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Testamenti dei Dodici Patriarchi IntraText CT - Lettura del testo |
XII.
[1] Dopo di ciò, Thamar, essendo vedova e avendo sentito dire, due anni dopo, che stavo andando a tosare le pecore, adornatasi come una sposa, si mise a sedere nella città di Enan davanti alla porta della città. [2] Era infatti costume degli amorrei che la giovane sposa sedesse in pubblico per prostituirsi, per sette giorni davanti alla porta della città. [3] Io ero ubriaco di vino e non la riconobbi. Mi ingannò la sua bellezza con tutti i suoi ornamenti. [4] Uscii così dalla mia via per avvicinarmi a lei e le dissi:Vengo da te. Mi domandò:Che mi darai?. E io le detti in pegno il mio bastone, la mia cintura e il diadema della mia regalità. Quando andai da lei, concepì.
[5] Non sapendo che cosa avevo fatto, avrei voluto ucciderla. Ma lei, fattimi avere di nascosto i pegni, mi confuse. [6] Fattala venire da me, sentii da lei anche le parole segrete che avevo pronunciato dormendo ubriaco con lei. Non potevo ucciderla, perché la cosa veniva dal Signore. [7] Infatti, mi ero domandato se non avesse agito con inganno facendosi dare i pegni da un'altra. [8] Comunque, non mi avvicinai più a lei per tutta la mia vita, perché avevo commesso questa infamia in mezzo a tutto Israele. [9] Per di più quelli della città mi avevano detto che alla porta della città non c'era prostituta, perché lei era venuta da un altro posto ed era stata seduta alla porta solo per breve tempo. [10] Così credevo che nessuno sapesse che ero stato da lei.
[11] Dopo di ciò, a causa della carestia, andammo in Egitto da Giuseppe. [12] Allora avevo quarantasei anni e ne passai in Egitto settantatr‚.