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Pius PP. VI
Quare lacrymae

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Capp. IV-VI

IV.

1.Pio VI nel terzo libro sulla Beatificazione dei Servi di Dio, cap. 13, n. 10, ragiona così su questo evento: "Se si dovesse istituire un processo sul martirio di questa Regina, processo che finora non è mai stato disposto, risalterebbe subito un’obiezione evidente contro il suo martirio, desunta dalla sentenza del processo e da tutte le calunnie che contro di lei hanno farneticato gli eretici, specialmente Giorgio Buchanan in quell’infame libello che ha per titolo: "Maria smascherata". Ma se si esamina la vera causa della sua morte, che si riassume nell’odio contro la Religione Cattolica che ella sola, unica superstite, professava in Inghilterra; se si esamina l’invitta costanza con la quale respinse le proposte di abiurare la Religione Cattolica; se si osserva la forza ammirevole con cui sostenne la morte; se si tien conto, come si dovrebbe, che ella protestò prima della decapitazione, e nell’esecuzione stessa, che era sempre vissuta da cattolica e che moriva volentieri per la fede cattolica; se non si omettono, come non devono essere omesse, le evidentissime ragioni dalle quali emerge non solo la falsità dei crimini attribuiti alla regina Maria dai suoi oppositori, ma anche l’ingiusta sentenza di morte, fondata su calunnie ispirate dall’odio contro la Religione Cattolica, perché restassero immutabili i dogmi ereticali nel regno d’Inghilterra; allora si comprenderà che non manca nessuna condizione necessaria per affermare che il suo fu un vero martirio".

V.

1.Sappiamo da Sant’Agostino che "non è il supplizio che fa il martire, ma la causa". Per questa ragione Pio VI si dichiarò propenso a ritenere vero martirio l’uccisione di Maria Stuarda. Egli si chiese "se per il martirio è sufficiente dimostrare che il tiranno fu mosso dall’odio contro la Fede di Cristo, anche se si attribuisce l’occasione della morte ad un’altra causa che non riguarda la Fede di Cristo o vi appartiene soltanto accidentalmente". Risolse il caso affermativamente, indotto dalla ragione che un atto desume la sua specifica natura non da un’occasione o da altra causa impulsiva, ma dalla causa fondamentale. Pertanto per dichiarare un vero martirio è sufficiente che il persecutore, per procurare la morte, sia mosso dall’odio contro la Fede, anche se l’occasione della morte provenisse da altri motivi, che, a causa delle circostanze, non appartengono alla fede.

VI.

1.Ritorniamo ora al re Luigi XVI. Se è grande l’autorità del papa Pio VI, e si deve dare molto peso alla sua opinione quando propende a definire martirio l’uccisione della regina Stuarda, perché anche Noi non dovremmo considerare martirio la morte del re Luigi ? Anche in questo caso vi furono lo stesso attaccamento alla Religione, lo stesso proposito e la stessa ferocia. Deve essere quindi riconosciuto lo stesso merito. E chi mai potrebbe mettere in dubbio che quel Re fu messo a morte per odio contro la Fede e oltraggio ai dogmi del Cattolicesimo?

2.Già da tempo i Calvinisti avevano cercato di abbattere in Francia la Religione Cattolica; ma bisognava prima preparare gli animi. Il popolo doveva essere indottrinato con empie ideologie che essi non desistevano di spargere fra il volgo per mezzo di libelli riboccanti di perfidie ed eccitanti alla rivolta; e per realizzare il loro intento utilizzavano l’opera di perversi filosofi. L’Assemblea generale del Clero Gallicano nell’anno 1745 aveva già condannato questa perniciosa scelleratezza degli artefici di inique dottrine. Noi stessi, all’inizio del Nostro Pontificato, abbiamo denunciato a mezzo di una lettera enciclica indirizzata a tutti i Vescovi della Chiesa Cattolica la manovra detestabile dei perfidi uomini e il gravissimo pericolo sovrastante, allorché li abbiamo esortati con queste parole: "Togliete di mezzo a Voi il male, cioè, con grande energia e sollecitudine cercate di far sparire dal Vostro gregge tutti questi libri avvelenati". Se avessero avuto esito le Nostre esortazioni e i Nostri ammonimenti, oggi non avremmo a dolerci del progresso di questa congiura contro i re, e della rovina dei regni. Quando questi uomini depravati hanno notato l’esito favorevole della loro opera, e che era già giunto il momento di mettere in esecuzione i loro disegni, cominciarono a sostenere apertamente in quel libro pubblicato nell’anno 1787 che questa affermazione di Ugo Rosario, a meno che non sia qualcun altro l’autore del libro: "È cosa lodevole togliere di mezzo il principe che non vuole aderire alla religione riformata e non vuole partecipare alla difesa della religione dei protestanti".




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