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Testamenti dei Dodici Patriarchi

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IV.

 

[1] Poiché mio padre mi vedeva taciturno, mi interrogava sui miei sentimenti: io gli dicevo che avevo il fegato gonfio. [2] Soffrivo infatti più di tutti, perché il colpevole ero io della vendita di Giuseppe.

[3] Quando poi andammo in Egitto e mi mise in prigione come spia, riconobbi che soffrivo giustamente e non mi ribellai. [4] Giuseppe era buono ed aveva in sé uno spirito di Dio; era compassionevole e misericordioso, non si ricordò del male che gli avevo fatto, ma mi amò insieme coi miei fratelli.

[5] Guardatevi, dunque, figlioli miei, da ogni gelosia ed invidia e comportatevi in semplicità di cuore, perché Dio conceda anche a voi grazia, onore e benedizione, sulle vostre teste, come avete visto che é capitato a Giuseppe. [6] Giorno dopo giorno, mai ci rinfacciò quel che era successo, ma ci amò come la sua anima e ci onorò più dei suoi figli, donandoci ricchezza, bestiame e prodotti della terra.

[7] Anche voi, figlioli miei, amate ciascuno il suo fratello in bontà di cuore, così lo spirito dell'invidia starà lontano da voi.

[8] Esso rende l'anima crudele, distrugge il corpo

alla volontà offre ira e guerra incita al sangue <....>.

conduce la mente alla ribellione

all'anima produce turbamento

al corpo tremore.

[9] Anche durante il sonno gli appare una qualche gelosia cattiva che lo divora, sconvolge la sua anima con l'aiuto di spiriti malvagi, mette in agitazione il suo corpo, fa svegliare la mente tutta confusa: appare agli uomini come spirito malvagio e venefico.

 

 




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