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Plinio Corrêa de Oliveira
Trasbordo ideol. inavvertito e Dial.

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4. - Dialogo, irenismo e persecuzione religiosa
Il fatto che il comunismo accetti la consistenza pacifica con le varie religioni che gli si oppongono indica, forse, che è chiuso il periodo delle persecuzioni religiose?

A rigor di logica, no. Il comunismo ammetterà tale consistenza con le religioni o con i gruppi religiosi che, ponendosi su posizioni hegeliane, accettino di dialogare con esso su una base relativistica. In ciò il suo atteggiamento sembra nuovo; tuttavia, ci sembra che la novità non stia in esso, ma in certe correnti religiose la cui posizione di fronte al relativismo si va facendo sempre più debole e connivente. Il comunismo perseguitava le religioni quando esse lo combattevano. E' coerente, da parte sua, cessare di combattere quelle che si mostrano disposte a intavolare con esso un dialogo relativistico, in un clima di consistenza pacifica.

Queste osservazioni trovano interessanti conferme nei fatti.

Non è altra, a nostro avviso, la ragione per la quale il comunismo polacco appoggia il gruppo "Pax".
Le persone che compongono questo gruppo, benché si dichiarino cattoliche, accettano di collaborare col regime comunista per la costruzione del mondo socialista. Così insinuano che il pensiero sociale della Chiesa si sia evoluto, ed attualmente comporti, nei confronti del socialismo, un atteggiamento di flessibilità che prima non aveva. Orbene, se il pensiero della Chiesa è capace di evolversi in materia sociale, può evolversi anche in qualsiasi altro punto. La posizione del gruppo "Pax" contiene una confessione implicita di relativismo, che mira a presentare al pubblico la dottrina cattolica come modificabile in tutti i suoi aspetti. Accettando, inoltre, il dialogo irenistico con i comunisti, "Pax" finisce per rivelarsi uno strumento interamente rivolto a promuovere la diffusione del relativismo negli ambienti cattolici dell'infelice Polonia.

Questo modo di sentire relativistico si nota anche. nel ben noto libro "Il Dialogo alla Prova" (a cura di Mario Gozzini, "Mezzo Secolo", Vallecchi Editore, Firenze, 1964), nel quale più di un collaboratore lascia intravedere che, dal punto di vista del dialogo, gli uomini non si dividono in gruppi ideologici, ma in due grandi categorie sovraideologiche.

Gli uni sono quelli che - nelle varie cornici dottrinali -, sensibili al dialogo, e capaci di praticarlo, procedono verso la consistenza pacifica e verso la sintesi. Questi sono i buoni. Gli altri sono insensibili alle attrattive del dialogo, e persistono nella controversia di mero carattere "dogmatico" e pertanto senza impronta relativistica. Costoro sono i cattivi, í duri, gli intransigenti.

Non è necessario avere grande perspicacia politica per capire che per i cattivi non ci saranno le delizie della coesistenza pacifica, ma gli inflessibili rigori della più feroce persecuzione.




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