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Atti di Tomaso

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II - Secondo atto: Tomaso entra in India e costruisce in cielo un palazzo per il re

[17] Quando Giuda entrò nel regno dell'India con il mercante Habban, questi andò a riverire Gudnafar, re dell'India e gli parlò dell'artigiano che gli aveva condotto. Il re ne fu molto contento e ordinò che Giuda fosse condotto alla sua presenza. Il re gli domandò: "Quale mestiere sai esercitare?". Giuda rispose: "Sono falegname, servo di un falegname e architetto".

Gli domandò ancora: "Che cosa sai fare?". Giuda gli rispose: "Con il legno so fare gioghi, aratri, pungoli, remi per barche, barconi e alberi per navi; con la pietra levigata, pietre tombali, monumenti e palazzi per re". Il re rispose a Giuda: "Ho proprio bisogno di un artigiano così!"; e aggiunse: "Vuoi costruirmi un palazzo?". Giuda gli rispose: "Lo costruirò e lo rifinirò giacché sono venuto per lavorare di muratura e di falegnameria".

[18] Il re lo prese, andò fuori della porta della città, parlando con lui della costruzione del palazzo e di come dovevano essere gettate le fondamenta. Giunto al posto in cui il re desiderava che gli fosse costruito il palazzo, disse a Giuda: "E' qui che desidero costruirmi un palazzo". Giuda gli disse: "Bene, questo è un luogo adatto". Si trattava di un prato e nei pressi c'era una quantità di acqua. Il re gli ingiunse: "Incomincia a costruire qui". Giuda gli rispose: "Ora, proprio in questo tempo, non posso costruire". Il re gli domandò: "In che tempo potrai costruirlo?". Giuda gli rispose: "Lo inizierò nel mese di tishri e lo finirò nel mese di nisan". Il re replicò: "Tutti gli edifici sono costruiti in estate; e tu vuoi costruire in inverno". Giuda gli rispose: "Solo così è possibile costruire il palazzo". Il re concluse: "Bene, fanne un tracciato affinché lo possa vedere, giacché io ritornerò qui dopo una lunga assenza". Giuda prese una canna e cominciò a misurare: dispose le porte verso oriente, per la luce; le finestre verso occidente, per l'aria; le cucine a meridione e i canali d'acqua per il servizio a settentrione. Il re gli disse: "Tu sei veramente un buon artigiano, degno di servire un re". Gli lasciò una grande somma di denaro e se ne andò.

[19] Di tempo in tempo gli mandava argento e oro, ma Giuda se ne andava per villaggi e città sovvenendo ai poveri, sollevando gli afflitti, dicendo: "Ciò che è del re sarà dato al re, e molti avranno riposo".

Dopo molto tempo, il re mandò a Giuda dei messaggeri, con questo messaggio: "Mandami a dire quello che hai fatto e fammi sapere che cosa ti devo inviare". Giuda gli rispose: "Il palazzo è costruito, manca, però, il soffitto". Il re allora gli inviò argento e oro, mandandogli a dire: "Metti il soffitto al palazzo!".

L'apostolo glorificava nostro Signore dicendo: "Il Signore vostro vi dia riposo! Solo a lui appartiene la gloria! Egli è, infatti, il nutritore degli orfani, il sostenitore delle vedove, l'aiuto di tutti gli afflitti".

[20] Giudizio sul palazzo. Allorché il re giunse in città interrogava ognuno dei suoi amici a proposito del palazzo costruitogli da Giuda, ma essi rispondevano: "Non ha costruito alcun palazzo, né ha compiuto alcun'altra cosa, bensì è andato in giro per città e villaggi sovvenendo ai poveri e ammaestrandoli sul nuovo Dio, curando anche gli infermi, scacciando i demoni e facendo molte altre cose: pensiamo che si tratti di un mago. Tuttavia la sua misericordia e le guarigioni che compie senza chiedere ricompensa, il suo ascetismo e la sua modestia ci inducono a pensare che sia piuttosto o un saggio o un apostolo del vero Dio. Egli, infatti, digiuna molto e prega molto, mangia pane e sale, beve acqua, porta un solo vestito, per se stesso non prende nulla da alcuno e dà agli altri tutto quello che ha". Udito ciò, il re si colpì il volto con le sue mani e scosse a lungo la testa

[21] Mandò poi a chiamare Giuda e il commerciante che glielo aveva portato, e domandò: "Mi hai costruito il palazzo?". Giuda rispose: "Sì, il palazzo te l'ho costruito!". Il re gli domandò: "Quando possiamo andare a vederlo?". Giuda rispose: "Tu non lo puoi vedere ora, ma solo quando sarai partito da questo mondo". Allora, l'ira del re lo rese furioso e ordinò che sia Tomaso sia il commerciante che glielo aveva portato fossero legati e condotti in prigione fino a quando avrebbe potuto interrogarlo per sapere a chi erano stati dati i suoi denari e metterlo poi a morte.

Ma Giuda se ne andò contento e disse al commerciante: "Non temere! Credi soltanto e sarai liberato da questo mondo e riceverai la vita perenne nel mondo che ha da venire".

Dopo aver riflettuto sul genere di morte da infliggere a Giuda e al commerciante, prese la risoluzione che fosse bruciato dopo essere stato prima scorticato con il commerciante suo compagno.

In quella stessa notte, il fratello del re, di nome Gad, a causa dell'angoscia e dell'inganno ai quali il re era stato sottoposto, mandò a chiamare il re e gli disse: "Fratello mio, ti affido la mia casa e i miei figli perché io sono afflitto e sto morendo a causa dell'inganno al quale sei stato sottoposto. Se tu non punisci quel mago, non darai pace all'anima mia nello sheol!". Il re gli rispose: "Ho meditato tutta la notte come ucciderlo e ho deciso di bruciarlo nel fuoco dopo averlo prima fatto scorticare". Allora il fratello del re disse: "Se c'è ancora qualcosa di peggiore di questo, fallo! Io intanto ti affido la mia casa e i miei figli".

[22] Mentre diceva queste cose, la sua anima lo abbandonò; il re rimase rattristato per il fratello, che amava molto, e ordinò che fosse sepolto in una splendida tomba. Ma allorché l'anima di Gad, fratello del re, lo abbandonò, fu presa dagli angeli e portata in cielo, le mostrarono successivamente i vari posti, domandandogli in quale di essi desiderava essere. Giunti al palazzo edificato da Giuda per il re, suo fratello, appena lo vide, disse agli angeli: "Miei signori, vi chiedo di abitare in una delle camere inferiori di questo palazzo". Gli angeli gli risposero: "Non ti è permesso abitare in questo palazzo!". Egli domandò loro: "Perché?". Gli risposero: "Questo palazzo è quello costruito dal cristiano per tuo fratello". Disse loro: "Lasciatemi vi prego, signori, affinché possa andare da mio fratello a comprare da lui questo palazzo. Non avendolo visto, egli me lo venderà".

[23] Allora gli angeli lasciarono andare l'anima di Gad; mentre veniva vestito, l'anima rientrò in lui ed egli disse ai presenti: "Chiamatemi mio fratello perché ho da fargli una domanda". Fu portata al re la notizia: "Tuo fratello è ritornato in vita!". Il re s'alzò dal suo posto e andò, con molta gente, nella casa di suo fratello, e quando fu a fianco al letto del fratello era così attonito che non gli riusciva di articolare parola. Il fratello gli disse: "So, fratello, che se qualcuno ti avesse chiesto la metà del tuo regno, tu me l'avresti data. Ora ti chiedo di volermi vendere ciò a cui tu hai faticato". Il re gli domandò: "Dimmi che cosa ti debbo vendere". Gli rispose: "Assicurami con giuramento!". Dopo che il re l'assicurò con giuramento che gli avrebbe dato qualsiasi cosa avesse chiesto, egli disse: "Vendimi il palazzo che tu hai in cielo". Il re domandò: "E chi mi ha dato un palazzo in cielo?". Il fratello gli rispose: "E' quello che il cristiano ha costruito per te".

[24] Il re gli rispose: "Questo non te lo posso vendere! Bensì io prego e supplico Dio di potervi entrare, di riceverlo e di essere reputato degno di dimorare tra i suoi abitanti. Quanto a te, se veramente desideri comprarti un palazzo, questo architetto te ne può costruire un altro migliore del mio".

Mandò a chiamare Giuda, e il commerciante che era stato imprigionato con lui, e gli disse: "Come un uomo che supplica un ministro di Dio, io ti supplico di pregare per me e supplicare in mio favore il Dio che tu veneri affinché mi perdoni quanto ti ho fatto, mi renda degno di entrare nel palazzo che tu hai costruito per me e io possa diventare un fedele del Dio che tu predichi".

Si presentò pure suo fratello, si prostrò ai piedi dell'apostolo e gli disse: "Anch'io ti supplico di intercedere per me davanti al tuo Dio affinché io divenga degno di essere annoverato tra i suoi fedeli e di ricevere ciò che egli mi ha mostrato per opera degli angeli".

[25] Il re e suo fratello. Giuda disse: "Ti lodo, Signore nostro Gesù Cristo unico Dio della verità all'infuori del quale non ve n'è altro! Tu conosci tutto ciò che l'uomo ignora, tu la cui misericordia sovrasta l'uomo da te voluto e creato (che non dimentichi, sebbene ti abbia dimenticato), accogli il re e suo fratello, uniscili al tuo gregge, ungili, purificali dalle impurità, custodiscili dai lupi, falli pascolare sui tuoi prati e falli bere alla tua fonte la cui acqua non è mai torbida e il cui flusso non viene mai meno. Ecco che essi ti supplicano e scongiurano, con il desiderio di diventare tuoi servi, di essere perseguitati dal tuo nemico e di essere odiati per amor tuo. Concedi che, in te, essi siano coraggiosi, siano rafforzati con i tuoi gloriosi misteri e partecipino ai doni dei tuoi doni".

[26] Essi manifestando la loro gioia con inni sacri, aderirono all'apostolo e non si staccavano da lui; ogni bisognoso era aiutato e sollevato, e chiesero di poter ricevere il segno, dicendogli: "Le nostre anime sono rivolte a Dio per ricevere il sigillo, giacché abbiamo udito che tutte le pecore del Dio che tu predichi gli sono note per mezzo del sigillo". Giuda rispose: "Anch'io mi rallegro e vi chiedo di prendere parte all'Eucaristia e alla benedizione del Cristo che io predico".

Il re ordinò che per sette giorni il bagno restasse chiuso e che nessuno vi andasse a prendere il bagno. Terminati i sette giorni, nell'ottavo giorno i tre entrarono di notte nel bagno affinché Giuda li potesse battezzare. Nel bagno erano state accese molte lampade.

[27] Quando entrarono nella sala del bagno, Giuda si presentò davanti a loro e il Signore apparve, e disse: "La pace sia con voi, fratelli!". Essi udirono soltanto la voce, ma non videro alcuna figura giacché non erano ancora stati battezzati.

Giuda si recò sul margine della vasca e versò dell'olio sulla loro testa, dicendo:

"Vieni, santo nome di Cristo,

Vieni, potenza della grazia che dimori in alto.

Vieni, grazia perfetta; vieni, dono sublime.

Vieni, comunicatrice di benedizione.

Vieni, rivelatrice dei misteri nascosti.

Vieni, madre delle sette case, il cui riposo è nell'ottava casa.

Vieni, messaggera di riconciliazione e mettiti in comunione con le menti di questi giovani.

Vieni, Spirito di santità, e purifica loro i reni e il cuore".

E li battezzò nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo di santità.

Quando salirono dall'acqua apparve loro un giovane che reggeva una candela accesa, al cui fulgore impallidì la luce delle lampade, e divenne invisibile a loro non appena usciti. L'apostolo disse: "Non potevamo sopportarne il fulgore essendo troppo forte per i nostri occhi".

Al crepuscolo, nel fare del giorno, egli spezzò l'Eucaristia e li rese partecipi della mensa di Cristo, con loro gioia e letizia.

Allorché si aggiunsero loro molti altri venuti a cercare il rifugio di Cristo, Giuda non desistette dalla predicazione e diceva loro:

[28] "Uomini, donne, bambini, giovani e fanciulle astenetevi dalla fornicazione, dall'avarizia e dal servizio dei demoni, poiché sotto questi tre capi si riassume ogni iniquità. La fornicazione acceca l'intelletto, e ottenebra gli occhi dell'anima, confonde i passi del corpo, cambia la sua complessione e lo debilita. L'avarizia agita l'anima in mezzo al corpo, sicché prende quanto non le appartiene e teme la vergogna allorché restituisce le cose ai loro proprietari. Il servizio del ventre pone l'anima nell'affanno e nella tristezza per il timore di cadere nell'indigenza, avida di cose che sono lungi da lei. Ma se ne sarete liberati, diverrete senza affanno e senza dolore e vi si applicherà il detto: "Non preoccupatevi per il domani, giacché il domani avrà la sua preoccupazione". Ricordate l'altra espressione scritta per voi: "Guardate i corvi e osservate gli uccelli del cielo che non seminano, non mietono e non raccolgono in granai, e tuttavia Dio li ciba; tanto più egli avrà cura di voi, di voi che avete poca fede".

Aspettate l'arrivo di Gesù, sperate in lui, credete nel suo nome, poiché egli è il giudice dei vivi e dei morti, e al suo arrivo ricompenserà ognuno secondo le sue opere. Nessuno avrà la scusa per poter dire: "Io non lo sapevo". I suoi messaggeri, in tutte e quattro le parti del mondo, annunziano: Pentitevi, credete alla nuova predicazione e accogliete il soave giogo e il peso leggero per vivere e non morire. Acquistate queste cose per non perire. Uscite dalle tenebre e vi accoglierà la luce, venite verso il bene e accogliete la grazia per voi, e imprimete la croce nelle vostre anime".

[29] Dopo che l'apostolo ebbe proferito queste parole, alcuni di essi gli dissero: "Per il creditore è tempo d'essere pagato". Egli rispose loro: "Il creditore cerca sempre d'avere di più, ma diamogli quanto gli è dovuto". Recitò una benedizione sul pane e sulle olive, e li distribuì a loro; ne mangiò anch'egli, perché albeggiava la domenica.

Nella notte, mentre l'apostolo era addormentato, venne nostro Signore, si pose alla sua testa e gli disse: "Tomaso, alzati e, dopo la liturgia, parti e va lungo la strada orientale per circa tre chilometri, e io ti mostrerò la mia gloria. A motivo, infatti di quanto tu ti accingi a fare, molti verranno al mio rifugio e vivranno, e tu riproverai il potere e la natura del nemico".

Svegliatosi dal sonno, disse ai fratelli che gli erano vicini: "Miei figli, il Signore oggi compirà quello che vuole. Preghiamolo e supplichiamolo affinché da parte nostra non gli si frapponga alcun impedimento, bensì, come sempre quando egli vuole mostrare la sua potenza, così anche ora sia fatta la sua volontà". Dopo aver parlato così, pose la sua mano su di loro spezzò l'Eucaristia e ne diede a tutti, dicendo: "Che questa Eucaristia sia per voi grazia e misericordia, non giudizio e vendetta". Essi risposero: "Amen!".

Qui termina il secondo atto.

 

 

 




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