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Atti di Pietro IntraText CT - Lettura del testo |
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[1] Appena giunsero a Pozzuoli, Teone corse dalla nave all'albergo ove soleva andare per prepararlo a ricevere Pietro. L'uomo dal quale soleva andare si chiamava Ariston: costui temeva sempre il Signore, e Teone aveva fiducia in lui a causa del nome.
[2] Giunto all'albergo e visto Ariston, Teone gli disse: "Dio che ti ha giudicato degno di servirlo, ha partecipato anche a me la sua grazia, per mezzo del suo santo servo Pietro, che ebbe dal Signore nostro l'ordine di venire in Italia e navigò con me dalla Giudea". A queste parole, Ariston si gettò al collo di Teone, l'abbracciò e lo supplicò di condurlo alla nave per fargli vedere Pietro. Dopo che Paolo era partito per la Spagna, diceva Ariston, non aveva più incontrato alcun fratello presso il quale rinfrescarsi. Inoltre improvvisamente era apparso in città un Ebreo di nome Simone. Con formule magiche e con la sua malizia, aveva guastato la comunità da ogni parte tanto che anch'io fuggii da Roma nella speranza dell'arrivo di Pietro. Paolo, infatti, aveva parlato di lui, ed una visione mi manifestò molte cose. Ora dunque credo nel mio Signore, credo che egli riedificherà il suo ministero e che dai suoi servi sarà estirpata la tentazione. Giacché il Signore nostro Gesù è fedele e raddrizzerà le nostre menti.
[3] Mentre, tra le lacrime, udiva queste cose da Ariston accresceva sempre più il suo entusiasmo e sempre più era confermato comprendendo che aveva posto la sua fiducia nel Dio vivo.
Quando giunsero insieme alla nave, Pietro - pieno di Spirito santo - li guardò e sorrise; e Ariston cadde bocconi ai piedi di Pietro dicendo: "Fratello e signore tu sei colui che distribuisce i santi misteri e indica la via retta che si trova in nostro Signore Gesù Cristo, nostro Dio, che chiaramente ci manifesta la tua venuta; per opera di Satana, infatti, abbiamo perduto tutti i fratelli che Paolo ci aveva dato. Ora però spero nel Signore che avendoti mandato un suo messo, ti ha ordinato di venire da noi, e si è degnato di manifestarci, per mezzo tuo, le sue grandezze e le sue meraviglie. Ti supplico, dunque, di affrettarti ad entrare nell'Urbe. Giacché, abbandonando i fratelli, oggetto di scandalo, che avevo visto soccombere alla tentazione del diavolo, io mi sono rifugiato qui dicendo loro: "Perseverate nella fede, fratelli; necessariamente, infatti, in questi due mesi, la misericordia del Signore ci indirizzerà un suo ministro". Giacché, in visione, mi era apparso Paolo dicendomi: "Ariston, fuggi dall'Urbe!". Obbedii subito a queste parole e, sebbene la carne fosse inferma, uscii nel Signore: giunto qui me ne stavo ogni giorno alla spiaggia e interrogavo i marinai: "Ha forse navigato con voi Pietro?". Ed ora che la grazia del Signore è giunta in abbondanza, saliamo ti prego subito a Roma, affinché l'insegnamento dell'uomo pessimo non guadagni ulteriormente terreno".
[4] Mentre Ariston così parlava tra le lacrime, Pietro gli diede la mano, lo sollevò da terra e tra gemiti e lacrime gli disse: "Colui che per mezzo dei suoi angeli tenta l'orbe terrestre, ci ha preceduto; ma colui che ha la potenza di strappare i suoi servi da ogni tentazione, annienterà le sue seduzioni e le farà calpestare dai piedi di coloro che hanno creduto nel Cristo che predichiamo".
[5] Mentre si incamminavano verso la porta, Teone supplicò Pietro dicendo: "Sulla nave, in mezzo a questo vasto mare, non ti sei mai rifocillato, ed ora, lasciando la nave, vuoi incamminarti lungo una strada così dura? Fermati, prendi qualcosa e poi partirai. Temo, infatti, che il lastricato della strada da qui a Roma ti faccia soffrire". Ma Pietro rispose loro: "Ma, e se mi fosse appesa al collo una pietra molare come al nemico di nostro Signore e fossi gettato nell'abisso, come il mio Signore ci diceva a proposito di chi scandalizza i fratelli? E non è soltanto questa pietra molare che mi minaccia, ma, ciò che è peggio, lo starmene lontano da coloro che hanno creduto nel Signore Gesù Cristo, mentre egli mi ha contrapposto ai persecutori dei suoi servi".
Nessuna insistenza di Teone riuscì a persuaderlo di restare anche un solo giorno. Dopo essersi interessato che la merce che era sulla nave fosse venduta a un prezzo giudicato conveniente, anche Teone seguì Pietro a Roma, condotto da Ariston nella casa del presbitero Narcisso.