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Atti di Andrea

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IV

[4, 1] Egea rispose: "Mi meraviglio che tu, uomo prudente, voglia seguire quest'uomo che ad ogni modo, o spontaneamente o contro voglia, riconosci che è stato crocifisso". Andrea rispose: "Questo, ricordi che già l'ho detto, è il grande mistero della croce. Se tu mi vorrai ascoltare, te lo spiegherò".

Egea rispose: "Non si può chiamare mistero, ma supplizio".

Andrea rispose: "Esso è appunto il mistero dell'umana redenzione. Se ascolterai con pazienza, vedrai che è così".

[2] Egea rispose: "Io ti ascolterò con pazienza, ma se tu non ottempererai a quanto ti dirò farò ricadere su di te questo stesso mistero della croce". Andrea rispose: "Se paventassi il patibolo della croce, non predicherei la gloria della croce".

Egea disse: "Insano è il tuo discorrere sulla gloria del supplizio. E soltanto l'insolenza che non ti fa temere la pena di morte".

[3] Andrea rispose: "Non è l'insolenza, ma la fede che non mi fa temere la pena di morte. Preziosa è, infatti, la morte dei giusti, mentre la morte dei peccatori è pessima. Per questo voglio che tu ascolti il mistero della croce: quando lo conoscerai, forse ci crederai e credendo otterrai pure la redenzione della tua anima". Egea disse: "Si redime ciò che si riconosce perduto. Ed è forse perduta la mia anima perché tu asserisca ch'io ottengo la sua redenzione per una non so quale fede?".




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