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Paolo
Atti di Paolo

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3. PAPIRO GRECO DI AMBURGO  E PAP. COPTO DI BODMER  

[1] Paolo a Efeso (dal Pap. copto Bodmer). Ciò detto, Paolo lasciò Smirne diretto a Efeso. Qui entrò in casa di Aquila e Priscilla, pieno di gioia per poter vedere i fratelli che egli, Paolo, aveva così cari. Anche questi ne furono lieti: s'alzarono e lo pregarono di essere ritenuti degni che Paolo mettesse piede in casa loro. Ne nacque così giubilo e gioia grande. Passarono la notte vegliando nella preghiera e indagando la volontà di Dio per infondere coraggio nel loro cuore: pregando tutti unanimi, allo stesso modo.

L'angelo del Signore entrò in casa di Aquila, si pose davanti a Paolo e parlò con lui, tanto che tutti ne furono stupiti. Quest'angelo si lasciò realmente vedere, ma i presenti non udivano le parole che diceva a Paolo. Allorché l'angelo terminò di articolare le sue parole, gli altri furono colpiti dalla paura, sconvolti e ammutoliti. Ma Paolo volse lo sguardo sui fratelli e disse loro:

"Uomini e fratelli! Come avete visto, mi è apparso l'angelo del Signore e mi ha detto: "Per la Pentecoste verrà su di te una grande prova..."".

[2] A motivo della Pentecoste, Paolo non poteva essere triste, trattandosi di una festa per coloro che credono in Cristo, siano essi catecumeni o fedeli: c'era dunque una grande gioia, segni di allegria e di amore, risuonavano salmi e lodi a Cristo per rincuorare gli ascoltatori.

Paolo disse:

"Uomini e fratelli! Udite quanto mi è accaduto a Damasco, nel periodo in cui io perseguitavo la fede in Dio. Dal Padre discese su di me lo Spirito e mi ha evangelizzato la buona novella (vangelo) annunziandomi il Figlio affinché io vivessi in lui: ed invero non c'è vita, all'infuori di quella che è in Cristo. Entrai in una grande chiesa, accanto al beato Giuda, fratello del Signore, che fin dall'inizio mi aveva instillato il sublime amore della fede. Accanto al beato profeta, condussi una vita di grazia, impegnandomi a scoprire Cristo, generato prima di tutti i tempi. Mentre egli mi evangelizzava, io mi rallegravo nel Signore, nutrito dalle sue parole. Quando ne ebbi la capacità, fui reputato degno di parlare. Per invito di Giuda, parlai ai fratelli e mi attirai l'amore di quelli che mi ascoltavano.

[3] Quando giunse la sera, io partii accompagnato con amore dalla vedova Lemma e da sua figlia Ammia. Nella notte percorremmo un buon tratto di strada per giungere a Gerico delle palme. All'alba, Lemma e Ammia erano ancora con me... amore, mi volevano così bene che non si allontanavano mai da me.

Il leone battezzato. Dalla pianura del deserto delle ossa venne fuori un grosso e terribile leone, ma noi eravamo così immersi nella preghiera che Lemma e Ammia per mezzo della preghiera... la belva... Allorché terminai la mia preghiera, la belva si era gettata ai miei piedi. Pieno di Spirito santo, io la guardai e le dissi: "Leone, che cosa vuoi?". Mi rispose: "Vorrei essere battezzato!".

Lodai Dio che aveva concesso la parola alla belva e ai suoi servi la salvezza. Ora, in quel luogo c'era un grande fiume; io ci entrai... Poi, gridai: "Uomini e fratelli! Colui che abita nei luoghi eccelsi, colui che volge lo sguardo agli umili, colui che riposo agli esausti, colui che, accanto a Daniele, chiuse le fauci dei leoni, colui che mi ha mandato il Signore nostro Gesù Cristo, conceda che il nostro... sfugga alla belva e io porti a compimento il piano che mi ha affidato".

[4] Dopo avere pregato con queste parole, presi il leone per la criniera e lo immersi tre volte nel nome di Gesù Cristo. Quando risalì dall'acqua, scosse bene la sua criniera e mi disse: "La grazia sia con te!". Io gli risposi: "Pure con te!". Il leone corse poi per la campagna pieno di gioia; questo, in realtà, me lo manifestò il cuore: lo incontrò una leonessa, ma egli non le voltò il suo sguardo, e invece di seguirla se ne fuggì. Anche voi, Aquila e Priscilla, credete nel Dio vivo e predicate ciò che avete udito...".

Allorché Paolo terminò di narrare queste cose, una grande moltitudine abbracciò la fede tanto che il procuratore ne fu geloso e tutta la casa di Ammia si rivoltò contro Paolo per farlo morire.

In città si trovava invero una donna di nome Procla che compiva molte opere buone in favore degli Efesini; Paolo battezzò lei e tutti i suoi. C'era la chiamata della grazia, la molteplice lode tra... e Pentecoste. La corona di Cristo si moltiplicava, sicché, in città, c'era una grande corona e una considerevole stima. Si diceva: "Quest'uomo distrugge gli dèi con le parole: "Vedrete come verranno consumati tutti dal fuoco!"".

Quando Paolo uscì, la gente della città lo trattenne fuori del Pritaneo, lo condussero nel teatro e pregarono il governatore di venire. Allorché giunse, interrogò Paolo, dicendo: "Perché dici questo e insegni... essi hanno distrutto gli dèi dei Romani e del popolo. Ripeti ora quanto hai detto mentre esortavi la moltitudine!".

 




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