Indice | Parole: Alfabetica - Frequenza - Rovesciate - Lunghezza - Statistiche | Aiuto | Biblioteca IntraText |
Apocalisse di Paolo IntraText CT - Lettura del testo |
[19] L'angelo mi interrogò dicendo: "Hai compreso tutte queste cose?". Risposi: "Sì, signore!". Soggiunse: "Seguimi ancora, e ti porterò a vedere i luoghi dei giusti. Seguii l'angelo, che mi innalzò fino al terzo cielo e mi pose presso l'uscio di una porta. Guardai attentamente e vidi che la porta era d'oro; davanti a essa c'erano due colonne d'oro e due tavole d'oro piene di lettere, sulle due colonne.
L'angelo si rivolse di nuovo a me e mi disse: "Beato te, se entrerai da queste porte! Per esse, infatti, possono entrare soltanto coloro che hanno conservato verso tutti la bontà e l'innocenza corporea".
Domandai all'angelo: "Signore, per qual motivo ci sono queste lettere sulle tavole?". L'angelo mi rispose: "Questi sono i nomi dei giusti che servono Dio di tutto cuore e abitano sulla terra". Domandai ancora: "Signore, i loro nomi sono già scritti quando essi sono ancora sulla terra?". Egli mi rispose: "Non sono scritti soltanto i loro nomi, ma anche il volto e la somiglianza di coloro che servono Dio si trovano in cielo ed essi sono noti agli angeli: questi, infatti, sanno chi sono coloro che servono Dio di tutto cuore, prima ancora che abbandonino il mondo".
[20] Allorché oltrepassai la porta del paradiso, mi venne incontro un uomo anziano il cui volto splendeva come il sole. Mi abbracciò e disse: "Salve, Paolo, a Dio dilettissimo!". Mi baciò con il volto sereno, ma poi prese a piangere. Gli domandai: "Fratello, perché piangi?". Tra sospiri e pianti, mi rispose: "Siamo offesi molto dagli uomini e rattristati! Molti sono i beni preparati dal Signore e grande è la sua promessa, ma molti non li ricevono". Domandai all'angelo: "Signore, chi è costui?". Mi rispose: "Questi è Enoc, lo scriba della giustizia".
Penetrai in quel luogo, ed ecco venirmi subito incontro Elia salutandomi, allegro e gioioso. Dopo avermi visto, si voltò e, piangendo, mi disse: "Paolo, possa tu ricevere la ricompensa dei travagli sopportati nell'uman genere! Per quanto mi riguarda, ho visto i grandi e molteplici beni che Dio preparò per tutti i giusti - grandi sono le promesse di Dio! -, ma la maggior parte non li ricevono. E a stento e con molta fatica che uno o l'altro entra in questi luoghi".
[21] L'angelo prese a dirmi: "Tutto ciò che ti farò qui vedere e tutto ciò che udrai non manifestarlo ad alcuno sulla terra. Poi mi guidò là ove mi mostrò e udii parole che all'uomo non è lecito proferire". Indi proseguì: "Seguimi ancora, e ti mostrerò quanto devi apertamente narrare e riferire".
Mi portò giù dal terzo cielo nel secondo cielo, e poi nel firmamento e dal firmamento alle porte del cielo: qui, sul fiume che irriga tutta la terra, vi era l'inizio delle sue fondamenta.
Interrogai l'angelo, dicendogli: "Che cos'è questo fiume d'acqua, signore?". Mi rispose: "Questo è l'oceano".
Improvvisamente uscii dal cielo e compresi che è la luce del cielo quella che illumina tutta la terra. Là però la terra è sette volte più splendente dell'argento. Domandai: "Che luogo è questo, signore?". Mi rispose: "Questa è la terra promessa. Non hai ancora udito ciò che sta scritto: "Beati i mansueti poiché erediteranno la terra?". Dunque, le anime dei giusti dopo che sono uscite dal corpo vengono, nel frattempo, mandate in questo luogo".
Domandai all'angelo: "Perciò questa terra apparirà prima del tempo?". L'angelo mi rispose, dicendo: "Quando verrà per regnare il Cristo che tu predichi, allora, per ordine di Dio, la prima terra si dissolverà e apparirà questa terra promessa, e sarà come una rugiada o una nube; poi si manifesterà il Signore Gesù Cristo, re eterno: verrà ad abitare in essa con tutti i suoi santi, regnerà su di essi per mille anni, mangeranno dei prodotti che ora ti mostrerò".
[22] Con lo sguardo abbracciai quella terra e vidi un fiume di latte e miele. Sulle sponde del fiume vi erano alberi pieni di frutti: ogni albero portava dodici frutti all'anno, e questi erano vari e diversi. Vidi la natura di quel luogo e tutta l'opera di Dio; vidi là palme di venti cubiti e altre di dieci cubiti; quella terra era sette volte più splendente dell'argento. Gli alberi erano carichi di frutta dalle radici fino ai rami più alti. Dalla radice di ogni albero fino alla cima c'erano diecimila rami con decine di migliaia di grappoli, ogni ramo aveva diecimila grappoli, e c'erano diecimila datteri per ogni grappolo. Così era pure per le viti. Ogni vite aveva diecimila rami, ogni ramo diecimila grappoli d'uva, e ogni grappolo diecimila acini. Vi erano anche altri alberi, miriadi e miriadi, e i loro frutti avevano le stesse proporzioni. Domandai all'angelo: "Perché ogni albero porta migliaia di frutti?". L'angelo mi rispose dicendo: "Perché il Signore Dio offre doni sovrabbondanti a coloro che ne sono degni. Essi, infatti, di loro spontanea volontà, mentre si trovavano nel mondo, afflissero se stessi facendo ogni cosa per il suo santo nome".
Domandai ancora all'angelo: "Queste sole, signore, sono le promesse fatte dal santissimo Signore Dio?". Egli mi rispose: "No! Ve ne sono altre sette volte più grandi. Io ti assicuro che quando i giusti usciranno dal corpo vedranno le promesse e i beni che Dio preparò loro. E anzi sospireranno e piangeranno dicendo: "Perché la nostra bocca proferì anche una sola parola irritando il prossimo anche per un sol giorno?"".
Io l'interrogai ancora dicendo: "Solo queste sono le promesse di Dio?". L'angelo mi rispose: "Ciò che tu vedi è per gli sposati e per coloro che mantengono la castità del matrimonio, conservandosi continenti. Ai vergini, agli affamati e assetati di giustizia e a quanti che si affliggono per il nome del Signore, Dio darà cose sette volte più grandi di queste, ed ora te le mostrerò".
Dopo mi portò via da quel luogo ove avevo visto queste cose, ed ecco un fiume dalle acque più candide del latte; domandai allora all'angelo: "Che è questo?". Mi rispose: "Questo è il lago Acherusia ove è la città di Cristo, ma non a ogni uomo è permesso entrare in quella città. Questa è la strada che conduce a Dio: se uno da fornicatore ed empio si converte, fa penitenza e porta frutti degni della penitenza, appena esce dal corpo viene condotto ad adorare Dio, poi per ordine del Signore è affidato all'angelo Michele che lo battezza nel lago Acherusia. E così l'introduce nella città di Cristo, presso coloro che non commisero peccati". Io restai meravigliato e benedissi il Signore Dio per tutto ciò che avevo visto.
[23] L'angelo riprese il discorso, dicendomi: "Seguimi! Ti introdurrò nella città di Cristo". Ritto presso il lago Acherusia, mi pose su di una nave d'oro, mentre circa tremila angeli cantavano un inno fino a quando non giunsi fino alla città di Cristo.
Gli abitanti della città di Cristo si rallegrarono molto del mio arrivo presso di loro. Entrato, vidi la città di Cristo: era tutta d'oro, circondata da dodici mura; dentro aveva dodici torri; tra un muro e l'altro, tutt'intorno, c'era la distanza di uno stadio. Domandai all'angelo: "Quanto è lungo, signore, uno stadio?". L'angelo mi rispose dicendo: "Tanto quanto è la distanza tra il Signore Dio e gli uomini che si trovano in terra, poiché la grande città di Cristo è unica". Lungo il perimetro della città v'erano dodici porte di grande bellezza e tutt'intorno a esso quattro fiumi: un fiume di miele, un fiume di latte, un fiume di vino e un fiume di olio.
Domandai all'angelo: "Che fiumi sono questi che circondano la città?". Mi rispose: "Questi sono i quattro fiumi che scorrono abbondanti per quanti sono in questa terra promessa; i loro nomi sono: il fiume di miele, Fison; il fiume di latte, Eufrate; il fiume di olio, Ghion; il fiume di vino, Tigri. A coloro, dunque, che quand'eran nel mondo non si valsero del loro potere su queste cose, ma se ne astennero e si afflissero per il Signore Dio, quando entrano in questa città, il Signore darà queste cose senza misura e al di là di ogni modo".
[24] Mentre entravo per la porta, davanti agli usci della città vidi alberi grandi e alti che non avevano frutti, ma foglie. Sparsi tra gli alberi, vidi pochi uomini, che piangevano allorché vedevano qualcuno entrare in città: quegli alberi facevano penitenza per essi umiliandosi e abbassandosi, e poi rialzandosi.
Allorché vidi, piansi con essi, e interrogai l'angelo dicendo: "Chi sono costoro, signore, ai quali non è concesso d'entrare nella città di Cristo?". Mi rispose: "Sono coloro che digiunando giorno e notte rinunciarono seriamente al mondo, ma avevano un cuore superbo più degli altri uomini, onde vantavano e lodavano se stessi non facendo alcun conto dei loro vicini: salutavano alcuni amichevolmente, mentre ad altri non dicevano neppure: salve!; aprivano a chi volevano e quando facevano al prossimo, sia pure un piccolo servizio, subito si inorgoglivano".
Io domandai: "Ma come, signore? La loro superbia impedì loro di entrare nella città di Cristo?". L'angelo mi rispose: "La radice di tutti i mali è la superbia. Sono, forse, migliori del Figlio di Dio che venne tra gli Ebrei con molta umiltà?". Interrogai ancora: "Perché dunque gli alberi si abbassano e poi si rialzano?". L'angelo mi rispose dicendo: "Nel tempo che costoro trascorsero in terra al servizio di Dio, per un certo tempo arrossirono e si umiliarono a motivo della confusione e degli insulti di cui erano oggetto da parte degli uomini, senza tuttavia addolorarsi e pentirsi, allontanandosi così dalla superbia che avevano. E' per questo che gli alberi si abbassano e poi si rialzano".
Domandai ancora: "Per quale motivo furono ammessi agli usci della città?". L'angelo mi rispose dicendo: "A motivo della grande bontà di Dio, e perché questo è l'ingresso per tutti i suoi santi che entrano in questa città: sono dunque lasciati in questo luogo affinché quando Cristo, re eterno, entra con i suoi santi, i giusti intercedano per costoro e possano poi entrare con essi nella città. Tuttavia nessuno di costoro può avere tanta fiducia quanta ne hanno quelli che nel servizio di Dio si umiliarono per tutta la loro vita".
[25] Io intanto proseguivo sotto la guida dell'angelo che mi portò fino al fiume di miele; qui vidi Isaia, Geremia, Ezechiele, Amos, Michea e Zaccaria, cioè i profeti maggiori e i minori, i quali mi salutarono nella città.
Domandai all'angelo: "Che via è questa?". Mi rispose: "Questa è la via dei profeti. Quanti per amore di Dio afflissero la loro anima e non fecero la propria volontà, allorché escono dal mondo, dopo essere stati condotti davanti al Signore Dio e dopo averlo adorato, per ordine di Dio saranno affidati a Michele il quale li condurrà nella città, in questo luogo dei profeti: questi lo saluteranno come amico e compagno, avendo egli fatto la volontà di Dio".
[26] Mi condusse poi dove c'era il fiume di latte: in questo luogo vidi tutti i bimbi uccisi dal re Erode per il nome di Cristo; questi mi salutarono, e l'angelo mi disse: "Tutti quelli che custodiscono la castità e la purezza, usciti dal corpo, dopo che avranno adorato il Signore Dio, vengono affidati a Michele e condotti presso questi bambini, i quali li salutano dicendo: "Sono nostri fratelli, nostri amici e nostre membra. Con essi erediteranno le promesse divine"".
[27] Mi prese nuovamente e mi portò nella parte settentrionale della città, ove c'era il fiume di vino. Qui vidi Abramo, Isacco e Gabriele, Lot, Giobbe e altri santi i quali mi salutarono. Io domandai: "Che luogo è questo, signore?". L'angelo mi rispose e disse: "Tutti coloro che accolgono i pellegrini, quando usciranno dal mondo, prima adoreranno il Signore Dio, poi sono affidati a Michele e, per questa via, sono introdotti nella città; tutti i giusti li salutano come figli e fratelli, dicendo: "Poiché hai praticato l'umanità e l'accoglienza dei pellegrini, vieni e accogli la tua eredità nella città del Signore Dio nostro". In proporzione delle sue azioni, ogni giusto riceverà nella città i beni divini".
[28] Mi portò poi a oriente della città, presso il fiume d'olio. Qui vidi uomini esultanti, che cantavano salmi, e domandai: "Chi sono costoro, signore?". L'angelo mi rispose: "Sono quelli che si votarono di tutto cuore a Dio, e nei quali non albergò superbia. Infatti, tutti coloro che gioiscono nel Signore Dio e di tutto cuore salmeggiano al Signore sono condotti qui, in questo settore della città".
[29] Mi portò in mezzo alla città, presso il dodicesimo muro. In quel luogo il muro era più alto, e io domandai: "Nella città di Cristo c'è un muro più onorabile di questo luogo?". L'angelo mi rispose: "Il secondo è migliore del primo, e così il terzo è migliore del secondo, poiché uno supera l'altro fino al dodicesimo muro". Domandai: "Dimmi, signore, per quale motivo, uno supera la gloria dell'altro?". L'angelo mi rispose: "Tutti coloro che si macchiarono di una pur piccola detrazione, invidia o superbia, perdono qualcosa della loro gloria, sebbene si trovino nella città di Cristo. Guardati dietro!".
Mi voltai e vidi troni d'oro, posti a ogni porta, e su di essi degli uomini con diademi d'oro e pietre preziose. Guardai e vidi, tra i dodici uomini, troni posti in un ordine diverso, che parevano dotati di molta gloria, tanto che nessuno è capace di tessere le loro lodi. Interrogai l'angelo e gli dissi: "Signore, chi è sul trono?". L'angelo mi rispose: "Questi sono i troni di coloro che possedevano la bontà e l'intelligenza del cuore e si fecero stolti per amore del Signore Dio; non avevano la conoscenza delle Scritture né sapevano molti salmi, ma si ricordavano unicamente del capitolo dei comandamenti di Dio: uditili, li eseguirono con molta diligenza e attenta cura davanti al Signore Dio. Costoro desteranno l'ammirazione di tutti i santi al cospetto del Signore Dio, i quali diranno tra loro: "Osservate e guardate gli illetterati che non sanno nulla e si sono meritati un abito così splendido e una gloria così grande in virtù della loro innocenza!"".
In mezzo alla città vidi un altare grande e molto alto; presso l'altare c'era una persona dal volto splendente come il sole, aveva tra le mani un salterio e un'arpa, e salmeggiava dicendo: "Alleluia". La sua voce riempiva tutta la città. Quando l'udirono coloro che si trovavano sulle torri e alle porte, rispondevano: "Alleluia". Tanto che ne erano scosse le fondamenta della città.
Allora interrogai l'angelo, dicendo: "Chi è costui, signore, che ha tanto potere?". L'angelo mi rispose: "Costui è David, e questa è la città di Gerusalemme. Quando verrà Cristo, re eterno, nel pieno possesso del suo regno, egli lo precederà nuovamente salmeggiando, e i giusti salmeggeranno tutti insieme rispondendo: Alleluia!".
Domandai: "Signore, perché a preferenza di tutti i santi, l'inizio al salmeggiare lo dà soltanto David?". L'angelo mi rispose: "Perché Cristo, Figlio di Dio, siederà alla destra del Padre suo, e David salmeggerà al suo cospetto nel settimo cielo; e come avviene nei cieli, così sarà pure in basso. Non è lecito, infatti, offrire un sacrificio a Dio senza David: nell'ora dell'oblazione del corpo e del sangue di Cristo è necessario che David salmeggi. E come si usa nei cieli, così si pratica anche sulla terra".
[30] Domandai all'angelo: "Signore, che vuol dire "alleluia""? L'angelo mi rispose dicendo: "Tu scruti e indaghi ogni cosa! Mi disse poi: "Alleluia è nella parola ebraica, lingua di Dio e degli angeli. Il significato poi di alleluia è il seguente: tecel - cat - marith - macha". Domandai: "Che significa, signore, tecel - cat - marith - macha?". L'angelo mi rispose: "Ecco il significato di tecel - ca t- marith - macha: benediciamo Dio tutt'insieme".
Interrogai l'angelo, dicendogli: "Signore, tutti coloro che dicono alleluia benedicono Dio?". L'angelo mi rispose: "Sì! Perciò se uno canta alleluia e i presenti non si uniscono a lui fanno male perché non cantano insieme". Domandai: "Signore, pecca anche colui che è incerto o molto vecchio?". L'angelo mi rispose, dicendo: "No! Ma chi è capace e non si unisce a chi canta, sappiate che costui è sprezzante della parola; giacché è superbo e indegno che egli non benedica il Signore Dio, suo creatore".