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Atti di Pietro IntraText CT - Lettura del testo |
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[1] Il senatore Marcello e la comunità di Roma. I fratelli, pentiti, domandavano a Pietro di vincere Simone, che diceva di essere la forza di Dio, ed abitava in casa del senatore Marcello da lui sedotto con i suoi incantesimi.
I fratelli dicevano: "Credici, fratello Pietro! Nessun uomo è così saggio come questo Marcello. Tutte le vedove che hanno speranza in Cristo, trovavano in lui un rifugio, tutti gli orfani erano da lui nutriti. Che dire di più? Tutti i poveri chiamavano Marcello loro patrono, la sua casa era detta casa dei forestieri e dei poveri. A lui l'imperatore disse: "Ti tengo lontano da ogni incarico per timore che tu spogli le province per dare ai cristiani". Marcello gli rispose: "Tutte le cose mie sono tue!". E Cesare: "Sarebbero mie se tu le custodissi per me. Ma in realtà non sono mie perché tu le dai a chi credi bene, e a quali infime persone!".
[2] Tenendo presenti queste cose, fratello Pietro, ti facciamo sapere che la grande misericordia di quest'uomo si è mutata in bestemmia. Giacché se lui non avesse cambiato, anche noi non ci saremmo allontanati dalla fede santa in Dio nostro Signore. Ed ora Marcello, furioso, si pente della sua beneficenza asserendo: "Quanti beni ho sperperato e per quanto tempo! Con molta superficialità pensavo di distribuire per la conoscenza di Dio!". Giunge fino al punto che se un forestiero si presenta all'uscio di casa sua, egli lo fa bastonare e mettere alla porta gridando: "Volesse il cielo ch'io non avessi dispensato tanti beni agli impostori!". Ed altre bestemmie ancora. Ma se in te c'è qualcosa della misericordia di nostro Signore e della bontà dei suoi precetti, soccorri nel suo errore colui che fece l'elemosina ad un così grande numero di servi di Dio".
[3] All'udire questo, Pietro provò un grande dolore, e disse: "O artifizi e tentazioni molteplici del diavolo! O macchinazioni e invenzioni perverse! Alimenta, per se stesso, fuoco più terribile! Sterminio dei semplici, lupo rapace, divoratore e dissipatore della vita eterna! Hai carpito il primo uomo nella rete della concupiscenza, l'hai legato con vincoli corporei per mezzo della tua antica cattiveria! Tu sei il frutto totalmente acerbo e amaro dell'albero dell'amarezza, ed instilli diverse concupiscenze. Tu hai spinto Giuda, mio condiscepolo e coapostolo, ad agire empiamente tradendo il Signore nostro Gesù Cristo, che necessariamente ti punirà. Tu hai reso insensibile il cuore di Erode, tu hai infiammato il faraone e l'hai costretto a lottare contro il santo servo di Dio Mosè, ed hai dato a Caifa l'audacia di consegnare ad una folla iniqua nostro Signore Gesù Cristo.
[4] Ancor oggi tu colpisci le anime innocenti con le tue frecce avvelenate; scellerato, nemico di tutti. Su di te grava l'anatema della Chiesa del Figlio del Dio santo onnipotente. Come un tizzone gettato via dal focolare, tu sarai spento dai servi di nostro Signore Gesù Cristo Su di te e sui tuoi figli ritorni il tuo nero e una discendenza pessima, le iniquità, le minacce, le tentazioni: su di te e sui tuoi angeli, o principio della malizia, o abisso di tenebre! Le tenebre che ti avvolgono siano con te e con gli strumenti che tu possiedi! Allontanati dunque da quanti sono in procinto di credere in Dio, allontanati dai servi di Cristo e da quelli che vogliono combattere con lui. Tieni per te i tuoi abiti tenebrosi! Invano tu batti porte estranee che non sono tue, ma di Gesù Cristo che le custodisce. Tu, lupo rapace, rubi pecore che non sono tue, ma di Gesù Cristo, che le custodisce con la più grande cura".