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Plinio Corrêa de Oliveira
Trasbordo ideol. inavvertito e Dial.

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b) I significati naturali e legittimi

a) Carattere propedeutico del loro studio

Questa parte del saggio ha solo una portata propedeutica.

Per l'analisi esatta del processo talismanico che più avanti faremo:

- è comodo, per il lettore, distinguere con la maggiore chiarezza, nel complesso dei significati naturali e legittimi di "dialogo", la differenza esistente tra quello in cui si produce la prima distorsione talismanica e gli altri;

- è profittevole, per il lettore, avere chiaramente presenti gli elementi che costituiscono questo significato legittimo nel quale avviene la prima distorsione, per intendere meglio le trasformazioni che tali elementi subiscono in ciascuna delle tappe della radicalizzazione talismanica.

b) Molteplicità dei significati legittimi

Analizzando i significati correnti della parola che ora ci interessa, come anche di altre che hanno una certa connessione con essa, quali "dialettica", "discussione", "polemica", ecc., possiamo aver la prova che si attribuiscono loro significati molto diversi e a volte, da un certo punto di vista, perfino contraddittori. E questo si verifica tanto negli ambienti colti quanto in quelli di istruzione media o bassa. Col trascorrere degli anni, la carica emotiva che si è collegata a qualcuna di queste parole, ne altera il significato, facendo sì che persone di generazioni differenti le intendano in modo anche differente. Da una regione all'altra di un paese, e a maggior ragione da un paese all'altro, si manifestano frequentemente variazioni sensibili.

D'altra parte, il fenomeno non è circoscritto all'uso corrente della parola, perché nello stesso linguaggio filosofico la parola "dialettica", ad esempio, ha significati tanto diversi che, come si osserva nel "Vocabulaire Technique et Critique de la Philosofie" di A. Lalande (voce "Dialectique"), non è possibile usarla senza definire con molta precisione quale è il significato che le si vuole attribuire.

c) Come studiare questi significati

Per esaminare rettamente i diversi significati legittimi di "dialogo", sembrerebbe consigliabile fare un inventario di essi, uno studio di ciascuno, e un confronto con gli altri.

Però, non avendo il presente lavoro un carattere specificamente linguistico, sembra opportuno procedere nel modo più conciso e più chiaro, ponendo in luce nella etimologia di "dialogo" un elemento fondamentale che si trova in tutte le accezioni della parola, e facendo poi una classificazione di queste secondo un duplice criterio che più avanti indicheremo.

Questo metodo ci offre un quadro complessivo dei significati di questo vocabolo, e ci permette di situare nell'ambito che gli è proprio, con la necessaria precisione, le accezioni legittime che verranno corrotte col processo talismanico.

d) Criterio della classificazione

Questa classificazione dei diversi significati della parola "dialogo" si fa:

- dal punto di vista dell'obiettivo del dialogo;

- dal punto di vista dell'atteggiamento emotivo delle persone che dialogano, dal quale derivano conseguenze per la forma del dialogo.

Sarà facile provare come, considerate da questi punti di vista le modalità del dialogo, a ciascuna di esse corrisponda un significato del vocabolo.

e) Terminologia

Indicando con una parola esplicativa complementare - per maggior chiarezza - ciascuno dei significati classificati, si fissa una terminologia mediante la quale il lettore potrà seguire, senza grande sforzo, il nostro studio.

f) Selezione dei significati

E' possibile che qualche significato legittimo di " dialogo" non sia incluso nella classificazione. Non ci proponiamo di classificarli tutti, ma solamente quelli che hanno più importanza in funzione del criterio della classificazione, ossia, della natura stessa del dialogo.

g) Riserva importante

Come agevolmente si vedrà, non ha molta importanza, per la comprensione della nostra tesi, che il lettore preferisca un altro criterio di classificazione o lamenti l'omissione, in quello che adottiamo, di qualche altro significato di "dialogo".

In effetti, la classificazione che proponiamo ha carattere meramente propedeutico. La nostra esposizione può essere facilmente compresa e seguita, a condizione che il lettore abbia presente le diverse accezioni di "dialogo" qui chiarite con l'ausilio delle parole complementari che sono gli elementi costanti della nostra terminologia.

h) Etimologia di "dialogo"

Nell'etimologia della parola "dialogo" si trovano gli elementi per determinare il suo significato.

Il vocabolo greco diálogos si compone di diá, che comporta una separazione, una disgiunzione, e lógos che equivale a "verbo". Di qui l'uso di "dialogo" in Socrate e PIatone, a designare la forma di elaborazione intellettuale in cui due o più interlocutori, procedendo per mezzo di domande e risposte, mirano a distinguere le cose secondo i rispettivi generi

Si comprende che in base a questa etimologia, la parola "dialogo" presa in senso lato sia giunta ad abbracciare nelle principali lingue occidentali, come si riscontra nei dizionari, ogni e qualunque forma di interlocuzione.

i) Modalità di dialogo secondo il suo fine

Nel dialogo in senso lato, v'è da fare una prima distinzione. Nel corso della esposizione vedremo agevolmente la portata di questa distinzione. Il dialogo, dal punto di vista della sua finalità:

* 1 - o è tale che gli interlocutori non mirano reciprocamente a cambiare le rispettive convinzioni, ciò che può verificarsi:

a - quando il dialogo tende al mero scambio di informazioni o al divertimento delle parti (questa modalità la chiameremo "dialogo-trattenimento");

b - quando tende alla collaborazione delle parti per l'indagine o l'analisi d'una questione che entrambe non conoscono sufficientemente ("dialogo-indagine");

* 2 - o è tale che gli interlocutori la pensano diversamente sul tema in discussione, e ciascuno tende, mediante argomenti, a convincere l'altro a cambiare opinione ("discussione").

j) Corrispondenti differenze di atteggiamento emotivo.

A questi diversi obiettivi e intenzioni, corrispondono rispettivamente atteggiamenti emotivi diversi nelle persone che prendono parte al dialogo:

* 1 - quando gli interlocutori non mirano reciprocamente a far mutare le opinioni, l'atteggiamento emotivo è di distensione:

a - questa distensione è piena e continua nel caso del dialogo-trattenimento;

b - questa distensione è piena anche nel caso del dialogo-indagine; però, siccome durante l'indagine può sorgere qualche divergenza accidentale e transitoria, è possibile che intervenga nel corso del dialogo-indagine qualche tensione momentanea;

* 2 - Nel caso della discussione, l'atteggiamento emotivo degli interlocutori, ha, abitualmente, carattere diverso: le differenze di opinioni creano tra essi una eterogeneità che costituisce di per sé un ostacolo alla simpatia; le argomentazioni con le quali ciascuno cerca di convincere l'altro, possono provocare facilmente un tenore di relazioni più o meno simile - secondo il caso - a una lotta.

Così il dialogo comporta due modalità fondamentali che si distinguono in relazione al loro obiettivo e, come corollario, in relazione all'atteggiamento emotivo che caratterizza il rapporto degli interlocutori tra loro.

k) Dialogo "lato sensu", dialogo "stricto sensu" e discussione

Alla modalità di dialogo descritta più sopra al numero 2 dei punti "i" e "j", è del tutto appropriata la parola discussione", (dal latino "discutere", cioè "dis" che indica separazione, e "quatere", agitare).

Però, come designare la forma di dialogo indicata nel numero 1 di questi punti? Per essa non esiste un vocabolo distinto. Si chiama ugualmente "dialogo".

Da ciò si forma un significato stretto della parola "dialogo", designandosi la modalità n. 1 (che a sua volta comprende il dialogo-trattenimento e il dialogo-indagine), accanto al senso lato ed etimologico già analizzato.

Di fronte a questi due significati di "dialogo", qual è la posizione del vocabolo "discussione"? Come abbiamo visto, esso designa una delle modalità del dialogo "lato sensu". E d'altro canto, siccome nell'ambito del genere le specie si distinguono e si contrappongono, "discussione" è il contrario di "dialogo" in senso stretto.

l) Discussione-dialogo, discussione pura e semplice, polemica.

Anche relativamente alla discussione vanno fatte alcune distinzioni. In effetti essa comporta tre gradi di intensità:

* 1. - La discussione può avere un carattere estremamente sereno e cordiale, in maniera che, anche conservando pienamente il carattere di una discussione, presenta la piacevolezza di forma che è propria del dialogo "stricto sensu". Si noti bene che, siccome ciascun interlocutore mira a mutare le convinzioni dell'altro, ci troviamo qui in presenza di una discussione autentica e non di un dialogo in senso stretto. E' unicamente in qualcosa di accidentale, cioè nella sua forma, nella gentilezza del tratto, che questo tipo di discussione assomiglia al dialogo "stricto sensu". Ciò stante, non è solo in senso lato che si applica il termine "dialogo" a questo tipo di discussione. Ma si applica anche a un titolo particolare e specifico derivato, come per osmosi o assimilazione, dalla mera somiglianza accidentale che v'è tra il dialogo "stricto sensu" e questa modalità di discussione. Per questo la denomineremo "discussione-dialogo";

* 2. - La discussione ha, in un secondo grado di intensità, il calore emotivo comune che è inerente a una interlocuzione in cui ciascuna parte cerca di mutare le convinzioni dell'altra. E questa modalità - che corrisponde al significato corrente della parola "discussione" - la chiameremo "discussione pura e semplice".

* 3. - La discussione può avere, infine, un calore emotivo molto grande, prendendo nome allora di "polemica" (dal greco pólemos, guerra). In ragione della sua particolare veemenza, la polemica ha in generale un carattere molto rumoroso e, se verte su questioni di dottrina, facilmente passa anche sul piano dell'attacco personale.

m) Quadro schematico dei significati legittimi di "dialogo"

Possiamo sintetizzare nel seguente schema, tutte queste nozioni sui diversi significati di "dialogo":

DIALOGO IN SENSO LATO ED ETIMOLOGICO. - Indica qualsiasi tipo di interlocuzione.

DIALOGO IN SENSO STRETTO. - Interlocuzione nella quale ciascuna parte non mira a mutare la convinzione dell'altra. Atteggiamento emotivo di distensione.

DISCUSSIONE. - lnterlocuzione in cui ciascuna parte tende a mutare la convinzione dell'altra. E' l'opposto del dialogo in senso stretto. Atteggiamento emotivo che è quasi sempre di lotta.

DIALOGO-TRATTENIMENTO. - Mira a informare, distrarre, ecc. Atteggiamento emotivo di distensione piena e continua,

DIALOGO-INDAGINE. - Mira a investigare, studiare, analizzare. Abitualmente, atteggiamento emotivo di distensione, Sono tuttavia possibili tensioni accidentali e passeggere.

DISCUSSIONE-DIALOGO. - Calore emotivo minore del normale. Relativamente al contenuto, è autenticamente una discussione, perché mira a mutare la convinzione dell'interlocutore. Si denomina "dialogo" solo per la somiglianza accidentale (amenità di forma) che ha col dialogo in senso stretto.

DISCUSSIONE PURA E SEMPLICE. Calore emotivo normale, cioè il grado normale di combattività che è inerente a una interlocuzione in cui ciascuna parte mira a mutare la convinzione dell'altra.

DISCUSSIONE-POLEMICA, o solamente polemica. Calore emotivo non comune, cioè particolare veemenza e carattere rumoroso.

n) Tratto comune ai diversi significati di "dialogo"

Eccetto, com'è ovvio, quando è presa in senso lato, la parola "dialogo" presenta nelle sue diverse accezioni una nota di armonia, di concordia, di pace.

Questa nota è inerente al dialogo "stricto sensu", cioè al dialogo-trattenimento e al dialogo-indagine ai quali è proprio un atteggiamento emotivo di completa distensione.

E, come abbiamo visto, solamente nella misura in cui la nota di armonia sia presente in modo rilevante in una discussione, questa potrà chiamarsi "dialogo", per assimilazione, costituendosi così la discussione-dialogo. Per quanto amena possa essere una discussione-dialogo, non sarà mai essenzialmente un dialogo "stricto sensu", perché ad ogni e qualsiasi discussione è inerente una nota di combattività.




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