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Plinio Corrêa de Oliveira
Nobiltà ed élites tradizionali analoghe…

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4. Aristocrazia sociale

 

Lo schema prosegue nel trattare quindi non più dell'aristocratico come individuo, ma della famiglia aristocratica:

“L'aristocratico, nel perfezionarsi e nel perfezionare la sua famiglia, crea un'istituzione nella società che è la famiglia aristocratica”.

Lo schema lascia intendere che, per essere fonte propulsiva di questo slancio verso l'alto, la compagine famigliare dell'aristocrazia le è di grande vantaggio, poiché è nel seno delle famiglie di tutte le classi sociali che si costituisce la tradizione propria di ogni famiglia, ed è nella convivenza famigliare che i genitori e i più vecchi trovano le condizioni psicologiche e le mille occasioni propizie per comunicare le loro convinzioni e il frutto delle loro esperienze ai più giovani. Così, l'azione propulsiva verso la “perfezione” può essere ottenuta in condizioni ottimali. Quest'azione mira in maniera rilevante non soltanto al bene individuale dei membri della famiglia, ed al bene della propria famiglia considerata come un tutto, ma allo stesso bene comune della società.

Infatti, la società è un ente collettivo più duraturo delle famiglie, e queste sono più durature degli individui che le compongono nelle varie generazioni. Quello che è più duraturo non può che avvantaggiarsi della forza propulsiva dell'aristocrazia, nella misura in cui essa svolga un'azione propulsiva teoricamente tanto duratura quanto la società stessa.

È alla tradizione che compete assicurare la durata, gli indirizzi e le caratteristiche di questa forza propulsiva.

Lo schema prosegue:

“Si direbbe che le stesse virtù e la stessa perfezione tendono a diventare ereditarie.

“Questa istituzione non può essere egoista: deve essere eminentemente sociale e consapevole del bene degli altri”.

Da questi principi, enunciati con tante chiarezza, si deduce la giustificazione di uno degli aspetti dell'aristocrazia più incompresi dei nostri giorni: l'ereditarietà.

Non sono pochi ad affermare che sembra giusto che meriti un titolo nobiliare la persona che abbia praticato azioni ardue e rivelatrici di qualità personali rilevanti, soprattutto quando tali azioni, oltre a servire di esempio a molti, provocano per se stesse importanti effetti sul bene comune.

Ma - aggiungono - la trasmissione di questi titoli nobiliari alla discendenza di chi li ha ricevuti non si giustifica, poiché molte volte i grandi uomini hanno figli mediocri che non meritano gli onori concessi ai loro maggiori.

In realtà, l'applicazione di questo ragionamento impedisce la formazione di famiglie nobili e fa tabula rasa della loro missione propulsiva per il perfezionamento continuo di tutto il corpo sociale: perfezionamento che è un elemento indispensabile al progresso continuo ed entusiasmante di una società, di un Paese, verso tutte le forme di perfezione desiderate dall'individuo, perché amano Dio che è la perfezione stessa.

In altri termini, se è giusto prendere in considerazione e premiare i grandi uomini, non è giusto, né corrisponde alla realtà dei fatti, negare la missione di queste grandi stirpi nello spingere le nazioni verso l'alto:

“La cosiddetta aristocrazia storica si basa sulla natura umana ed è molto conforme alla concezione cristiana della vita, inserendosi nelle sue esigenze.

“Non c'è scuola paragonabile a un focolare di una stirpe autentica e cristianamente aristocratica.

“Quando sa compiere i suoi doveri, la società deve riconoscerle i mezzi dei quali ha bisogno per questo supremo magistero sociale.

Palazzi, quadri, pergamene, oggetti d'arte, capolavori, viaggi, biblioteche, etc.

“Questi sono patrimoni che appartengono direttamente e immediatamente alle grandi famiglie.

“Tuttavia, l'uso di questi beni deve inquadrarsi nella dottrina ascetica e sociale della Chiesa.

“Quando vengono usati per formare cittadini selezionatissimi per il bene della comunità, e in questo uso si prende in considerazione il senso cristiano genuino della vita, si può dire che costituiscono quasi una forma di proprietà pubblica e collettiva, poiché se ne avvantaggia tutta la società.

“L'aristocrazia è talmente conforme alla società cristiana che una società non può definirsi perfetta se non quando vi è in essa la classe aristocratica. La sana aristocrazia è il fior fiore della Civiltà cristiana”.

Concetti come questi vanno sempre più scarseggiando nella pubblicistica cattolica sull'aristocrazia. Tuttavia tali concetti non sono stati mai smentiti dal magistero della Chiesa e non potrebbero mancare in un'opera che, come questa, affronta l'argomento aristocratico specialmente nel contesto della Civiltà cristiana, modellatrice di tutte le nazioni dell'Occidente.

 

 




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