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| Pius PP. VI Ignotae nemini IntraText CT - Lettura del testo |
Questa Nostra lettera vi dimostra chiaramente da quanta consolazione siamo confortati tra le gravi angustie dalle quali siamo afflitti da ogni parte per l’indubbia speranza che nutriamo nel profondo dell’animo, che voi, Venerabili Fratelli Arcivescovi e Vescovi, terrete sempre presente l’aurea sentenza di San Paolo, "È necessario che il Vescovo sia ospitale": quella sentenza che sia i Santi Padri sia gli stessi Concilii grandemente lodano. Infatti, come scrive San Girolamo, "la casa del Vescovo deve essere l’ospizio comune di tutti; e se il laico accoglie uno o due o pochi, adempie il dovere dell’ospitalità; se il Vescovo non avrà accolto tutti, sarà da lui considerato inumano". Sono parole del VI Concilio di Parigi. Abbiamo la fondata speranza che anche voi, diletti figli, abati e abbadesse, terrete in mente e compirete con l’opera ciò che San Benedetto insegnò ai monaci, cioè che l’abate ogni giorno debba avere ospiti alla propria mensa e le abbadesse poi, secondo il Sinodo di Aquisgrana, abbiano ospiti davanti alla porta del monastero. Infine siamo certi che Voi, capitoli ed ecclesiastici di qualunque grado della nobile Chiesa germanica, considererete che tornerà a vostra gloria se vi sarà dato di seguire quelle esortazioni con cui il sacrosanto Sinodo Tridentino ammonisce: "Chiunque tiene benefici ecclesiastici, sia secolari, sia regolari, deve abituarsi a compiere prontamente e amorevolmente il dovere dell’ospitalità, spesso raccomandato dai Santi Padri, secondo le proprie possibilità, memore che coloro i quali amano l’ospitalità, negli ospiti ricevono Cristo". Come il medesimo Sinodo Tridentino si diede premura di affidare ai Vescovi l’onere di questo tipo di carità, così siamo certi che Voi, Venerabili Fratelli, non solo cogli esempi ma anche con le parole e le esortazioni vi adoprerete a procurare a questi infelici sacerdoti francesi gli aiuti anche maggiori di quelli che per mezzo vostro si poterono procacciare, fin tanto che discenderanno su di Noi il giorno della consolazione e il tempo della pace; come disse Alessandro III, Nostro predecessore, mentre raccomandava alcuni ecclesiastici che i nemici della fede perseguitavano.