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Atti di Pietro IntraText CT - Lettura del testo |
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[1] Pietro e il senatore Marcello. Mentre Pietro, con profondo dolore del suo animo, parlava così, un numero di persone ancora più grande credette nel Signore. I fratelli domandarono però a Pietro di entrare in lizza con Simone e di non sopportare che egli portasse più oltre scompiglio tra il popolo.
Pietro allora lasciò senza indugio l'adunanza e, seguito da una grande folla, si recò in casa di Marcello ove dimorava Simone. Quando giunse alla porta, chiamò il portiere e gli disse: "Va' da Simone e digli: "Alla porta ti attende Pietro a causa del quale tu sei fuggito dalla Giudea"". Ma il portiere gli rispose: "Io, signore, non so se tu sei Pietro. Comunque io ho un ordine. Ieri, quando seppe che tu eri entrato nell'Urbe, mi disse: "A qualunque ora egli venga, sia di giorno che di notte, dì ch'io non sono in casa"". Allora Pietro disse al giovane: "Hai fatto bene a riferirmi queste cose che egli ti ha imposto".
[2] Rivoltosi poi al popolo che lo seguiva Pietro disse: "State per vedere un miracolo grande e sorprendente". Visto un grosso cane attaccato a una lunga catena, Pietro si avvicinò e lo slegò. Una volta sciolto, il cane prese voce umana e disse a Pietro: "Che cosa mi ordini di fare, servo dell'inenarrabile Dio vivo?". Pietro gli rispose: "Entra e, in mezzo a quanti lo circondano, dì a Simone: "Pietro ti dice di farti vedere in pubblico; è infatti per causa tua, scellerato seduttore delle anime semplici, che sono venuto a Roma"". Il cane si mise subito a correre, entrò, si precipitò in mezzo a quelli che circondavano Simone e, alzando le zampe anteriori, con una grande voce disse: "Pietro, servo di Cristo, sta alla porta e ti dice: "Fatti vedere in pubblico, poiché è a causa tua, scellerato seduttore di anime semplici, ch'io sono venuto a Roma"". All'udire questo e alla vista di questo incredibile spettacolo, tutti stupirono e Simone dimenticò le parole con le quali seduceva gli astanti.