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Testamenti dei Dodici Patriarchi IntraText CT - Lettura del testo |
IV.
[1] Non badate, dunque, figlioli miei, alla bellezza delle donne, non fate caso alle loro faccende; comportatevi piuttosto in semplicità di cuore e nel timore del Signore. Affaticatevi nel lavoro e nello studio e dietro ai vostri greggi, finché il Signore non vi conceda una compagna come lui vuole, perché non vi capiti ciò che é capitato a me. [2] Fino alla morte di mio padre io non ebbi il coraggio di guardarlo in faccia, o di parlare con uno dei miei fratelli, per la vergogna. [3] Ancora mi tormenta la coscienza del mio peccato.
[4] Mio padre mi consolò e pregò per me il Signore, che la Sua ira si allontanasse da me, come mi aveva mostrato il Signore. Da allora fino a questo giorno ho saputo custodirmi e non ho più peccato.
[5] Per questo, figlioli miei, io vi dico, osservate tutte le raccomandazioni che vi faccio, e non peccherete. [6] Il peccato di impudicizia é la fossa dell'anima, in quanto ci separa da Dio e ci avvicina agli idoli. E' questa che fa smarrire la mente e il pensiero e conduce giovani di morte immatura all'Ade.
[7] Molti infatti porta a rovina l'impudicizia. Sia uno vecchio o nobile, sia ricco o povero, sempre si attira addosso l'onta di fronte agli uomini e a Beliar. [8] Avete sentito, dunque, di Giuseppe, come si seppe guardare da una donna e purificare il pensiero da ogni impudicizia; così trovò grazia davanti a Dio e agli uomini. [9] L'egiziana tentò molte cose contro di lui; chiamò degli stregoni e gli portò dei filtri, ma la sua volontà non accolse il desiderio cattivo.
[10] Per questo il Dio dei nostri padri lo protesse da ogni mala morte nascosta. Se infatti l'impudicizia non domina la vostra mente, nemmeno Beliar può aver dominio su di voi.