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Giuseppe il falegname

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XV

[15, 1] L'età, dunque, di mio padre, quel vecchio giusto, fu complessivamente di centoundici anni, così avendo deliberato il Padre mio celeste. Il giorno poi in cui l'anima abbandonò il suo corpo era il giorno ventisei del mese di abib. L'oro iniziò a perdere il suo magnifico splendore e l'argento a essere sciupato dall'uso: mi riferisco alla sua conoscenza e al suo intelletto.

[2] Cibo e bevanda gli davano fastidio, aveva perso la sua perizia di falegname e non ne aveva più cognizione alcuna. Avvenne che alla prima luce del ventiseiesimo giorno di abib, l'anima del giusto vecchio Giuseppe coricato sul suo letto principiò ad agitarsi. Aprì la sua bocca con sospiri, batté le mani l'una contro l'altra, ed esclamò a voce alta così:




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