dirsi, il semenzaio e il
tirocinio. A società filantropiche, di cui non ben conoscano la natura e lo
scopo, non si ascrivano facilmente le donne senza essersi prima consigliate con
persone sagge e sperimentate, giacché passaporto alla merce massonica è spesso
quella ciarliera filantropia, contrapposta con tanta pompa alla carità
cristiana. Con gente sospetta di appartenere alla massoneria o a sodalizi ad essa
aggregati procuri ognuno di non aver amicizia o dimestichezza: dai loro frutti
li conosca e li fugga. E non solo di coloro che, palesemente empi e libertini,
portano in fronte il carattere della setta, ma di quelli si eviti il tratto
familiare, che si occultano sotto la maschera di universale tolleranza, di
rispetto a tutte le religioni, di smania di voler conciliare le massime del
Vangelo e le massime della rivoluzione, Cristo e Belial, la Chiesa di Dio e lo
Stato senza Dio. Libri e giornali che stillano il tossico dell'empietà e che
attizzano negli umani petti il fuoco delle cupidigie sfrenate e delle sensuali
passioni; circoli e gabinetti di lettura, ove lo spirito massonico si aggira
cercando chi divorare, siano al cristiano, e ad ogni cristiano, luoghi e stampa
che fanno orrore.
Se non che, trattandosi di
una setta che ha tutto invaso, non basta tenersi contro di lei in sulle difese,
ma bisogna coraggiosamente uscire in campo ed affrontarla. Il che voi, diletti
figli, farete, opponendo stampa a stampa, scuola a scuola, associazione ad
associazione, congresso a congresso, azione ad azione. La massoneria si è
impadronita delle scuole pubbliche; e voi con le scuole private, con quelle di
zelanti ecclesiastici e di religiosi dell'uno e dell'altro sesso contendetele
l'istruzione e l'educazione della puerizia e gioventù cristiana, e soprattutto
i genitori cristiani non affidino l'educazione dei loro figli a scuole non
sicure. Essa ha confiscato il patrimonio della pubblica beneficenza; e voi
supplite col tesoro della privata carità. Nelle mani dei suoi adepti ha ella
messo le Opere pie: e voi quelle che da voi dipendono affidatele a cattolici
istituti. Ella apre e mantiene case di vizio; e voi fate il possibile per
aprire e mantenere ricoveri all'onestà pericolante. A' suoi stipendi milita una
stampa religiosamente e civilmente anticristiana; e voi con l'opera e col
danaro aiutate, promuovete, propagate la stampa cattolica. Società di mutuo
soccorso ed istituti di credito sono fondati da lei a pro dei suoi partigiani;
e voi fate altrettanto non solo pei vostri fratelli, ma per tutti gl'indigenti,
mostrando che la vera e schietta carità è figlia di colui che fa sorgere il
sole e cadere la pioggia sui giusti e sui peccatori.
Questa lotta del bene col
male si estenda a tutto, e cerchi, in quanto è possibile, di riparare tutto. La
massoneria tiene frequenti congressi per concertar nuovi modi di combattere la
Chiesa; e voi teneteli frequentemente per meglio intendervi intorno ai mezzi e
all'ordine della difesa. Ella moltiplica le sue logge; e voi moltiplicate
circoli cattolici e comitati parrocchiali, promuovete associazioni di carità e
di preghiera, concorrete a mantenere ed accrescere lo splendore del tempio di
Dio. La setta, non avendo più nulla a temere, mostra oggi il viso alla luce del
giorno; e voi, cattolici italiani, fate anche voi aperta professione della
vostra fede, ad esempio dei gloriosi vostri antenati, che innanzi ai tiranni,
ai supplizi, alla morte la confessavano intrepidi e l'autenticavano con la
testimonianza del sangue. Che più? Si sforza la setta di asservire la Chiesa, e
di metterla, umile ancella, ai piedi dello Stato? E voi non cessate di
chiederne e, dentro le vie legali, di rivendicarne la dovuta libertà e
indipendenza. Cerca essa di lacerare l'unità cattolica, seminando nel clero
stesso zizzania, suscitando contese, fomentando discordie, aizzando gli animi
all'insubordinazione, alla rivolta, allo scisma? E voi, stringendo sempre più
il sacro nodo della carità e dell'obbedienza, sventate i suoi disegni, mandate
a vuoto i suoi tentativi, deludete le sue speranze. Come i primitivi fedeli,
siate tutti un cuore ed un'anima; e raccolti intorno alla cattedra della Chiesa
e dei vostri Pastori, tutelate gl'interessi supremi della Chiesa e del Papato,
che sono altresì i supremi interessi dell'Italia e di tutto il mondo cristiano.
Ispiratrice e gelosa custode delle italiche grandezze fu sempre l'Apostolica
Sede. Siate dunque italiani e cattolici, liberi e non settari, fedeli alla
patria e insieme a Cristo ed al Vicario suo, persuasi che un'Italia
anticristiana e antipapale sarebbe opposta all'ordinamento divino, e quindi
condannata a perire.
Diletti figli, la religione
e la patria vi parlano in questo momento per bocca Nostra. E voi ascoltate il
loro grido pietoso, sorgete unanimi e combattete virilmente le battaglie del
Signore. Il numero, la baldanza, la forza dei nemici non vi atterriscano; ché
Dio è più forte di loro, e se Dio è con voi, che potranno essi contro di Voi? Affinché
poi con maggior copia di grazie Iddio sia con voi, con voi combatta, con voi
trionfi, raddoppiate le vostre preghiere, accompagnatele con l'esercizio delle
cristiane virtù e specialmente coll'esercizio della carità verso i bisognosi, e
rinnovando ogni dì le promesse del Battesimo, implorate umilmente, instantemente,
perseverantemente le divine misericordie. Come auspicio di queste, e come pegno
altresì della Nostra paterna dilezione, v'impartiamo, diletti figli, la
benedizione Apostolica.
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