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Atti di Andrea IntraText CT - Lettura del testo |
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[10, 1] Queste cose le ho dette a te e ad ognuno che ascolta, se vuole ascoltare.
Ma tu, Stratocle - disse rivolto a lui - perché sei così depresso con molte lacrime, e sospiri così forte? Perché sei così scoraggiato? Perché sei così addolorato e triste? Tu conosci le cose dette e sai perché ti prego di essere disposto come un mio figlio. Comprendi a chi erano rivolte le mie parole?
[2] Ognuna di esse è penetrata fermamente nel tuo intelletto? Ti ha toccato nella tua parte intellettuale? Ho in te uno che mi ascolta? Trovo in te me stesso? C'è in te uno che parla nel quale io riconosco me stesso? Ama egli colui che parla in me e desidera avere comunione con lui? Vuole egli essere unito a lui? Ha egli premura di essere suo amico?
[3] Trova egli in lui un po' di riposo? Ha egli un luogo ove posare il capo? C'è quivi qualcosa che gli sia contrario? C'è qualcosa che sia indignato con lui, che gli resista, che lo odi, che fugga da lui, che sia selvaggio, che si ritiri, che torni indietro, che se ne vada, che sia oppresso, che combatta, che parli con altri, che si lasci adulare dagli altri, che concordi con altri?
[4] Vi è forse qualcosa che lo molesti? C'è forse qualcuno che mi è estraneo? Un avversario, uno che infranga la pace, un nemico, un ingannatore, uno stregone, uno storto, un corrotto, uno scaltro, un misantropo, un nemico della parola, uno simile ai tiranni, un millantatore, un superbo, un pazzo, un affine del serpente, un'arma del diavolo, un amico del fuoco, uno che appartiene alle tenebre?
C'è in te, Stratocle, qualcuno che non possa sopportare le mie parole? Chi è costui? Rispondi: parlo, forse, inutilmente? Ho parlato, forse, inutilmente? L'uomo che è in te, Stratocle, e che ora piange nuovamente, dice di no".