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Plinio Corrêa de Oliveira
Nobiltà ed élites tradizionali analoghe…

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Documenti III - Speciali doveri della società verso la nobiltà impoverita

 

 

1. La migliore elemosina è quella che si al nobile impoverito

 

San Pietro Damiani (1007-1072), Dottore della Chiesa, segnala la particolare cura che si deve avere nell'alleviare i bisogni della nobiltà impoverita:

“Benché l'elemosina sia esaltata lungo le pagine della Sacra Scrittura, e la misericordia si elevi al di sopra di tutte le altre virtù e ottenga la palma fra le opere di pietà, ha la preminenza quella misericordia che fornisce ausilio a quelli che, dall'abbondanza di un tempo, sono caduti nella penuria.

“Molti sono infatti quelli che il ceto di illustra progenie rende famosi e che, tuttavia, sono stretti dall'indigenza del patrimonio famigliare. Molti anche sono adornati da titoli di cavalieri di antico lignaggio, ma si sentono umiliati dalla penuria dei beni più indispensabili alla vita domestica: per esigenza della dignità del loro ceto sono obbligati a comparire a ricevimenti nei quali, essendo uguali per livello sociale, di gran lunga sono disuguali per fortuna. Sebbene li tormenti l'inquietudine della povertà domestica, e perfino quando, stretti dalla necessità, giungono agli estremi, non sanno chiedere il cibo come i mendicanti. Anzi, preferiscono morire piuttosto che mendicare pubblicamente, rimangono confusi quando si giunge a conoscenza della loro situazione, si vergognano di confessare la loro miseria, e mentre alcuni manifestano pubblicamente la propria indigenza, e non di rado persino esagerano la misura della loro povertà, allo scopo di ricevere dalla compassione altrui elemosine più abbondanti, essi dissimulano per quanto possono, nascondendo la loro situazione, perché non appaia di colpo agli occhi degli uomini, in modo per loro vergognoso, un qualsiasi segno della loro povertà.

“Pertanto, si tratta più di intuire che di vedere l'indigenza loro. La si può più congetturare da certi segnali che appaiono furtivamente, che dedurla da indizi evidenti.

“Ad ogni modo, quanto grande sia la ricompensa del soccorso fornito a questi poveri non manifesti ma occulti, lo indica il Profeta nel dire: 'Beato colui che intuisce quello che capita al bisognoso e al povero' (Ps. XL, 2). Infatti, sui poveri straccioni e piagati che vagano per le strade, non c'è molto da capire, giacché con la semplice vista li vediamo; dobbiamo individuare altri poveri, tuttavia, che lo sono nell'intimo, visto che non possiamo vedere chiaramente la loro miseria nel suo apparire”. 204

 

 




204 Migne, Patrologia Latina, t. CXLV, col. 214-215.






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