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Pius PP. VI
Quare lacrymae

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Capp. X-XII

X.

1.Ma, come si sente dire, contro questo martirio di Luigi c’è chi obietta che egli aveva approvato la Costituzione che era stata da Noi respinta nella Nostra risposta ai Vescovi già citata. Invece parecchie persone ritengono che le cose si siano svolte diversamente e asseriscono che, quando fu presentata al re la Costituzione per essere firmata, egli esitò, raccolto nei suoi pensieri; poi ricusò di firmarla, temendo che quella firma avesse valore di approvazione. Ma quando da uno dei suoi ministri (e se ne fa anche il nome) sul quale egli aveva posto tanta fiducia, gli disse che la sottoscrizione significava soltanto che quello scritto era il vero e autentico testo della Costituzione, affinché Noi, a cui il testo era indirizzato, non avessimo nessun sospetto sulla sua autenticità, per questa semplice ragione fu indotto a sottoscrivere, e ciò confermò nel suo testamento quando scrisse di aver firmato contro la propria volontà. E infatti non sarebbe stato conseguente con se stesso, se avesse poi rigettato costantemente ciò che aveva approvato, non avendo mai voluto firmare il decreto col quale venivano cacciati in esilio quei preti che avevano rifiutato il giuramento; né avrebbe dichiarato al Vescovo di Clermont che egli era deciso a ristabilire il culto cattolico in Francia. Ma in qualunque modo siano avvenuti i fatti (in proposito Noi non assumiamo alcuna responsabilità) anche se concediamo che Luigi abbia approvato con la sua firma la Costituzione o per inganno, o per errore, o per leggerezza, dovremmo variare il Nostro giudizio sul suo martirio? Ce lo vieta quella certa e solenne ritrattazione del Re che ne seguì, e inoltre il fatto – come sopra abbiamo dimostrato – che la morte gli fu inferta in odio alla Religione Cattolica. E questo nulla toglie al Re dell’onore e della gloria del martirio. Analogamente per San Cipriano, che a proposito del Battesimo degli eretici aveva espresso principi contrari alla verità; Sant’Agostino più volte con parole e scritti afferma che Dio lo aveva purificato con la falce del martirio, come si pota un ramo che porta frutta.

XI.

1.Non molto diversa la questione sollevata nella Congregazione dei Riti, se era di ostacolo a riconoscere il martirio del gesuita Giovanni de Britto, il fatto che nella missione di Madura aveva usato i cosiddetti riti Cinesi che erano stati proibiti. Gli elettori non esitarono ad esprimersi in senso negativo: cioè il fatto non era per nulla di ostacolo, dato che il servo di Dio nel successivo martirio aveva ritrattato col sangue l’uso di tali riti. Ma i Cardinali si trovarono poi divisi nell’esprimere un decreto favorevole, affinché non si prendesse l’occasione per propugnare in seguito che si vuole recedere dalla proibizione di questi riti. Ma Pio VI rimosse ogni difficoltà, affermando che dalla proclamazione di quel decreto non si poteva dedurre che la Santa Sede intendesse recedere dai decreti dei suoi predecessori, che avevano proibito i riti suddetti. Nello stesso tempo approvava la ritrattazione emessa dal venerabile Giovanni non con l’inchiostro ma col sangue, e dichiarava che l’eccezione che si era posta nella causa di beatificazione del venerabile servo di Dio Giovanni de Britto non doveva ostacolare oltre la discussione sulla vera causa del martirio e ancor più sulla veracità dei segni e dei miracoli che erano stati compiuti con la sua intercessione. Si doveva discutere secondo il decreto emanato e pubblicato il 2 luglio 1741.

2.Noi, incoraggiati da tale decreto, riconoscendo che la ritrattazione di Luigi era vera e ampiamente provata, scritta non soltanto con l’inchiostro, ma col suo sangue generoso, crediamo di non essere lontani dal parere del Papa Benedetto non per emettere un simile decreto ma per restare nell’opinione che Ci siamo formati sul martirio del Re Luigi, nonostante ci fosse stata – se pure c’è stata – un’approvazione della Costituzione civile del clero.

XII.

1.Ahi Francia, ahi Francia! Chiamata dai Nostri predecessori "specchio di tutta la Cristianità e sicura colonna della Fede", tu che nel fervore della Fede cristiana e nella devozione alla Sede Apostolica non hai mai seguito le altre Nazioni, ma le hai sempre precedute! Quanto sei lontana da Noi oggi, con codesto animo così ostile verso la vera Religione: sei diventata la più implacabile nemica fra tutti gli avversari della Fede che mai siano esistiti!

2.Eppure non puoi ignorare, anche se lo volessi, che la Religione della Fede cristiana è il sostegno più solido dei regni, poiché reprime l’abuso dei potenti e la licenza dei sudditi. Per questa ragione gl’invidiosi nemici del potere dei re, per toglierlo di mezzo, aspirano a sovvertire la Fede cattolica.




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