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III Libro di Ezra

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IV.

[1] Cominciò allora a parlare il secondo, quello che aveva indicato la forza del re. [2] "Signori, gli uomini sono la cosa più forte, perché dominano la terra, il mare e tutte le cose che ci sono dentro. [3] Ma il re è più forte, perché domina e signoreggia gli uomini, i quali obbediscono a quanto egli dice loro. [4] Se dice loro di farsi la guerra fra s‚, la fanno; se li manda contro i nemici, si mettono in cammino superando montagne, muraglie e torri. [5] Ammazzano e si fanno ammazzare, ma non trasgrediscono l'ordine del re; se poi vincono, tutto portano al re, quanto hanno predato e ogni altra cosa. [6] Coloro poi che non partecipano n‚ alle spedizioni n‚ alle guerre, ma coltivano la terra, quando hanno seminato e raccolto, ancora portano (tutto) al re. Portano al re i tributi, con costrizione reciproca: [7] eppure egli è uno solo. Ma se dice di uccidere, uccidono; se dice di liberare, liberano; [8] se dice di colpire, colpiscono; se dice di devastare, devastano; se dice di costruire, costruiscono; [9] se dice di distruggere, distruggono; se dice di piantare, piantano. [10] Tutto il suo popolo, tutti i suoi eserciti gli obbediscono. [11] Oltre a questo, quando si sdraia per mangiare, bere, o dormire, essi gli fanno intorno la guardia, e nessuno può allontanarsi per fare le sue cose, n‚ trasgredire i suoi ordini. [12] Signori, non è dunque il re la cosa più forte, se è così ubbidito?". E si tacque. [13] Il terzo, quello che aveva parlato delle donne e della verità - Questo è Zorobabele -, cominciò a parlare così: [14] "Signori, il re è grande, gli uomini sono potenti, e il vino è forte. Ma chi c'è che li domina e li signoreggia (tutti)? Sono le donne. [15] Le donne hanno generato il re e tutto il popolo, che domina il mare e la terra. [16] E' da loro che sono nati; sono esse coloro che hanno allevato coloro che piantano le vigne, dalle quali viene il vino. [17] Son loro che fanno le vesti degli uomini e rappresentano il loro vanto: gli uomini non possono vivere senza le donne. [18] Se essi ammassano oro, argento e ogni cosa preziosa, quando vedono una bella donna [19] mettono da parte tutto ciò e pensano a lei: a bocca aperta la guardano e la preferiscono tutti all'oro, all'argento e a tutte le cose preziose. [20] L'uomo lascia suo padre, che lo ha allevato, e la sua terra per attaccarsi alla sua donna. [21] L'animo dell'uomo è con la donna ed egli non pensa più n‚ al padre, n‚ alla madre, n‚ alla sua terra. [22] Da questo voi dovete capire che le donne vi dominano; non vi affaticate e penate per consegnare e offrire tutto alle donne? [23] L'uomo prende la sua spada e parte per lontane imprese, per predare e rubare, per navigare sui mari e sui fiumi: [24] affronta il leone, avanza nelle tenebre; quando ha rubato, predato, saccheggiato, (tutto) porta all'amata. [25] L'uomo ama di più la sua donna che il padre o la madre. [26] Molti a causa delle donne perdono la testa e si fanno schiavi per amore loro. [27] Molti si rovinano, hanno sventure, trasgrediscono le leggi a causa delle donne. [28] E ancora non mi credete? Il re è tanto grande con la sua potenza, che tutte le regioni si peritano a toccarlo. [29] Eppure l'ho visto insieme ad Apame, la figlia dell'illustre Bartaco, la concubina del re, che sedeva alla sua destra. [30] L'ho vista togliere dal capo del re il diadema per metterselo, schiaffeggiandolo con la mano sinistra, [31] e il re, con tutto ciò, restava a bocca aperta a guardarla: e se gli sorride, ride; se gli fa il broncio, la lusinga, perché torni a essergli amica. [32] Signori, non è chiaro che, se le donne possono comportarsi così, sono le più forti?". [33] A questo punto il re e i grandi del regno si guardarono in faccia l'un l'altro, [34] ma egli cominciò a parlare della verità: "Signori, (abbiamo visto che) le donne sono forti, grande è la terra e alto il cielo, veloce nella sua corsa il sole, che si volge per il giro del cielo fino a ritornare al suo posto nel tempo preciso di un giorno. [35] Non è grande chi compie ciò? Ma la verità è più grande e più forte di ogni cosa. [36] Tutta la terra invoca la verità, il cielo la benedice e le cose tutte si agitano e tremano, perché con Lui non c'è nulla di ingiusto. [37] Ingiusto è il vino, ingiusto è il re, ingiuste le donne, ingiusti tutti i figli degli uomini, ingiuste tutte le loro opere; tutto è così. In essi non c'è verità e per la loro ingiustizia periscono. [38] Ma la verità rimane salda e forte per sempre, essa vive ed esercita la sua potenza per tutti i secoli dei secoli. [39] Presso di essa non c'è favoritismo n‚ corruzione, ma compie ciò che è giusto contrariamente a tutti gli altri esseri che sono ingiusti e cattivi: tutti si compiacciono delle sue opere, e nei suoi giudizi non c'è nulla di ingiusto. [40] Ad essa è la forza, il regno, la potenza e la grandezza per sempre. Benedetto il Dio della verità". [41] Così cessò di parlare. Allora tutta la gente gridò e disse: "Grande è la verità: è essa la cosa più forte di tutte". [42] Allora il re gli disse: "Chiedi ciò che vuoi oltre a quello che sta scritto (nella lettera), e te lo daremo, perché sei stato trovato il più saggio di tutti: tu avrai il posto accanto al mio e avrai il titolo di mio cugino". [43] Allora egli disse al re: "Ricordati del voto che facesti il giorno in cui salisti al trono, di ricostruire Gerusalemme [44] e di restituire tutte le suppellettili prese a Gerusalemme, che già Ciro aveva messo da parte, quando cominciò a distruggere Babilonia, e aveva fatto voto di rimandarle là. [45] Anche tu facesti voto di ricostruire il tempio, che fu bruciato dagli idumei, quando la Giudea fu devastata dai caldei. [46] Ora è questo ciò che ti chiedo, o re, ciò di cui ti imploro; questa è la grandezza degna di te. Ti chiedo di compiere il voto che con la tua bocca facesti al re del cielo". [47] Allora il re Dario si alzò e lo baciò. Scrisse poi per lui lettere a tutti i funzionari, governatori, generali e satrapi, perché scortassero lui e coloro che con lui sarebbero andati a ricostruire Gerusalemme. [48] Altre lettere mandò a tutti i governatori della Celesiria, della Fenicia e del Libano, perché portassero dal Libano legno di cedro a Gerusalemme e perché ricostruissero la città insieme a lui. [49] Scrisse anche a tutti i giudei, che volevano trasferirsi dal regno nella Giudea, (per garantire loro) che sarebbero stati liberi e che perciò nessuna autorità, n‚ satrapo, n‚ governatore, n‚ amministratore sarebbe potuto entrare nelle loro case; [50] che tutta la terra che avrebbero occupato sarebbe appartenuta a loro, libera da ogni tributo; che gli idumei lasciassero liberi i villaggi dei giudei che tenevano occupati; [51] che per la ricostruzione del tempio fossero dati ogni anno venti talenti fino a che non fosse ricostruito; [52] sull'altare dovevano essere offerti tutti i giorni olocausti, in numero di diciassette secondo la loro prescrizione, cosa che rappresentava una spesa di altri dieci talenti per anno; [53] che per tutti coloro che fossero andati a fondare la città dalla Babilonia ci sarebbe stata libertà, per loro e per i loro discendenti. Inoltre ai sacerdoti che si fossero recati a Gerusalemme, [54] ordinò che fosse dato un mantenimento e l'abito liturgico col quale avrebbero officiato. [55] Anche ai leviti prescrisse che fosse dato un mantenimento, finché non fosse stato finito il tempio e Gerusalemme ricostruita. [56] A tutti coloro che dovevano proteggere la città prescrisse che fossero dati appezzamenti di terreno e un soldo. [57] Rimandò tutte le suppellettili, che già Ciro aveva fatto mettere fuori da Babilonia, e tutto ciò che Ciro aveva ordinato di fare, egli stesso confermò che fosse fatto, e (tutto) rimandato a Gerusalemme. [58] Quando il giovane uscì, alzato il volto al cielo in direzione di Gerusalemme, benedisse il re del cielo con queste parole: [59] "Da Te viene la vittoria, da Te viene la saggezza, Tua è la gloria e io non sono che il Tuo servo. [60] Sii benedetto, ché mi hai dato la saggezza. Riconosco tutto ciò, Signore dei padri". [6I] Prese le lettere, andò a Babilonia, e comunicò la cosa a tutti i fratelli, [66] i quali benedissero il Dio dei loro padri, perché aveva concesso loro la libertà e la possibilità [63] di ritornare in patria a ricostruire Gerusalemme e il tempio, dove il Suo nome era invocato. Fecero festa per sette giorni con musica e allegrezza.

 




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