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Apocalisse siriaca di Baruc IntraText CT - Lettura del testo |
[1] E le none acque nere che hai visto, questa è tutta l'empietà che fu ai giorni di Manasse, figlio di Ezechia, [2] perché fu molto empio e uccise i giusti e piegò il giudizio e effuse sangue innocente e con violenza contaminò donne sposate e distrusse altari e soppresse le loro offerte e fece uscire i sacerdoti, perché non prestassero servizio nel santuario. [3] E fece una immagine a cinque facce: quattro di loro guardavano i quattro venti e la quinta (era) sul capo dell'immagine, come contro lo zelo del Potente. [4] E allora uscì l'ira da davanti il Potente, perché Sion fosse sradicata, come anche è accaduto ai vostri giorni. [5] Ma anche sulle due tribù e mezzo fu emanata una sentenza, perché anch'esse fossero fatte prigioniere, come hai visto ora. [6] E fino a così fu grande l'empietà di Manasse, da allontanare dal santuario la gloria dell'Altissimo. [7] Per questo Manasse in questo tempo è stato chiamato empio e da ultimo la sua dimora fu nel fuoco. [8] Infatti, pur essendo stata udita la sua invocazione presso l'Altissimo, da ultimo, quando cadde nel cavallo di bronzo e si liquefece il cavallo di bronzo e accadde allora per lui un segno, [9] di fatto non era vissuto in modo perfetto né di fatto era degno, se non di sapere (fin) da allora da chi da ultimo avrebbe dovuto essere tormentato. [10] Chi può beneficare, infatti, può anche tormentare.