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Atti di Andrea IntraText CT - Lettura del testo |
VII
[7, 1] Andrea in carcere. Allora Egea ordinò che fosse messo in prigione. E quando fu rinchiuso andò da lui una folla che proveniva da quasi tutta la provincia con l'intenzione di uccidere Egea e spezzare le porte del carcere per liberare l'apostolo Andrea.
Ma sant'Andrea li ammonì con queste parole: "Non mutate in una sedizione diabolica la quiete di nostro Signore Gesù Cristo. Nel tradimento, infatti, dimostrò una grande pazienza, non si ribellò, non gridò, nessuno l'udì gridare nelle piazze.
Mantenete dunque il silenzio, la quiete e la pace; non solo non impedite il mio martirio, ma come atleti del Signore preparatevi voi stessi a vincere le minacce con animo coraggioso, e a superare le battiture con la resistenza del corpo.
[2] Se, infatti, si deve aver paura del terrore, è proprio da temere quello che è senza fine. Il timore umano è come il fumo: appena sorto, subito sparisce. Se si ha da avere paura dei dolori, si devono temere quelli che, iniziati, non finiscono più: i dolori di quaggiù sono leggeri e quindi sopportabili; quando sono gravi liberano l'anima più presto. Ma quei dolori invece sono eterni; ivi quotidianamente ci sono pianti, ululati, tristezza e tormenti senza fine: il proconsole Egea non teme di andarci! Ma voi preparatevi a conseguire i gaudi eterni per mezzo delle tribolazioni temporali: là gioirete sempre, avrete continua prosperità e regnerete sempre in Cristo".