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Paolo
Atti di Paolo

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Inizio del Pap. greco di Amburgo

Paolo gli rispose: "Fa' ciò che vuoi! Tu, infatti, non hai alcun potere su di me, ad eccezione del mio corpo: la mia anima tu non potrai ucciderla. Ascolta piuttosto come puoi essere salvato, e prendendo tutte le mie parole nel cuore... Colui che ha formato il sole, la terra, gli astri, le dominazioni, le potenze e tutti i beni che sono nel mondo per... degli uomini... sono fuorviati e asserviti... dall'oro, dall'argento, dalle pietre preziose... dall'adulterio, e dall'ubriachezza. E poiché si dilettarono nelle vie che conducono all'inganno, a causa delle cose sopra menzionate, furono uccisi.

Or dunque, a motivo dell'errore che si trova nel mondo, il Signore vuole che noi viviamo in Dio per non morire nei peccati; egli salva per mezzo di uomini santi, i quali predicano che si faccia penitenza, e si creda che c'è un solo Dio, un solo Gesù Cristo, e nessun altro. I vostri dèi, infatti, di bronzo, di pietra e di legno, non possono prendere cibo, né udire, né vedere, né stare in piedi. Prendete perciò una buona decisione e sarete salvi! Dio così non si adirerà e non vi consumerà in un fuoco inestinguibile, facendo perire di voi anche il ricordo".

 

 

 

[1] Paolo condannato alle fiere *. Allorché il governatore, nel teatro con la folla, udì queste cose... rispose: "Uomini di Efeso, so che quest'uomo ha parlato bene, ma so pure che... non è questo per voi il tempo per imparare tali cose. Decidete dunque che cosa volete!". Alcuni dissero: "Sia bruciato nel...". Ma gli orefici dicevano: "Gettatelo alle fiere".

Siccome sorse un gran tumulto, Gerolamo decise di farlo flagellare e di gettarlo poi alle fiere. Essendo Pentecoste, i fratelli non piansero, né piegarono le ginocchia, bensì, in piedi, pregarono in letizia.

Sei giorni dopo Gerolamo diede una mostra delle fiere, e, osservandone la grandezza, tutti ne furono sbalorditi.

[2] Quando udì il rumore dei carri e il frastuono di coloro che tenevano le fiere, Paolo, legato... non si lasciò distogliere, ma seguitò a pregare. Allorché un leone si accostò alla porta laterale dello stadio ove era rinchiuso Paolo, mandò un ruggito così forte, che tutto il popolo gridò: "Il leone!". Il ruggito era così feroce e furibondo, che anche Paolo, dallo spavento, arrestò la preghiera.

Si trovava Diofanto, liberto di Gerolamo, la cui moglie, discepola di Paolo, stava presso di lui giorno e notte, tanto che Diofanto ne era geloso e patrocinava la lotta con le fiere. Artemilla, moglie di Gerolamo, desiderosa di ascoltare Paolo in preghiera, disse a Eubula, moglie di Diofanto: "Andiamo ad ascoltare la preghiera di colui che combatterà con le fiere". Lei allora andò ad annunziarlo a Paolo. Pieno di gioia, Paolo rispose: "Conducila!".

Lei si avvolse in un abito molto scuro e andò da lui con Eubula. Quando Paolo la vide, esclamò gemendo: "Donna, padrona di questo mondo, proprietaria di molto oro, cittadina dal grande lusso, superba nel vestire, siediti a terra, dimentica le tue ricchezze, la tua bellezza, i tuoi ornamenti, giacché a nulla ciò ti servirà se non preghi Dio il quale considera come letame le cose che qui sono grandi e concede liberamente le meraviglie dell'aldilà. L'oro perisce, le ricchezze si consumano, i vestiti si logorano, la bellezza sfiorisce, le metropoli mutano e il mondo perisce nel fuoco a causa dell'empietà degli uomini.

Dio solo rimane e l'adozione da lui concessa; soltanto per mezzo suo ci si può salvare. Ora, Artemilla, abbi fiducia in Dio ed egli ti libererà, abbi fiducia in Cristo ed egli ti concederà il perdono dei peccati e ti cingerà con la corona della libertà, in modo che tu non serva più gli idoli e i profumi dei sacrifici, ma il Dio vivo e Padre di Cristo, la cui gloria è nei secoli dei secoli. Amen".

Udito ciò, Artemilla, con Eubula, pregò Paolo, che la battezzasse subito in Dio.

Il battesimo in mare. La teriomachia era stata fissata per il giorno successivo.

[3] Quando seppe da Diofanto che le donne sedevano notte e giorno presso Paolo, Gerolamo si irritò non poco con Artemilla e con la libertà Eubula.

Per anticipare lo spettacolo della teriomachia, dopo aver cenato, Gerolamo si ritirò più presto del solito.

Esse però dissero a Paolo: "Vuoi che facciamo venire un fabbro, affinché ti sciolga e tu ci possa battezzare nel mare?". Ma Paolo rispose: "Non voglio! Io infatti ho fede in Dio il quale ha liberato tutto il mondo dalle catene".

Era sabato e si avvicinava il giorno del Signore, nel quale Paolo doveva combattere con le fiere; Paolo allora alzò la voce e disse: "Mio Dio, Gesù Cristo, che mi hai liberato da tanti mali, concedi che sotto gli occhi di Artemilla e di Eubula, le quali sono tue, si spezzino le catene dalle mie mani". Mentre Paolo rendeva così testimonianza, entrò un giovane bello e affabile, il quale, sorridendo, sciolse le catene di Paolo e subito scomparve. A motivo della visione avuta e del segno prodigioso delle catene, si dileguò la sua angoscia per la lotta contro le fiere e balzò in piedi allegro come se fosse in paradiso. Prese Artemilla e uscì dal luogo stretto e oscuro nel quale erano custoditi i prigionieri. Quando, passati inosservati davanti alle guardie, furono al sicuro, Paolo pregò il suo Dio dicendo: "Si aprano le porte e risplenda la tua provvidenza..., affinché Artemilla venga iniziata con il sigillo del Signore". Nel nome del Signore, si spalancarono allora le porte chiuse... mentre era caduto sulle guardie un profondo sonno.

La matrona e il beato Paolo uscirono subito con Eubula, invisibili a causa dell'oscurità. E un giovane, corporalmente simile a Paolo, illuminando non con una lampada ma con la santità del suo corpo, li precedette fino a quando giunsero in vicinanza del mare; colui che splendeva si pose davanti a loro... Dopo avere pregato, Paolo pose la sua mano su Artemilla, benedì l'acqua nel nome di Gesù Cristo così che il mare si rigonfiò in modo straordinario e, presa da grande spavento, Artemilla fu per svenire.

Allora Paolo alzò la voce e disse: "O tu che splendi e illumini, vieni in aiuto, affinché i pagani non dicano che il prigioniero Paolo è fuggito, dopo aver ucciso Artemilla". [4] Mentre il giovane sorrideva nuovamente, la matrona, rientrata in sé, tornò a casa allo spuntar del giorno. Entrato in carcere, mentre le guardie erano ancora addormentate, spezzò il pane, accostò anche dell'acqua, la abbeverò con la parola e la mandò da suo marito Gerolamo. Egli, invece, rimase in preghiera

Paolo tra le fiere. Di buon mattino tra i cittadini ci fu il grido: "Allo spettacolo! Su, a vedere combattere con le fiere colui che possiede Dio!". Lo stesso Gerolamo vi si recò, sia per il sospetto che nutriva verso sua moglie, sia perché egli (Paolo) non era fuggito; ordinò a Diofanto e agli altri servi di condurre Paolo nello stadio. Questi si lasciò condurre fuori senza dire una parola, anzi, con la testa bassa e sospirando perché era portato in trionfo dalla città. Portato via, fu subito gettato nello stadio, mentre tutti erano stizziti per il dignitoso contegno di Paolo.

Artemilla ed Eubula caddero ammalate molto gravemente a causa della perdita di Paolo; Gerolamo era triste, e non poco, a causa della moglie, infastidito dalle voci che correvano in città, e così non aveva con sé la moglie.

Quando si sedette, il sorvegliante alle fiere ordinò di lasciare libero davanti a lui (Paolo) un leone molto feroce, catturato poco prima: tutta la folla aizzava il leone con alte grida affinché uccidesse Paolo... Ma il leone saltò fuori dalla gabbia... e pregava. Inoltre... dal cespuglio spinoso... e tutti furono presi da grande stupore giacché era straordinariamente grande e selvaggio. Ma Paolo seguitava la sua preghiera... e rendeva la sua testimonianza. Guardandosi attorno, (il leone) si mostrò completamente e poi corse a gettarsi vicino alle gambe di Paolo come un mite agnello e come un suo schiavo. Quando terminò la preghiera, risvegliandosi come da un sogno, disse a Paolo con voce umana: "La grazia sia con te!". Paolo non si spaventò, e gli rispose: "La grazia sia con te, leone!" e pose la mano su di lui.

Tutto il popolo gridava: "Via il mago, via lo stregone!". Ma il leone fissava Paolo e Paolo il leone.

[5] Paolo si accorse che questo era il leone che era venuto e si era fatto battezzare. Spinto dalla fede, Paolo domandò: "Leone, sei tu quello che io ho battezzato?". Il leone rispose: "Sì". Paolo gli domandò nuovamente: "Come sei stato preso a caccia?". Il leone rispose con una voce: "Come te, Paolo!".

Allora Gerolamo mandò dentro molte fiere, affinché uccidessero Paolo, e arcieri contro il leone, affinché anch'esso fosse ucciso. Ma, quantunque il cielo fosse sereno, si scatenò una grandine fitta, violenta e spaventosa tanto che parecchi morirono e altri fuggirono. Paolo e il leone non ne ebbero alcun danno, mentre le altre fiere perirono a causa della grandine; questa era così violenta, che strappò via un orecchio di Gerolamo che aveva colpito. La folla fuggì gridando: "Salvaci, Dio! Salvaci, Dio dell'uomo che ha lottato con le fiere!".

Paolo a Filippi. Preso congedo dal leone, che più non parlava, Paolo abbandonò lo stadio, discese al porto ed entrò nella nave diretta verso la Macedonia; molti infatti erano quelli che si erano messi in viaggio, pensando che la città stesse per perire; anch'egli dunque salì come uno dei fuggitivi. Il leone se ne andò per i monti, secondo la sua natura.

Artemilla ed Eubula piangevano non poco, digiunavano ed erano in ansia per quanto sarebbe capitato a Paolo. Ma quando fu notte un giovane di bell'aspetto apparve nella stanza da letto dove esse si consolavano l'una l'altra mentre a Gerolamo suppurava l'orecchio. A causa della sua tristezza, egli si avvicinò a Eubula... e ad Artemilla, dicendo loro: "Non preoccupatevi per Paolo... perché nel nome di Gesù Cristo e con l'aiuto dell'Onnipotente, Paolo, suo servo è partito verso la Macedonia, per compiere anche le disposizioni del Signore, ma voi...". Esse allora furono prese da grande stupore. Ma Gerolamo, al quale nella notte si era attenuato il dolore, disse: "Dio che hai aiutato l'uomo che combathé con le fiere, salvami per mezzo del giovane che, in visione, entrò nella stanza da letto a porte chiuse". Ma egli vedendole spaventate e in grande... quelli che sedevano vicino... i medici... gridò: "Per la volontà di Gesù Cristo, guarisca l'orecchio!". Ed egli guarì come il giovane gli aveva ordinato dicendo: "Curati con il miele!".

[6] Da Filippi a Corinto. Quando Paolo da Filippi giunse a Corinto a casa di Epifanio, ci fu gioia: tutti i nostri si rallegravano e piangevano al racconto di ciò che Paolo aveva passato a Filippi nelle case di lavoro e di ciò che gli era capitato in ogni altro luogo; alla fine le sue lacrime fluirono... Tutti pregarono ininterrottamente per Paolo ed egli si ritenne fortunato che essi presentassero ogni giorno al Signore le sue istanze con tanta unanimità. La sua gioia crebbe illimitatamente, e la benevolenza dei fratelli rafforzò lo spirito di Paolo. Per quaranta giorni insegnò la parola delle sofferenze, cioè quello che gli era capitato nei vari luoghi, nonché le grandi opere e i prodigi che gli erano stati concessi. In ogni racconto glorificava Dio onnipotente e Gesù Cristo, che aveva dimostrato in ogni luogo la sua benevolenza verso Paolo.

Terminati i giorni e giunto il tempo del viaggio di Paolo a Roma, la tristezza si diffuse tra i fratelli pensando a quando l'avrebbero potuto nuovamente vedere. E Paolo, pieno di Spirito santo, disse: "Uomini fratelli, siate diligenti nel digiuno e nell'amore. Vedete, io mi incammino verso una fornace ardente... e non potrei vincere se il Signore non mi desse la forza. Anche David infatti accompagnava Saul... quantunque irato, risparmiò Nabal, persuaso dalla moglie di Nabal, poiché Gesù Cristo era con lui... La grazia del Signore mi seguirà affinché io porti a termine con perseveranza il compito che mi è affidato". Ma essi erano desolati e digiunavano. Allora Cleobio, preso dallo Spirito, disse: "Fratelli, ora è necessario che Paolo porti a compimento tutta la missione e poi che egli salga in... della morte... dopo aver molto lavorato insegnando e seminando la parola, sarà invidiato e uscirà da questo mondo".

Allorché i fratelli e Paolo udirono ciò, innalzarono la loro voce, esclamando: "Dio del Signore nostro, Padre di Cristo, aiuta Paolo, tuo servo, affinché resti ancora con noi a motivo della nostra debolezza". Siccome Paolo era trafitto dal dolore, cessò il digiuno insieme a loro.

[7] Dopo che Paolo offrì il sacrificio... in parti... che cosa significava questo segno che avevano visto... che cosa lei avrebbe detto... ma a lui... non volle.

Ma lo Spirito venne su Mirte, il quale disse: "Fratelli perché siete spaventati nel vedere questo segno? Paolo, infatti, servo del Signore, salverà molti a Roma e, con la parola, nutrirà tanti che non si potranno neppure contare ed egli si manifesterà più di tutti i fedeli. Perciò discenderà con magnificenza su di lui la gloria del Signore Gesù Cristo, sicché a Roma ci sarà una grande grazia".

Dopo che in Mirte lo Spirito si calmò, ognuno prese del pane e si rallegrarono secondo l'uso del digiuno al canto dei salmi di David e di inni: anche Paolo gioiva.

Il giorno appresso, dopo che avevano trascorso tutta la notte secondo la volontà di Dio, Paolo disse: "Uomini fratelli, il giorno di Parasceve partirò alla volta di Roma, così non sarò di ostacolo a ciò che mi è stato imposto e comandato: a questo, infatti, io sono stato destinato".

Essi furono profondamente rattristati all'udire queste cose e tutti i fratelli facevano a gara, per quanto era loro possibile, affinché Paolo non si rattristasse, se non per il fatto che si allontanava dai fratelli.

In viaggio verso Roma. Salì poi sulla nave, fra le preghiere di tutti Il capitano della nave, Artemone, era stato battezzato da Pietro e salutò Paolo pieno di gioia, per quanto gli era affidato... (gli parve che) salisse il Signore. Quando la nave partì, Artemone si associò a Paolo per glorificare, con la grazia di Dio, il Signore Gesù Cristo, che aveva preordinato il suo disegno su Paolo.

Quando furono in alto mare e regnava la calma, a causa dei digiuni e delle veglie con i fratelli Paolo si addormentò. Il Signore andò allora da lui, camminando sul mare, scosse Paolo e gli disse: "Alzati e guarda". Destatosi, esclamò: "Sei tu il mio Signore Gesù Cristo, re del cielo? Perché dunque sei così triste e abbattuto, Signore? Se sei afflitto, dimmelo, Signore, non è poca infatti la sofferenza che provo nel vederti così".

Il Signore rispose: "Paolo, sto per essere nuovamente crocifisso!". Paolo riprese: "Non accada, Signore, ch'io veda ciò". Ma il Signore rispose a Paolo: "Paolo, coraggio, va' a Roma ed esorta i fratelli, affinché perseverino nella vocazione verso il Padre". Poi il Signore gli si manifestò camminando sul mare: li precedeva e mostrava il cammino.

Paolo a Roma. Al termine del viaggio... Paolo discese con molta tristezza; vide al porto un uomo che stava aspettando Artemone, il capitano, e allorché quello lo vide, lo salutò...

[8]..e gli disse: "Claudio, ecco Paolo, l'amato del Signore, giunto con me"...Claudio abbracciò subito Paolo, lo baciò e senz'altro prelevò egli stesso con Artemone il suo bagaglio dalla nave e lo portò a casa sua. Pieno di molta gioia, la comunicò anche ai fratelli, sicché la casa di Claudio fu piena di letizia e di ringraziamento. Essi, infatti, videro che Paolo aveva deposto l'atteggiamento di tristezza e insegnava la parola della verità.

Diceva: "Uomini fratelli, soldati di Cristo, ascoltate! Quante volte Dio ha salvato Israele dalla mano degli empi! Fino a quando essi osservarono i comandamenti del Signore, egli non li abbandonò. Li salvò dalla mano dell'empio faraone e del re Og ancora più empio, di Adar e dei popoli stranieri. Fino a quando osservarono i comandamenti del Signore, egli diede loro del frutto dei lombi, e dopo avere promesso loro la terra dei Cananei, sottomise ad essi i popoli stranieri.

Oltre a quanto aveva concesso loro nel deserto e nei luoghi aridi, mandò anche i profeti per annunziare nostro Signore Gesù Cristo: l'un dopo l'altro ricevettero una parte dello Spirito di Cristo; ebbero infatti molto da soffrire e furono uccisi dal popolo. Allorché dunque essi si allontanarono dal Dio vivo, per seguire i loro desideri, persero l'eredità eterna.

E ora, fratelli, è prossima una grande prova: dopo che l'avremo sopportata, avremo accesso al Signore e come rifugio e scudo della (sua) benevolenza riceveremo Gesù Cristo, il quale si è dato per noi, se accogliete la parola così com'è!

Alla fine dei tempi Dio ha inviato per noi lo Spirito di potenza nella carne, cioè in Maria, la galilea, secondo la parola profetica: fu portato da lei come frutto del suo corpo, fino a quando lo diede alla luce generando Gesù Cristo, nostro salvatore, in Betlemme di Giudea; crebbe a Nazaret, ma andò anche a Gerusalemme e in tutta la Giudea insegnando: "Il regno dei cieli è vicino! Abbandonate perciò le tenebre, accogliete la luce, voi che sedete nelle tenebre della morte. Una luce è sorta per voi!".

Egli compì opere grandi e meravigliose, tanto che dalle tribù si scelse dodici uomini che tenne con sé nell'amore e nella fede, mentre risuscitava i. morti, guariva i malati, purificava i lebbrosi, guariva i ciechi, guariva gli storpi, rialzava i paralitici e liberava gli indemoniati. Insomma attraversò tutto il paese, dispensando... del fiume; una donna... avendo una perdita di sangue... e non... nostro Signore Gesù Cristo...".

 

 

 




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