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Pius PP. VI Quare lacrymae IntraText CT - Lettura del testo |
1. Venerabili Fratelli. Come mai le lacrime e i gemiti non soffocano le Nostre parole? Non Ci conviene piuttosto esprimere con i gemiti anziché con le parole quell’immenso dolore dell’animo che Vi dobbiamo manifestare, mentre Vi esponiamo quanto è successo a Parigi il 21 gennaio del corrente anno? Spettacolo orrendo di crudeltà e di barbarie!
1.Per la cospirazione di uomini empi è stato condannato a morte il cristianissimo re Luigi XVI e la condanna è stata subito eseguita. Ma quale processo, e con quale modalità ciò sia stato compiuto, brevemente Vi riferiremo: la cosa è stata condotta a termine dall’Assemblea Nazionale senza alcuna autorità e senza alcun diritto. Infatti, abolita la più prestigiosa forma di governo, quella monarchica, essa aveva trasmesso ogni pubblico potere al popolo, il quale non si lascia guidare né dalla ragione, né dal consiglio; non fa distinzione fra il giusto e l’ingiusto; apprezza e stima poche cose secondo verità, molte invece secondo l’opinione corrente; è incostante, facile ad essere ingannato e condotto a tutti gli eccessi; è ingrato, arrogante, crudele. Gode nel vedere il sangue umano, la strage, i lutti e lo strazio dei morenti, come si vedeva negli antichi anfiteatri, e se ne pasce voluttuosamente. La parte più feroce di questo popolo, non contenta di aver degradato la maestà del suo Re, volendogli togliere anche la vita, comandò che fungessero da giudici i suoi stessi accusatori che gli si erano dichiarati nemici. Questi, durante lo svolgimento del processo, vollero repentinamente chiamarne altri peggiori, affinché il numero dei giudici favorevoli alla condanna prevalesse sugli altri. Tuttavia non riuscirono ad aumentarne il numero, in modo che il Re fu condannato con un numero di voti inferiore a quello richiesto dalla legge. E da tanti giudici iniqui e perversi, da tanti voti estorti, che cosa ci si doveva aspettare e temere se non un risultato triste, orribile, esecrato per tutti i secoli? Tuttavia, poiché l’orrore per tanta scelleratezza aveva fatto indietreggiare molti, essendo sorta una grande disputa fra i votanti, si decise di ripetere ancora la votazione, il cui esito, sebbene fosse soltanto espressione dei congiurati, fu dichiarato legittimo.
2.Passiamo qui sotto silenzio altri atti illegittimi, certamente nulli e irriti, che si possono leggere nella dignitosa difesa degli avvocati e qua e là nei pubblici giornali. Tralasciamo anche tutto quello che il Re fu costretto a subire e soffrire prima della pena capitale: la sua lunga detenzione in varie prigioni, dalle quali veniva prelevato talvolta per essere tradotto davanti alle sbarre della Convenzione; l’assassinio del suo confessore; la segregazione dalla sua carissima regale famiglia, e tanti altri generi di tribolazioni per aumentargli la pena e l’ignominia. Davanti ad esse, ognuno che abbia qualche sentimento di umanità non può provare altro che orrore, poiché era ben nota a tutti l’indole soave, benefica, clemente, paziente di Luigi XVI, amante del suo popolo, alieno da rigore e severità, cordiale e indulgente verso tutti.
3.Fu per questo che ci s’indusse a convocare le Assemblee del regno che venivano insistentemente richieste, e che risultarono poi contro la sua regia autorità e infine contro la sua persona.
4.Non possiamo tuttavia passare sotto silenzio tutte le virtù che risultano dal suo testamento scritto di suo pugno, che svela l’intimo del suo animo, e che è stato poi divulgato dovunque a mezzo stampa. Quanta virtù in lui; quanto zelo e amore per la Religione cattolica! Quale testimonianza di vera pietà verso Dio! Quanto dolore, quanto pentimento per aver dovuto apporre la sua firma sotto gli atti contrari alla disciplina e alla vera Fede della Chiesa! Venendo quasi sommerso sotto le onde di tante avversità ogni giorno sempre più pressanti, poteva ripetere le parole del re d’Inghilterra Giacomo I: "che egli veniva calunniato in tutte le assemblee popolari non perché avesse commesso qualche crimine, ma soltanto perché era il Re; il che era ritenuto il peggiore di tutti i crimini". Ma tralasciamo un po’ di parlare di Luigi, per portare dalla storia un esempio che si addice pienamente al Nostro argomento e che è provato dalla testimonianza luminosa di onesti scrittori.
1.Maria Stuarda, regina di Scozia, figlia di Giacomo V re di Scozia, e vedova di Francesco II re di Francia, avendo assunto i titoli e le insegne dei re d’Inghilterra, che gl’Inglesi avevano già attribuito ad Elisabetta, come narrano molti storici, quante avversità dovette affrontare da questa sua rivale e dai facinorosi Calvinisti, che le portarono insidie e violenze! Spesso incarcerata, spesso soggetta agli interrogator" dei giudici, rifiutò di rispondere, dicendo che una regina deve rendere conto della sua vita solo a Dio. Vessata continuamente e in tutti i modi, rispose, dimostrò l’infondatezza dei crimini che le erano stati attribuiti e provò la propria innocenza. Ma non per questo, tuttavia, i giudici si astennero dal compiere l’ingiustizia già premeditata e pronunciarono contro di lei la condanna a morte, come fosse irrefutabilmente rea e quella testa regale fu troncata sul palco.