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IV Libro di Ezra IntraText CT - Lettura del testo |
[26] Io partii, come mi aveva detto, per quel campo chiamato Ardat, mi sedetti là fra i fiori e mangiai le erbe del campo, cibandomene a sazietà. [27] Dopo sette giorni, accadde che io giacessi sull'erba, col cuore turbato come prima, [28] mi si aprì la bocca e cominciai a parlare davanti all'Altissimo, dicendo: [29] "O Signore e padrone, davvero ti sei rivelato ai nostri padri, nel deserto, quando stavano uscendo dall'Egitto, ed erano venuti in un deserto impercorribile e senza frutti, [30] e davvero hai detto: "Tu, Israele, ascoltami, e (voi), discendenza di Giacobbe, [31] udite le mie parole. Ecco infatti, io semino in voi la mia legge ed essa produrrà in voi un frutto, e voi sarete glorificati in essa per sempre''.
[32] Però i nostri padri, pur avendo ricevuto la legge, non la conservarono, e i precetti non li custodirono; ma il frutto della legge era nato tale da non perire, n‚ lo avrebbe potuto, dal momento che era Tuo. [33] Ma coloro che lo ricevettero perirono, non avendo custodito quel che era stato seminato in essi. [34] Ora, è usuale che, quando la terra accoglie il seme o il mare la nave, o un altro recipiente cibi e bevande, se accade che quel che è seminato, o inviato, o raccolto vada distrutto, [35] tuttavia quelli che li hanno ricevuti rimangono. Da noi però non succede lo stesso. [36] Noi che abbiamo accolto la legge siamo periti assieme al nostro animo che l'aveva ricevuta, perché abbiamo peccato; [37] ma la legge non perisce, bensì rimane nella sua gloria".
[38] E mentre così parlavo in cuor mio, guardai con i miei occhi e vidi alla mia destra una donna; ed ecco che piangeva e si lamentava a gran voce, con l'animo profondamente addolorato, le vesti discinte e cenere sulla testa. [39] Allora lasciai le riflessioni che stavo facendo, mi rivolsi a lei [40] e le dissi: "Perché piangi, e perché hai l'animo [tanto] addolorato?".
[41] Mi disse: "Mio signore, lasciami a piangere di me stessa, e a farlo ancora di più, perché ho nell'animo una grande amarezza, e mi sento profondamente umiliata".
[42] Le dissi: "Raccontami che cosa ti è successo".
[43] Mi disse: "Io, la tua serva, ero rimasta sterile, e non avevo partorito, pur avendo avuto un marito, per trenta anni. [44] Pregai l'Altissimo ogni ora, ogni giorno per questi trent'anni, notte e dì, [45] ed accadde che, dopo trent'anni, Dio esaudì la tua serva, vide bene la mia umiliazione, prestò attenzione a quanto ero tribolata, e mi dette un figlio. Ebbi un'immensa gioia per via di lui, io, mio marito e tutti i miei concittadini, e rendemmo grande onore al Forte. [46] Lo tirai su con gran fatica, [47] e accadde che, quando fu cresciuto ed arrivai a prendere per lui una moglie, celebrassi il giorno del convito".