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Apocalisse di Paolo IntraText CT - Lettura del testo |
[31] Quand'ebbe finito di parlare con me, mi condusse fuori della città attraverso gli alberi, lungi dai luoghi della terra dei buoni, e mi pose sulla sponda del fiume di latte e miele; dopo mi condusse sull'oceano che regge le fondamenta del cielo.
Poi l'angelo prese a dirmi: "Comprendi tu che te ne vai di qui?". Risposi: "Sì, signore!". Egli proseguì: "Vieni, seguimi e ti mostrerò le anime degli empi e dei peccatori, e così vedrai il luogo ]oro assegnato".
Partii con l'angelo il quale mi condusse lungo la via del tramonto; vidi l'inizio del cielo le cui fondamenta sono in un grande fiume d'acqua. Domandai: "Che cos'è questo fiume d'acqua?". Mi rispose: "Questo è l'oceano che avvolge tutta la terra". Giunto al di là dell'oceano, guardai: in quel luogo non c'era luce, ma solo tenebre, tristezza e malinconia, ed io sospirai.
Vidi un fiume di fuoco ardente, nel quale si trovava una moltitudine di uomini e donne, alcuni immersi fino alle ginocchia, altri fino all'ombelico, altri fino alle labbra e altri ancora fino ai capelli.
Interrogai l'angelo dicendo: "Signore, chi sono costoro nel fiume di fuoco?". Mi rispose: "Sono quelli né caldi né freddi, quelli che non sono stati annoverati nel numero dei giusti, ma neppure nel numero dei peccatori. Costoro trascorsero il tempo della loro vita sulla terra dedicando qualche giorno alla preghiera e gli altri giorni ai peccati e alle fornicazioni fino alla morte".
Domandai: "Chi sono, signore, costoro immersi fino alle ginocchia?". Egli mi rispose: "Sono coloro che, usciti di chiesa, si perdono in discorsi frivoli. Quelli immersi fino all'ombelico sono coloro che dopo aver preso il corpo e il sangue di Cristo se ne andavano a fornicare, e non desistettero dai loro peccati fino alla morte. Quelli immersi fino alle labbra sono coloro che praticano la maldicenza, allorché sono raccolti in chiesa. Sono poi immersi fino alle sopracciglia quelli che si fanno cenni l'un l'altro e tramano malignità contro il prossimo".
[32] Nella parte settentrionale, vidi un luogo ove erano diversi e svariati tormenti, pieno di uomini e donne, nel quale scorreva un fiume di fuoco. Guardai e vidi fosse molto profonde nelle quali si trovavano insieme molte anime: la profondità di quel luogo era di circa tre mila cubiti; le sentii gemere e piangere mentre dicevano: "Abbi pietà di noi, Signore!". Ma nessuno aveva di loro pietà.
Interrogai l'angelo, dicendo: "Chi sono costoro, signore?".
L'angelo mi rispose: "Sono quelli che non sperarono di potere avere aiuto dal Signore". Domandai ancora: "Signore, se si seguita a gettare queste anime così l'una sull'altra, penso che di qui a trenta o quaranta generazioni, anche se verranno spinte nelle più alte profondità, le fosse non le potranno più contenere". Mi rispose: "L'abisso non ha alcuna misura; dietro di questo ne viene un altro e un altro ancora. Come quando un uomo robusto scaglia un sasso dentro un pozzo molto profondo, sicché solo dopo molte ore raggiunge il suolo, così è l'abisso Per quante anime vi si gettino, a stento dopo cinquecento anni raggiungono il fondo".
[33] A queste parole io piansi e gemetti sul genere umano. L'angelo mi rispose dicendo: "Perché piangi? Sei, forse, tu più misericordioso di Dio? Dio è buono, sa che ci sono i tormenti, e perciò sopporta con pazienza il genere umano, lasciando che ognuno, nel tempo in cui abita sulla terra, si regoli secondo la propria volontà".
[34] Guardai ancora nel fiume di fuoco e vidi un uomo preso per la gola dagli angeli custodi del Tartaro, che avevano in mano un tridente con il quale perforavano le viscere di quel vecchio.
Interrogai l'angelo, dicendogli: "Chi è questo vecchio, signore, al quale sono inflitti simili tormenti?". L'angelo mi rispose: "Questo che tu vedi fu un sacerdote che non adempì bene il suo ministero: mangiava, beveva, fornicava, e offriva il sacrificio al Signore sul suo santo altare".
[35] Non lungi, vidi un altro vecchio portato correndo da quattro veloci angeli cattivi; poi lo immersero nel fiume di fuoco fino alle ginocchia e presero a percuoterlo e a tempestargli il volto di ferite senza permettergli neppure di esclamare: "Abbi pietà di me!".
Interrogai l'angelo il quale mi rispose: "Questo che tu vedi fu vescovo, ma non adempì bene il suo ministero episcopale: ebbe sì un gran nome, ma per tutta la sua vita non entrò mai nella santità di colui che gli aveva dato quel nome; non giudicò con giustizia, non ebbe pietà delle vedove e degli orfani: ora è ricompensato in proporzione della sua iniquità e delle sue azioni".
[36] Vidi un altro uomo immerso nel fiume di fuoco fino alle ginocchia; aveva le mani tese e sanguinanti, gemeva e piangeva, gridando: "Abbi pietà di me! Io, infatti, soffro più di tutti gli altri che sono in questo tormento".
Domandai: "Chi è costui, signore?". Mi rispose: "Questo che vedi fu diacono; mangiava le offerte, fornicava e non si comportava rettamente al cospetto di Dio: perciò ne sconta la pena senza tregua".
Osservai e vidi che al suo fianco c'era un altro uomo, che essi avevano portato in fretta e gettato nel fiume di fuoco ove rimase immerso fino alle ginocchia; venne poi l'angelo preposto ai tormenti, con un coltello grande, affilato e rosso di fiamma e prese a tagliare le labbra e la lingua di quell'uomo.
Io sospirai e piansi, e domandai: "Chi è costui, signore?". Mi rispose: "Questo che tu vedi fu lettore; leggeva al popolo, ma egli non osservava i precetti di Dio: ora sconta la sua pena".
[37] Vidi, nello stesso luogo, un'altra quantità di fosse: nel mezzo c'era un fiume pieno di una moltitudine di uomini e donne divorati dai vermi. Io piansi, sospirai, e interrogai l'angelo: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono coloro che estorsero usura su usura, ebbero fiducia nelle loro ricchezze e non sperarono in Dio, che era il loro aiuto".
Poi osservai e vidi un altro luogo molto angusto: c'era come un muro e tutt'intorno del fuoco; vidi che dentro c'erano uomini e donne che si mangiavano la lingua.
Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono coloro che in chiesa motteggiano la parola di Dio, non la valutano, bensì giudicano pressappoco un nonnulla Dio e i suoi angeli: perciò ora ne scontano in tal modo la pena dovuta".
[38] Guardai e vidi in fondo al baratro un'altra fossa che pareva di sangue. Domandai: "Signore, che è mai questo luogo?" Mi rispose: "In questa fossa convergono tutti i tormenti".
Vidi uomini e donne immersi fino alle labbra, e domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono i fattucchieri, che diedero incantesimi a uomini e donne, e non cessarono fino a quando non li colse la morte".
Vidi ancora, in una fossa di fuoco, altri uomini e donne dal volto molto nero. Sospirai, piansi e domandai: "Signore, chi sono costoro?". Mi rispose: "Sono i fornicatori e gli adulteri: avevano la propria moglie e commisero adulterio. Così è pure delle donne: avevano il proprio marito e commisero adulterio. Perciò ne scontano le pene, senza fine".
[39] Vidi là delle fanciulle vestite di nero, e quattro terribili angeli aventi tra le mani catene infuocate che gettavano attorno al loro collo e le conducevano così tra le tenebre.
Nuovamente in lacrime, interrogai l'angelo: "Queste chi sono, signore?". Mi rispose: "Sono le vergini che macchiarono la loro verginità all'insaputa dei loro genitori. Perciò scontano senza tregua le loro pene".
Là, in un luogo di ghiaccio e neve, osservai ancora uomini e donne nudi, con le mani e i piedi tagliati, che venivano divorati dai vermi. A quella vista piansi, e domandai: "Chi sono questi, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che fecero del male agli orfani, alle vedove e ai poveri, e non avevano fiducia nel Signore. Perciò scontano senza posa le loro pene".
Osservai e vidi altri sospesi su di un corso d'acqua: le loro lingue erano straordinariamente secche, davanti a loro vi erano molti frutti, ma a loro non era permesso di prenderne. Io domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che rompono il digiuno. Perciò ne scontano senza posa le pene".
Vidi altri uomini e donne sospesi per le sopracciglia e per i capelli trascinati dal fiume di fuoco. Domandai: "Chi sono questi, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che non si offrivano ai propri mariti o alle proprie mogli, ma ad adulteri. Perciò scontano le loro pene senza fine".
Vidi altri uomini e donne ricoperti di polvere: il loro aspetto era come il sangue; erano immersi in una fossa di pece e zolfo, e scorrevano giù lungo il fiume di fuoco. Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono coloro che praticarono l'empietà di Sodoma e di Gomorra, maschi con maschi. Perciò ne scontano senza posa le pene".
[40] Osservai e vidi uomini e donne in una fossa; indossavano abiti chiari e i loro occhi erano ciechi. Io domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono i pagani che fecero elemosine, ma non conobbero il Signore Dio: perciò scontano senza posa le loro pene".
Osservai e vidi altri uomini e donne sopra un obelisco di fuoco, mentre delle bestie li dilaniavano tanto che non riuscivano neppure a dire: "Abbi pietà di noi, Signore!". Vidi l'angelo preposto ai tormenti, che addossava contro di loro pena su pena, esclamando: "Riconoscete il Figlio di Dio! Vi è stato, infatti, annunziato, ma quando vi si leggevano le Scritture divine non prestavate attenzione. E' dunque giusto il giudizio divino. Le vostre azioni cattive si impadronirono di voi e vi condussero tra queste pene".
Io sospirai, piansi e domandai: "Chi sono questi uomini e queste donne che vengono strangolati nel fuoco e scontano le pene?". Mi rispose: "Sono le donne che macchiarono la creatura di Dio, allorché dal loro seno estrassero i bimbi; e gli uomini che giacquero con esse. I loro bimbi invocano il Signore Dio e gli angeli preposti alle pene, dicendo: "Vendicaci dei nostri genitori poiché macchiarono la creatura di Dio; pur avendo il nome di Dio non ne osservarono i comandamenti, ci gettarono in cibo ai cani, ci fecero calpestare dai porci e ne gettarono altri nel fiume".
Questi bimbi furono affidati agli angeli del Tartaro, sovrapposti alle pene, affinché li conducessero nel vasto luogo della misericordia, mentre i loro padri e le loro madri sono sottoposti in perpetuo alla pena dello strangolamento".
Dopo vidi uomini e donne indossanti panni pieni di pece e di zolfo infuocato: draghi si avvinghiavano al loro collo, alle spalle e ai piedi, e angeli li tenevano fermi con corna infuocate, li percuotevano e chiudevano loro le narici, dicendo: "Perché non avete compreso il tempo nel quale dovevate fare penitenza e servire Dio?".
Domandai: "Chi sono costoro, signore?". Mi rispose: "Sono quelli che apparentemente rinunziavano al mondo, indossando il nostro abito, ma gli ostacoli del mondo li resero miseri: non mostrarono carità, non ebbero pietà delle vedove e degli orfani, non accolsero lo straniero e il pellegrino, non fecero offerta alcuna, né ebbero pietà del prossimo; neppure per un solo giorno la loro preghiera s'alzò pura verso Dio. Furono trattenuti da molti ostacoli del mondo e furono incapaci di comportarsi rettamente al cospetto di Dio".
Gli angeli andavano con loro intorno al luogo delle pene, e quanti si trovavano nei tormenti li vedevano ed esclamavano: "Quando eravamo nel mondo noi trascurammo Dio, e anche voi avete agito allo stesso modo; quando eravamo nel mondo sapevamo di essere peccatori, mentre di voi si diceva: "Questi sono giusti e servi di Dio!". Ora sappiamo che quando vi si chiamava con il nome del Signore, era solo di nome! Perciò anch'essi scontano le loro pene".
Sospirai e piansi, dicendo: "Guai agli uomini! Guai ai peccatori! Perché mai sono nati?". L'angelo mi rispose: "Perché piangi? Sei, forse, tu più misericordioso del Signore Dio, sia benedetto nei secoli! Chi ha stabilito il giudizio e lasciò alla volontà di ognuno la scelta del bene e del male e il compimento di ciò che ognuno preferisce?". Piansi ancora moltissimo, ma egli mi disse: "Piangi, mentre non hai ancora visto i maggiori supplizi? Seguimi, e ne vedrai di sette volte più grandi".
[41] Mi trasportò nella parte settentrionale, mi pose su di un pozzo e io vidi che era sigillato con sette sigilli. L'angelo che era con me rivolse la parola all'angelo di quel luogo, dicendo: "Apri la porta del pozzo, affinché Paolo, amatissimo da Dio, possa guardare; gli è stato, infatti, concesso di vedere tutte le pene dell'inferno". L'angelo mi avvertì: "Sta' lontano, per potere reggere al fetore di quel luogo".
Appena il pozzo fu aperto, ne venne fuori un fetore così orribile e pessimo da superare tutte le pene. Guardai nel pozzo e vidi una massa incandescente da ogni lato. L'apertura del pozzo era tanto angusta e stretta da accogliere un sol uomo.
L'angelo riprese a parlarmi, dicendo: "Chiunque viene gettato in questo pozzo dell'abisso, ed esso è sigillato dietro di lui, non sarà più ricordato al cospetto del Padre, del Figlio e dello Spirito santo e degli angeli santi". Domandai: "Chi sono, signore, coloro che vengono gettati in questo pozzo?". Mi rispose: "Tutti coloro che non confessano che Cristo è venuto nella carne e che lo generò Maria vergine, e chiunque non confessa che il pane e il calice della benedizione sono il corpo e il sangue di Cristo".
[42] Guardai da Settentrione a Occidente, e vidi là il verme che non dorme; in quel luogo v'era anche lo stridore di denti; i vermi avevano la grossezza di un cubito ed erano dotati di due teste; quivi c'erano uomini e donne al gelo che stridevano i denti.
Interrogai dicendo: "Signore, chi sono quelli che si trovano in questo luogo?". Mi rispose: "Sono quelli che asseriscono che Cristo non risuscitò dai morti e che questa carne non ri sorge". Domandai ancora: "In questo luogo, signore, non c'e né fuoco né calore?". Mi rispose: "In questo luogo non c'è altro che gelo e neve". Aggiunse: "Anche se su di loro sorgesse il sole non si scalderebbero a causa dello straordinario gelo di questo luogo, e della neve".
All'udire tali cose, stesi le mie mani, piansi e sospirai, dicendo: "Sarebbe stato meglio che non fossimo mai nati, noi tutti che siamo peccatori!".
[43] Giorno di riposo dalle pene. Ma allorché quelli che erano in quel luogo mi videro piangere, con l'angelo, gridarono e piansero anch'essi, dicendo: "Signore, abbi di noi pietà!".
Dopo vidi il cielo aperto, l'arcangelo Michele discendere dal cielo, con lui c'era pure tutto l'esercito degli angeli, e andare da coloro che erano tra i tormenti.
Al vederlo, piansero ancora, gridarono e dissero: "Abbi pietà di noi, arcangelo Michele, abbi pietà di noi e dell'umano genere, giacché la terra si regge per le tue preghiere. Ora abbiamo visto il giudizio e abbiamo riconosciuto il Figlio di Dio; prima di entrare in questo luogo ci era stato impossibile pregare per questo. Avevamo udito che ci sarebbe stato un giudizio, prima dell'uscita da questo mondo, ma gli ostacoli e la vita del mondo non ci consentirono di pentirci".
Michele rispose dicendo: "Udite Michele che parla! Io sono colui che sta sempre al cospetto di Dio. Viva il Signore al cospetto del quale io sto! Né un giorno né una notte desisto dal pregare incessantemente per il genere umano. Io prego sì per quanti si trovano sulla terra, ma essi non desistono dal compiere iniquità e fornicazioni, e mentre sono sulla terra non mi portano nulla di buono; ed anche voi avete sprecato il tempo in cose vane delle quali avreste dovuto pentirvi. Io però ho sempre pregato e anche ora supplico affinché Dio mandi sulla terra rugiada e pioggia, e supplico fino a quando la terra produrrà i suoi frutti. Affermo che se uno fa un po' di bene io combatterò per lui, proteggendolo fino a quando sfuggirà la condanna alle pene. Or dunque dove sono le vostre preghiere? Dove sono le vostre penitenze? Avete perduto tempo vergognosamente. Ora piangete e anch'io piangerò con voi, con gli angeli che sono con me, e con il dilettissimo Paolo, se mai Dio misericordioso abbia misericordia di voi e vi dia refrigerio".
All'udire queste parole, essi esclamarono tra molte lacrime dicendo tutti con un'unica voce: "Abbi pietà di noi, Figlio di Dio!". Io, Paolo, sospirai e dissi: "Signore Dio, abbi pietà della tua creatura, abbi pietà dei figli degli uomini, abbi pietà della tua immagine!".
[44] Guardai e vidi il cielo scosso come un albero mosso dal vento. Subito essi si prostrarono faccia a terra al cospetto del trono. Vidi i ventiquattro seniori e i quattro animali che adorano Dio, vidi l'altare, il velo e il trono: tutto era esultante. Accanto all'altare del trono di Dio s'alzò un fumo dall'odore soave e udii una voce che diceva: "Per qual motivo supplicate, angeli nostri e nostri ministri?". Esclamarono: "Ti supplichiamo conoscendo la tua grande bontà verso il genere umano".
Dopo vidi il Figlio di Dio discendere dal cielo con il diadema sul capo. A quella vista quelli che erano tra i tormenti esclamarono tutti a una sola voce: "Abbi pietà, eccelso Figlio di Dio! Sei tu che offristi il refrigerio a tutti, in cielo e in terra: abbi pietà anche di noi. Da quando ti abbiamo visto sentimmo un refrigerio".
Tra tutti i tormenti risuonò la voce del Figlio di Dio, dicendo: "Che cosa avete compiuto per chiedermi un refrigerio? Il mio sangue fu sparso per voi, ma voi non vi pentiste! Per voi portai sul capo una corona di spine, per voi ricevetti schiaffi sulle guance, ma voi non vi pentiste! Appeso alla croce, chiesi dell'acqua, ma mi diedero aceto mescolato con il fiele! Aprirono il mio lato destro con la lancia! A causa del mio nome uccisero i profeti miei servi e i giusti! E in tutti questi eventi vi concessi il tempo per la penitenza, ma lo rifiutaste.
Ora però in favore di Michele, arcangelo del mio testamento, degli angeli che sono con lui, per il mio dilettissimo Paolo, ch'io non voglio rattristare, per i vostri fratelli che sono nel mondo e offrono oblazioni, e per i vostri figli tra i quali si trovano i miei comandamenti e più ancora per la mia bontà, nel giorno in cui risorsi da morte, a voi tutti che siete nei tormenti concedo in perpetuo un refrigerio della durata di una notte e di un giorno". Esclamarono tutti dicendo: "Ti benediciamo, Figlio di Dio, perché ci hai concesso una notte e un giorno di riposo. Per noi, infatti, val più il refrigerio di un giorno che tutto il periodo della nostra vita trascorso sulla terra. Se avessimo saputo chiaramente che ai peccatori è destinato questo luogo, non avremmo certo fatto alcuna opera iniqua, non avremmo commerciato né compiuto alcuna iniquità. A che cosa ci ha giovato l'alterigia quando eravamo nel mondo? Qui, infatti, è stata imprigionata la nostra superbia che dalla nostra bocca si ergeva contro il prossimo; il tormento, le molteplici nostre angustie, le lacrime e i vermi stesi sotto di noi, tutto ciò è per noi molto peggiore delle pene che...".
Mentre parlavano così, gli angeli cattivi e gli angeli dei tormenti andarono in collera contro di essi, dicendo: "A che pro piangere e sospirare? Non vi è stata concessa misericordia: questa, infatti, è la sentenza di Dio che non concesse misericordia. Vi fu accordata questa grande grazia: per la notte e per il giorno della domenica avrete un refrigerio a motivo di Paolo, a Dio dilettissimo, disceso fino a voi".