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| Pius PP. IX Singulari quadam IntraText CT - Lettura del testo |
1. Pieni di straordinaria gioia, Noi esultiamo nel Signore, Venerabili Fratelli, nel vedere quest’oggi assistere con tale frequenza al Nostro fianco Voi che, a buon diritto, possiamo chiamare Nostro gaudio e Nostra corona. Voi fate parte di coloro con i quali Noi abbiamo comuni le fatiche e le sollecitudini del pascere l’universale gregge del Signore affidato alla Nostra pochezza, del difendere i diritti della religione cattolica e dell’aggiungerle nuovi seguaci che con fede sincera prestino culto ed omaggio al Dio di giustizia e di verità. Pertanto, ciò che Cristo Nostro Signore disse già al Principe degli Apostoli: "Tu, infine, rafforza con cura i tuoi fratelli", Noi, che per divina bontà siamo stati, benché immeritevoli, chiamati a succedergli, crediamo di dover compiere in questa occasione con Voi, Venerabili Fratelli: a Voi rivolgiamo la Nostra parola non già per ammonirvi dei Vostri doveri, o per eccitarvi languenti, mentre ben sappiamo quale zelo v’infiammi di propagare la gloria del divino Nome, ma affinché, riconfortati ed animati come dalla voce stessa del beatissimo Pietro, il quale vive e vivrà nei suoi Successori, riprendiate quasi nuova lena a cercare la salute delle pecorelle affidatevi, a sostenere con coraggio e fortezza, nei tempi così aspri che corrono, la causa della Chiesa.
2. E non Ci fu già necessità di deliberare qual patrono dovessimo specialmente interporre presso il celeste Padre dei lumi, per potere col suo aiuto parlare a Voi proficuamente; poiché, essendovi Voi radunati intorno a Noi al fine di unire concordemente gli studi e le cure Nostre per ampliare la gloria dell’augusta Madre di Dio Maria, alla stessa Vergine Santissima, che dalla Chiesa è salutata Sede della Sapienza, Ci siamo rivolti supplicandola con reiterate preci d’impetrarci un raggio di celestiale sapienza, affinché, illuminati da esso, possiamo dirvi cose che riescano di sommo vantaggio per la salvezza e la prosperità della Chiesa di Dio. Orbene, osservando Noi da questa rocca, per dir così della religione, i mostri d’errore che in questi tempi difficilissimi vanno menando strage nel mondo cattolico, nulla Ci è parso più opportuno che indicarli a Voi, Venerabili Fratelli, i quali siete le guardie e le vedette preposte alla casa d’Israele, affinché adoperiate le vostre forze nel debellarli.
3. Ed è cosa ben dolorosa che si trovi anche ora un’empia genìa di miscredenti, i quali vorrebbero sterminato, se fosse possibile, ogni culto di religione, e tra costoro in primo luogo debbono citarsi i membri delle società segrete, che, stretti insieme da nefandi patti, adoperano ogni arte per turbare e rovesciare con la violazione di ogni diritto la Religione e lo Stato; ad essi ben si addicono quelle parole del divin Redentore: "Voi siete figli del diavolo; volete compiere le imprese di vostro padre". Però, esclusi costoro, non si può negare che la maggior parte degli uomini dell’età nostra abbiano in orrore l’empietà degli increduli, e mostrino una propensione in favore della religione e della fede. Poiché sia per l’atrocità dei delitti, commessi soprattutto nel secolo passato, che sono da attribuire agli increduli e che l’animo rifugge di ricordare, sia per il timore di sedizioni e tumulti da cui le nazioni ed i regni sono in modo deplorabile straziati ed afflitti, o sia infine per opera del divino Spirito che spira dove gli piace, il fatto manifesto è che è scemato il numero di quegli uomini perduti che menano vanto della loro incredulità, ed al contrario sentiamo raccomandarsi talvolta l’onestà della vita e dei costumi, e sappiamo inoltre essersi destato negli animi degli uomini un grande senso d’ammirazione per la religione cattolica, la quale per altro, come la luce del sole, splende negli occhi di tutti.