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Plinio Corrêa de Oliveira
Nobiltà ed élites tradizionali analoghe…

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5. Aristocrazia nella famiglia

 

Sempre sui rapporti tra aristocrazia e famiglia, lo schema abborda un aspetto delicato e altissimo della vita di una classe aristocratica:

“A. Per una certa analogia, si può dire che il potere aristocratico è simile a quello che, nel focolare, viene riservato alla donna.

“a) L'autorità spetta al marito.

b) Ma la donna è, nella famiglia, un elemento di moderazione e di consiglio.

c) È un elemento di raccordo tra il padre e i figli.

“1. Per suo mezzo, diventano molte volte efficaci, presso i figli, gli ordini del padre.

“2. Per suo mezzo, giungono al padre i bisogni e i desideri dei figli.

B. San Tommaso dice che il padre governa i figli con governo 'dispotico', nel senso classico della parola, e la madre con governo 'politico'.

“a) Infatti la moglie è consigliera e partecipe del potere del padre.

b) D'altronde, la moglie ha una certa quale rappresentanza della carità nella famiglia, ed è una certa personificazione della misericordia nel focolare.

c) È lei che dev'essere più attenta alle necessità dei figli e dei servi e più pronta a sollecitare il padre a porvi rimedio.

C. Nel Vangelo appare molto chiaro il contrasto tra la mancanza di misericordia, di carità, di spirito aristocratico degli Apostoli nella scena che commentiamo, 202

“a) Attenta alle necessità altrui, Maria va da chi può rimediarvi per presentargliele.

b) E poi va dal popolo, rappresentato dai servitori, per mostrare loro che devono essere ubbidienti”.

Il paragone della missione dell'aristocrazia nello Stato e nella nazione con quella della donna - moglie e madre - nel focolare, è un poco sorprendente per il moderno lettore. Infatti le scarse opere di divulgazione sull'aristocrazia oggi esistenti hanno abituato, a giusto titolo, il pubblico a vedere in essa la classe militare per eccellenza, il che sembra molto poco affine con la missione della moglie e della madre nella famiglia.

Tuttavia questo paragone non per ciò cessa di essere ricco di saggezza.

Per vederlo nella sua giusta prospettiva, bisogna tener presente che la guerra normalmente è un'attività esercitata contro lo straniero, e san Tommaso parla della missione dell'aristocrazia nella vita interna e normale del Paese in tempo di pace, non in quanto ne costituisca la spada nella difesa dal nemico esterno.

Era inerente all’aristocrazia di quei tempi che ognuna delle famiglie che ne facevano parte riunisse attorno a sé un insieme di altre famiglie e individui di livello sociale meno elevato, a essa legate da rapporti di lavoro di vario tipo, di semplice vicinanza, etc.

Nelle città della società medievale, e in parte in quelle dell'Ancien Règime, era normale la vicinanza di palazzi, magioni, o semplici dimore confortevoli, a case popolari rappresentative di un tenore di vita meno elevato. Questa vicinanza tra grandi e piccoli riproduceva, a modo suo, l'atmosfera del focolare aristocratico, costituendo così un'aura discretamente luminosa di affetti e di dedicazioni intorno ad ogni famiglia aristocratica.

Da parte loro, i rapporti di lavoro, per il semplice effetto della carità cristiana, tendevano sempre a debordare dal mero àmbito professionale all'àmbito personale. Nella lunga convivenza di lavoro, il nobile ispirava e orientava i suoi sudditi e questi a modo loro facevano altrettanto in relazione al nobile: lo informavano delle loro aspirazioni e divertimenti, della loro posizione nella Chiesa, nella corporazione e nel focolare, e anche nelle circostanze concrete della vita popolare e nelle necessità dei bisognosi. Tutto questo costituiva insomma un circuito di interrelazioni fra maggiori e minori che lo Stato nato dal 1789 cercò di sostituire il più possibile con la burocrazia, ossia coi bureaux di statistica e informazioni e coi sempre attivi servizi di informazione poliziesca.

È attraverso queste burocrazie che lo Stato anonimo, mediante servitori anch'essi anonimi (per non dimenticare le grandi società anonime macro-pubblicitarie), ispira, stimola e dirige una nazione.

Reciprocamente, quest'ultima comunica con lo Stato per bocca delle urne elettorali: voce anonima fino all'estremo, quando il voto è segreto e lo Stato non può sapere chi ha votato in un modo o nell'altro.

Questo sistema di anonimato evita per quanto possibile la presenza del calore umano nelle interrelazioni dello Stato moderno.

Ben diversa era la natura dei Paesi dotati di una retta aristocrazia. In essi, come abbiamo visto, i rapporti erano, per quanto possibile, personali, e l'influenza del superiore sull'inferiore, come anche, a modo suo, quella dell'inferiore sul superiore, veniva esercitata in forza di un legame di affetto cristiano che si era reciprocamente stabilito. Affetto che portava con sé, infatti, la mutua dedicazione e fiducia, e che formava una società di fatto tra domestici e padroni, simile a un protoplasma formato intorno al nucleo. Basta leggere quanto affermano i veri moralisti cattolici sulla società erile per avere una nozione esatta di questo tipo di relazioni.

Nella corporazione, il rapporto maestro-garzone-apprendista riproduceva in larga misura l'atmosfera piena di unzione della famiglia; e così via.

Ora, questo rapporto vivo, non comprendeva soltanto quello che le moderne legislazioni del lavoro chiamano freddamente, seccamente e funzionalmentedatori di lavoro e lavoratori”. Mediante i loro servitori domestici o professionali, i componenti della categoria più elevata, sia nobili che borghesi, finivano per conoscere le famiglie dei loro subordinati, come pure queste conoscevano le famiglie di quelli. In minore o maggior grado, conformemente all'organica spontaneità dei sani spostamenti sociali, questi rapporti non erano soltanto fra individuo e individuo, ma tra famiglia e famiglia: relazioni di simpatia, benevolenza e aiuto che scendevano dall'alto in basso, e di gratitudine, affetto e ammirazione che salivano dal basso verso l'alto.

Il bene è per sé diffusivo. Era attraverso le capillarità di questi sistemi che il grande finiva per conoscere le miserie anonime, giacché la miseria rende isolato e sconosciuto quello che colpisce. Così il grande - il più delle volte - mediante le delicate mani di sua moglie e delle sue figlie poteva risanare tanti dolori che altrimenti sarebbero rimasti senza rimedio.

Ma, in questa valle di lacrime, anche il grande conosceva le sue ore di amarezza. A volte i suoi nemici lo accerchiavano, lo minacciavano, lo aggredivano, ora fisicamente ora politicamente. La più ferma muraglia di questa grandezza che improvvisamente traballava era quella costituita dagli innumerevoli atti di dedicazione che si ergevano disinteressatamente per proteggerlo, talvolta persino a rischio della vita.

A questo punto, è superfluo ripetere quanto abbiamo detto, considerando specialmente la vita urbana, riguarda la vita rurale, tanto questa era propizia a creare l'atmosfera e i rapporti qui descritti.

Questa era la vita del feudo. Questa era anche la vita della campagna, quando, una volta estinto il feudalesimo, le antiche relazioni tra il signore e il vassallo persero la loro portata politica ma conservarono la loro realtà nel mero àmbito del lavoro; e tale continua a restare a volte in alcune regioni, in alcuni Paesi, perfino in questa ultima tenebrosa decade di fine secolo e millennio.

Nella prospettiva dello Stato monarchico, con qualcosa di aristocratico e qualcosa di democratico, previsto da san Tommaso, l'aristocrazia è partecipe del potere regio come la moglie lo è del potere del marito all'interno della famiglia. Tocca ad essa, con quell'azione moderatrice propria dell'istinto materno, far giungere al padre - nel nostro caso, al Re - la commossa conoscenza di questa o quella necessità dei figli: cioè dei poveri, dei piccoli, dei bisognosi che si trovino nell'àmbito dell'influenza benefattrice di una nobile casata, ottenendo il rimedio corrispondente dato dal padre con animo disposto alla benevolenza.

In questa stessa prospettiva, così come alla madre spetta aprire il cuore dei figli a questo o quell'ordine del padre, alla nobiltà spetta disporre l'animo delle classi subordinate a una filiale ubbidienza ai decreti del Re.

 

 




202 Questo schema è uno dei venti che sviluppano il Vangelo della moltiplicazione dei pani (Gv. VI, 1-15),  e l'ineffabile missione aristocratica che svolse Maria Ss.ma nelle nozze di Cana.






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