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Atti di Andrea

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VIII

[8, 1] La condanna. Il santo apostolo Andrea ammaestrò il popolo per tutta la notte con queste e altre simili parole.

Al mattino, nella prima luce del giorno, Egea mandò a prendere sant'Andrea, lo fece condurre presso di lui, e, sedutosi in tribunale, disse: "Ritengo che la riflessione notturna abbia distolto il tuo animo dalla stoltezza, ti abbia fatto cessare dalla lode del tuo Cristo, sicché, insieme a noi, tu possa non perdere le gioie della vita. È stolto, infatti, volere andare a oltranza incontro alla morte in croce e offrire te stesso al fuoco e a orribili fiamme".

[2] Andrea rispose: "Potrò godere con te se, credendo in Cristo, rinunzi al culto degli idoli. Cristo, infatti, mi ha mandato in questa provincia nella quale gli ho acquistato non poco popolo". Egea disse: "Per questo appunto ti spingo a sacrificare, affinché questo popolo che è stato da te ingannato abbandoni l'inanità della tua dottrina e offra gradite offerte agli dèi. In Acaia non c'è rimasta, infatti, più alcuna città nella quale i templi degli dèi non siano abbandonati e deserti. Per mezzo tuo dunque sia nuovamente restaurato il culto degli dèi, affinché si possano placare gli dèi adirati contro di te e tu possa rimanere nella nostra amicizia. Altrimenti, in difesa degli dèi, sarai sottoposto a diversi tormenti e, dopo di essi, morirai sul patibolo della croce da te lodata".

[3] Andrea rispose: "Ascolta, figlio della morte e paglia destinata ai fuochi eterni! Ascolta me che sono servo del Signore e apostolo di Gesù Cristo. Finora mi sono comportato con dolcezza verso la tua critica della fede, ritenendo che, capace di ragionare, saresti diventato un difensore della verità, avresti disprezzato gli idoli e adorato il Dio che si trova nei cieli, ma siccome seguiti nella tua sfrontatezza e pensi ch'io possa temere le tue minacce, escogita pure tutti quei supplizi che vuoi. Sarò, infatti, tanto più gradito al mio re quanto più, per il suo nome, sarò stato confessore perseverante nei tormenti".




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