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Pius PP. VI
Constantiam vestram

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Capp. VII-IX

7. Voi sapete che quanto avvenne nei primi tempi per fondare e propagare la Chiesa è lo stesso che avvenne nei tempi successivi per darle lustro e per ampliarla. Sono ben note a tutti quelle sacrileghe guerre degli eretici contro la Chiesa; sono note le esecrabili crudeltà, noti gli od" e noti i violentissimi assalti con i quali quei crudelissimi nemici si sono sforzati di infrangerne l’unità, violarne l’integrità, pregiudicarne la maestà; certamente, se la Chiesa potesse perire per le frodi o per le violenze degli uomini e dell’inferno, tutti gli eccidi sarebbero per lei motivo di preoccupazione. Ma di quanti ornamenti non sarebbe ora priva la Chiesa se non fossero nate quelle terribili guerre e quelle implacabili contese che si proponevano di sradicarla? Allora s’incrudelì anche col ferro, col fuoco, coi ceppi, con le rapine, con le proscrizioni, con i supplizi in generale contro i Cattolici e in particolare contro il Sacerdote. E con ciò? Quale vantaggio poterono riportare contro la Chiesa e contro la sua dottrina quei nemici acerbissimi? Quanto decoro, invece, dalla costanza di tanti Confessori? Quanta luce si aggiunse alla Chiesa dalla sapienza di tanti Dottori? Tanta certamente, quanta non ne avrebbe mai avuta se non fossero sorte quelle contese con il proposito di oscurarla. Voi conoscete le parole di Sant’Agostino: "Contro la Chiesa combatterono gli Eretici, e con le loro questioni turbarono la Chiesa. Ma i fatti che erano occulti si sono rivelati e la volontà di Dio fu compresa. Molti che potevano intendere e approfondire le Scritture se ne stavano sconosciuti fra il popolo, né fornivano le soluzioni delle questioni difficili mentre nessun calunniatore si placava. Perché non si era mai avuto un trattato perfetto sulla Trinità prima che gli Ariani latrassero? Perché non si era mai avuto un trattato perfetto sulla Penitenza prima che i Novaziani si opponessero? Così non si trattò mai compiutamente del Battesimo prima che i ribattezzanti scacciati obiettassero. Nemmeno sulla stessa unità di Cristo erano state chiarite le cose che si dissero se non dopo che quella separazione incominciò a sollecitare i fratelli infermi, in modo che coloro i quali sapevano trattare e dipanare queste cose non scomparissero, vinti dai discorsi e dalle dispute degli empi, ma chiarissero in pubblico le oscurità della legge".

8. A che proposito, Venerabili Fratelli, scriviamo a Voi queste cose? Non certamente per istruire Voi, dei quali abbiamo sempre ammirato la costanza, la fede e soprattutto la singolare sapienza, ma perché ricordando con Voi cose tanto meravigliose Ci consoliamo Noi stessi, e contemporaneamente, deposto ogni affanno per tutte le avversità che soffriamo, Ci ripromettiamo anche tutti quei beni che sempre derivarono alla Chiesa dalle avversità; e Ce li ripromettiamo tanto più ampi e ubertosi quanto più grave ed acerba è questa tribolazione rispetto a tutte quelle che mai siano state in passato e dalle quali sappiamo essere stata sconvolta una volta la Chiesa.

9. E invero, come mai pensiamo ai beni futuri della Chiesa quando già godiamo dei presenti? Sono essi forse cosìpiccoli o così pochi che non possiamo conoscerli? Per certo se da queste tribolazioni dalle quali siamo oppressi vedessimo che la Chiesa, in questo così grandioso sconvolgimento del mondo Cristiano, non ha conseguito altro che quella separazione Evangelica della zizzania dal buon grano, delle paglie dal frumento (come da gran tempo da tutti i buoni si desiderava per la sua salvezza); se non si fossero manifestati coloro che, essendo nell’intimo lupi rapaci, se ne stavano nascosti nella Chiesa, vestiti di pelli d’agnello, e non potevano tendere apertamente ad essa quelle insidie che occultamente macchinavano; se questi mali non fossero sopraggiunti, la loro malizia e la loro frode sarebbero sempre rimaste fra Noi nascostamente per tentare la santità della Chiesa e per depravare i costumi dei buoni. Non deve essere considerato di poco conto siffatto vantaggio della Chiesa? Che dire poi di quella perversa sapienza, per i funestissimi frutti della quale quasi tutto il mondo è perito, ed è stato una buona volta conosciuto ciò che (nonostante il Nostro e Vostro gridare) non si volle intendere dagli uomini? Che pretende, quella sapienza che tanto si estende e signoreggia, e per colpa della quale tutti i popoli deviarono dal retto sentiero? Usurpando il nome della Filosofia, essa non si offre come maestra di Religione e di virtù, il che sarebbe proprio della Cristiana e vera sapienza, ma si rivela artefice di ogni empietà, licenza, cupidigia, perfidia, libidine, madre di tutte le calamità, dei dolori, delle rovine, impegnata a sovvertire tutte le cose umane e divine. Qual colpo è da ritenersi che essaabbia ricevuto dalla Nostra sventura e da quella del mondo intero, quando il genere umano è stato funestato da tanti lutti, e di giorno in giorno viene sempre più colpito e si scoprono i suoi disegni e le sue crudeli trame?




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