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Plinio Corrêa de Oliveira
Trasbordo ideol. inavvertito e Dial.

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a) Insensibilità delle masse.
Sono cento anni - in numero tondo - che il comunismo va predicando alle masse operaie del mondo intero la rivoluzione sociale, la carneficina e il saccheggio. Per questa predicazione ha avuto a disposizione quasi ininterrottamente, durante tutto questo secolo, completa libertà di pensiero e di azione in quasi tutti i paesi. Tanto meno gli sono mancati imponenti mezzi finanziari, né specialisti e tecnici tra i migliori in materia di propaganda. A dispetto di tutto ciò, le masse si sono rivelate, nella loro grande maggioranza, poco sensibili agli allettamenti - che tanto facilmente avrebbero potuto attrarle - della demagogia marxista. In nessun paese il comunismo è mai giunto alla conquista del potere mediante elezioni oneste. La causa di questa insensibilità sta in parte nel fatto che in molti luoghi si è migliorata considerevolmente la situazione delle classi povere. Però è necessario non esagerare la portata ideologica di tali miglioramenti: in alcune regioni, come nel Nord dell'Italia, per esempio, mentre le condizioni dei lavoratori non hanno cessato di migliorare dopo la seconda guerra mondiale, il comunismo ha raggiunto sconcertanti successi elettorali. La causa della inguaribile inettitudine del comunismo a conseguire la vittoria attraverso le urne sta anche, in qualche misura, nella resistenza che oppone al marxismo il fondo di buon senso naturale che costituisce il patrimonio millenario e comune dell'umanità. Questo buon senso urta contro il carattere essenzialmente innaturale che si rivela in tutti gli aspetti del comunismo. Nei popoli di civiltà cristiana, si aggiunge a questo fattore la incompatibilità dello spirito, della dottrina e dei metodi marxisti, con lo spirito, la dottrina e i metodi della Chiesa. Dall'insieme di questi ostacoli è derivato il fatto incontestabile e immensamente significativo, che. - ripetiamo - in cento anni di esistenza e di azione, nessun partito comunista abbia ottenuto di diventare maggioritario in qualche paese. Su questo fatto non si insisterà mai sufficientemente se vorremo vedere nella loro reale prospettiva gli ostacoli che il comunismo ha davanti.

Rispondiamo a obiezioni.
Il comunismo vinse, è vero, le elezioni polacche del 1957, però questa consultazione mancò evidentemente di libertà. I cattolici sapevano che se avessero sconfitto Gomulka avrebbero esposto la propria patria a una repressione russa sul tipo di quella che aveva sofferto la gloriosa e infelice Ungheria. Per questo, e anche se costituivano in Polonia la decisa maggioranza, optarono per ciò che apparve loro come il male minore, eleggendo deputati "gomulkiani". Non ci pronunciamo qui sulla liceità di questa manovra, né sulla sua validità dal punto di vista strettamente politico. Sottolineiamo, ciononostante, che in nessuno modo può affermarsi che sia stato eletto liberamente dal nobile popolo polacco un congresso a maggioranza comunista. La maggioranza comunista esistente nel parlamento polacco non costituisce, dunque, argomento contro quanto abbiamo affermato.

Se i metodi di persuasione fin qui impiegati dal comunismo sono così inadeguati, a che cosa si deve. allora il fatto che esso sia oggi una forza mondiale di prim'ordine? In nessun modo alla efficacia di questi metodi, di fronte ai quali l'opinione pubblica è rimasta insensibile.

Il primo fattore di questo risultato, che salta agli occhi, è stato la violenza. In Russia il comunismo si impose con una rivoluzione. In altri paesi d'Europa, l'URSS, essendo una delle nazioni vincitrici della guerra, lo instaurò con la forza. Ciononostante, la violenza non operò da sola. Se non fosse stato per l'aiuto delle potenze alleate, la Russia sarebbe riuscita a vincere l'invasore nazista? Nel 1939 gli eserciti sovietici subirono una vergognosa sconfitta da parte della piccola Finlandia. Come considerare indiscutibile che i Russi avrebbero vinto da soli la potente Germania?

Aggiungasi ancora che gli aiuti ricevuti dai comunisti da parte dell'Occidente non si limitano all'appoggio militare dato loro durante la seconda guerra mondiale. La politica disastrosa dello scomparso Presidente Roosevelt a Teheran e a Yalta, completata, per quanto riguarda la Cina, dagli enigmatici spropositi della missione Marshall, contribuì immensamente all'espansione sovietica. A sua volta, nella piccola Cuba, Fidel Castro avvertì tanto bene l'impopolarità del comunismo che si travestì da cattolico durante tutto il tempo della guerra civile, convinto che senza fare ciò non avrebbe mai raggiunto il potere. Solo quando ebbe preso nelle mani le redini dello Stato si tolse la maschera. Tutto lascia intendere che, se i comunisti avessero incontrato sempre davanti a loro capi risoluti e perspicaci, non avrebbero, neppure in minima parte, raggiunto i risultati dei quali oggi si gloriano.

Così con la violenza, con l'astuzia e con la frode e non con una vittoria ideologica sulle masse, il comunismo raggiunse il suo attuale livello di potenza.

D'altronde, conviene non sopravvalutare l'importanza di questi risultati. Infatti, se almeno dopo essersi instaurato in alcuni paesi, il comunismo si fosse mostrato capace di conquistare le intelligenze e i cuori, come spiegare la necessità di un apparato poliziesco immenso per conservarsi? Come spiegare che si veda obbligato in ogni luogo a limitare con il massimo rigore l'espatrio dei cittadini di questi paesi? Come spiegare che, nonostante tante precauzioni, vi è un flusso continuo di profughi che affrontano i peggiori rischi per attraversare la cortina di ferro?




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