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Pius PP. VI
Ignotae nemini

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Capitolo I

A nessuno sono sconosciute, né si possono ricordare senza lacrime le cause per le quali gli Arcivescovi, i Vescovi, i parroci, i sacerdoti, i chierici, le sacre vergini e moltissimi fra i regolari del regno delle Gallie, rese pubbliche le prove della loro fede, furono costretti a lasciare le sedi, le abitazioni e i beni e a cercare rifugio in diverse regioni, sia cattoliche, sia non cattoliche nelle quali poterono più facilmente emigrare chiedendo agli stranieri quegli aiuti che non potevano ottenere dai loro. Questa dispersione del nobile clero in varie parti non poté non commuovere tutti gli animi: noi dobbiamo lodare grandemente non solo i principi, i pastori e i popoli cattolici che, ammaestrati dal Vangelo e infiammati di spirito di vera carità, accolsero benevolmente questi confessori della fede e a proprie spese li mantennero; siamo riconoscenti anche verso i principi e i popoli non cattolici, e fra questi specialmente l’illustre re della Gran Bretagna e la nobile nazione di quel regno che, spinti da un sentimento di umanità verso tutti i propri simili, come dice Sant’Ambrogio, fornirono aiuti ai medesimi imitando la gloria degli antichi Romani "ai quali sembrava molto conveniente aprire le case di uomini illustri agli ospiti illustri, e tornare ad onore dello Stato che quegli uomini stranieri non mancassero nella nostra città di questo genere di liberalità".




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