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Giuseppe il falegname IntraText CT - Lettura del testo |
XXIV
[24, 1] Ritornai dunque presso il corpo di mio padre Giuseppe che giaceva come una cesta, mi sedetti, gli abbassai gli occhi, gli chiusi la bocca e rimasi a contemplarlo. Dissi alla vergine: "Dove sono ora, o Maria, tutti i lavori del mestiere da lui esercitato dall'infanzia ad oggi? Sono finiti tutti in un istante. E' come se non fosse mai nato in questo mondo". [2] I suoi figli e le sue figlie udendomi asserire questo a Maria mia madre, mi dissero con molte lacrime: "Guai a noi, o signore, il nostro padre é morto e noi non lo sapevamo". Risposi: "E' morto veramente. Tuttavia la morte di Giuseppe, mio padre, non é una morte, ma una vita per l'eternità. Molto grande é ciò che riceverà il mio carissimo Giuseppe, giacché da quando la sua anima ha lasciato il corpo, é per lui cessato ogni dolore. [3] Se n'é andato nel regno per l'eternità. Dietro di sé ha lasciato il peso del corpo, dietro di sé ha lasciato questo mondo pieno di ogni genere di dolori e di vani affanni. Se n'é andato alla dimora del riposo del mio Padre celeste, quella che non sarà mai distrutta".
[4] Quando io dissi ai miei fratelli: "Vostro padre Giuseppe il vegliardo benedetto, é morto", si alzarono, si strapparono le vesti e piansero a lungo.