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Plinio Corrêa de Oliveira
Trasbordo ideol. inavvertito e Dial.

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b) Un punto di apatìa.

All'inizio del processo, il metodo suppone, inoltre, in quelli ai quali sarà applicato, un punto di apatia o di imprevidenza simmetrico rispetto al punto di impressionabilità.

* Nell'ordine dei problemi sociali, questo punto simmetrico può essere, per esempio:

- L'insensibilità di fronte ad ingiustizie che in nessun modo sono meno flagranti o meno numerose di quelle legate a certi privilegi giustamente detestati. Ricordiamo qui, per esemplificare, le ingiustizie gravissime e assai generalizzate, inerenti alla frantumazione sistematica dei diritti di persone, famiglie, gruppi sociali o regioni attuata gradualmente dalla massificazione delle società contemporanee (ossia, dalla trasformazione dei popoli in massa, secondo il celebre insegnamento di Pio XII nel Radiomessaggio Natalizio del 1944, "Discorsi e Radiomessaggi", Vol. VI, pag. 239). Questa massificazione può aver luogo sia per la trasformazione dei costumi, sia per effetto delle leggi socialiste, sempre più numerose nei paesi non comunisti, sia, ancora, per effetto della instaurazione della cosiddetta dittatura del proletariato in quelli dove trionfa il comunismo. Si immolano così, senza misericordia, in olocausto a ciò che molti chiamano socializzazione, non solo le peculiarità personali, familiari o regionali legittime, che costituiscono valori inestimabili, ma anche le disuguaglianza culturali o sociali, proporzionate, organiche, fondate su giusti motivi di ordine morale, intellettuale o patrimoniale.

- L'insensibilità di fronte alla considerazione che, se una rivoluzione sociale è un male gravissimo, lo è abitualmente soprattutto a causa dei suoi obiettivi ingiusti e rovinosi; e che, dunque, nulla è più assurdo che desiderare di evitare a tutti i costi la rivoluzione, facendola dall'alto verso il basso e pervenendo cosi, precisamente, agli obiettivi ingiusti e rovinosi che si trattava di evitare. In altri termini, è assurdo realizzare dall'alto verso il basso, per iniziativa di quelli che dovrebbero essere i custodi naturali dell'ordine, le "riforme" che la tattica comunista intende imporre dal basso verso l'alto, giacché questo significa, per tutto il corpo sociale, "propter vitam, vivendo perdere causas" (Giovenale, Sat. VIII, 84).

- L'insensibilità di fronte al fatto che, se contro la fame o la malattia - qui considerate come mali Sociali si deve fare tutto quanto è possibile, non si deve però perseguire l'impossibile, l'utopico, perché ciò aggraverebbe, in un tempo più o meno breve, quegli stessi mali che si vorrebbero eliminare. In numerosi casi, lente sono le soluzioni profonde e durevoli di tali mali. Questo non costituisce un motivo per applicarle senza urgenza. Occorre porle in pratica con raddoppiata sollecitudine, onde evitare che alla naturale lentezza della soluzione, si aggiunga il censurabile ritardo prodotto dalla nostra negligenza. Però bisogna rinunciare molte volte al desiderio impaziente di risultati immediati. Questo desiderio ci espone, in effetti, al rischio di preferire alle soluzioni autentiche le panacee violente, efficaci solo in apparenza, che la demagogia preconizza.

* Nell'ordine dei problemi ideologici, ugualmente simmetricamente, possono essere enunciati i seguenti punti di apatia o imprevidenza:

- L'insensibilità di fronte ai rischi di uno zelo apostolico intemperante. Essendo la conoscenza della vera Religione il più alto privilegio, certamente sono degni di compassione quelli che non la conoscono. E sono da elogiare quelli che usano ogni mezzo per portare all'unità della Fede i nostri fratelli separati. Rappresenta dunque per noi un vero pericolo il non usare per negligenza o ignoranza qualunque forma di azione conducente a tal fine. Ciò nonostante, è necessario non essere insensibili ai pericoli che possano d'altro lato derivare, cioè dall'ardore eccessivo dell'apostolo e dal carattere naturalistico dei suoi metodi, Lo zelo disordinato e il naturalismo possono ispirare l'impiego di tecniche illegittime per attrarre gli acattolici, quali sono la terminologia confusa, le concessioni dottrinali implicite o esplicite, ecc. Considerando soltanto l'efficacia apostolica di questi cattivi artifici, deve comprendersi che i più accorti e coerenti tra i nostri fratelli separati, lungi dal lasciarsi incantare da astuzie di questo genere, le guardano con sospetto. Indubbiamente i migliori e i più avvicinabili tra loro stanno con gli occhi fissi su noi, per giudicarci in base alla nostra sincerità e alla nostra coerenza nella Fede che professiamo. Potrà provocare in loro solo pena e avversione il vedere che, nel cercare di ottenere conversioni, confidiamo più in tecniche moralmente dubbie che nel soprannaturale. Sono questi altrettanti pericoli verso i quali non possiamo essere insensibili. Infine, e soprattutto, non possiamo rimanere indifferenti al pericolo di esporre a tentennamenti nella fede i nostri stessi fratelli cattolici, spingendoli - a titolo di consistenza pacifica con i fratelli separati - ad ascoltare conferenze e discorsi, a leggere libri o a partecipare a riunioni in cui l'eresia, lo scisma, l'ateismo o la corruzione morale entrino loro nell'anima. Dobbiamo vegliare assai più per la preservazione dei cattolici, che per la conversione degli infedeli. Poiché nella gerarchia dell'amore verso il prossimo, nessuno merita maggiore amore del fratello che partecipa della medesima Fede, come avverte S. Paolo: "Pertanto, mentre abbiamo tempo, facciamo bene a tutti, però principalmente ai fratelli nella Fede" (Gal. 6, 10).

- L'insensibilità di fronte all'illecito della rinuncia ad alcuni principi superiori e imprescindibili, e dell'accettazione di alcuni degli errori del marxismo, per evitare una vittoria totale di questo. La vittoria del marxismo è, certamente causa di catastrofiche sciagure. Il maggiore rischio per noi non sta, tuttavia, nell'essere vinti da esso sul piano militare o politico, ma nel piegare il ginocchio di fronte al vincitore. Accettare un modus vivendi e comporti una rinuncia a principi per evitare le conseguenze funeste della nostra sconfitta, rinunziare espressamente tacitamente all'istituto della proprietà privata, per esempio, per ottenere la libertà di culto (cfr. il nostro saggio cit. "La libertà della Chiesa nello Stato comunista"), mille volte più triste che soffre le persecuzioni provoca da un atteggiamento nobilmente e santamente fedele a

- L'insensibilità di fronte al rischio che, tra il silenzio e l'inerzia dei cristiani, il comunismo giunga a dominare il mondo. Se i comunisti ci pongono brutalmente l'alternativa di rinunziare a combattere i loro errori, o accettare il rischio di una guerra, ci chiedono implicitamente di scegliere tra l'adempimento del nostro dovere di cristiani e una vera apostasia. In questo caso, è necessario dire come S. Pietro: "Costi quel che costi, impone più ubbidire a Dio che agli uomini" (Atti 5, 29).




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