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Atti di Andrea

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XXXIV

[34, 1] Mentre per opera del beato apostolo accadevano queste cose a Patrasso, venne dall'Italia Stratocleo, fratello del proconsole. Ed ecco uno dei servi che gli era molto caro, di nome Algmana, colpito da uno stimolo demoniaco, giaceva nell'atrio con la bava alla bocca: e ne derivò un grande tumulto.

Quando a Stratocleo furono riferite queste cose, fu colpito da un forte dolore e disse: "Fossi stato ingoiato dal mare, piuttosto che assistere a queste cose a proposito del servo!". Alla vista del suo dolore Massimilla e Efidama gli dicono: "Non rattristarti, fratello! Presto il servo sarà guarito. C'è qui, infatti, un uomo di Dio che, insegnando la via della salvezza, allontana molti dalla malattia restituendoli alla sanità completa. Mandiamolo a chiamare e il giovane guarirà subito".

[2] Quando finalmente raggiunsero l'apostolo, lo pregarono per il servo; ed egli presagli la mano disse: "Alzati, giovane, in nome di Gesù Cristo, mio Dio, ch'io predico". E subito s'alzò sano e salvo. Stratocleo allora credette nel Signore e, corroborato nella fede, non si allontanava dall'apostolo, ma gli era sempre vicino e ascoltava la parola della salvezza.




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