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Atti di Andrea

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XXXV

[35, 1] Costanza di Massimilla e condanna di Andrea. Massimilla venendo quotidianamente al pretorio chiamava l'apostolo e ascoltava da lui la parola di Dio, giacché il proconsole si era allontanato da Patrasso ed era andato in Macedonia. Era, infatti, grandemente indignato contro l'apostolo per il fatto che sua moglie Massimilla, dopo che aveva accolto la parola, più non si univa a lui.

[2] Ritornato poi mentre tutti se ne stavano seduti nel pretorio ad ascoltare la parola di Dio, furono sconcertati temendo che compisse qualche atto di prepotenza. Allora il santo apostolo pregò, dicendo: "Non permettere, Signore, che il proconsole entri in questo luogo fino a tanto che tutti se ne siano usciti". All'istante il proconsole sentì il bisogno di purgarsi il ventre; e mentre, andato alla ritirata, stava ritardando, il santo apostolo impose le mani su ognuno, li segnò e permise loro di andarsene; per ultimo segnò se stesso e se ne andò.

Non appena trovava il tempo, Massimilla andava dal santo apostolo e, ascoltata la parola di Dio, se ne ritornava a casa sua.




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