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Pius PP. IX
Novos et ante

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III.

Certamente nessuno può non sentirsi altamente turbato e preso da indignazione nel considerare le bugiarde accuse e le svariate calunnie e contumelie, con le quali l’anzidetto Governo non si vergogna di coprire l’ostile ed empia sua aggressione, e d’investire il Nostro Governo. E chi non si stupirà sommamente nell’ascoltare che il Nostro Governo viene ripreso per essersi al Nostro esercito arruolati degli stranieri, mentre tutti sanno che a nessun legittimo Governo si può negare il diritto di arruolare forestieri nelle proprie schiere? Tale diritto con più forte ragione compete al Governo Nostro e a questa Santa Sede, poiché il Romano Pontefice, essendo Padre comune di tutti i Cattolici, non può non accogliere volentierissimamente tutti quei suoi figliuoli i quali, mossi da spirito di Religione, vogliono militare nelle schiere pontificie e concorrere così alla difesa della Chiesa. E qui crediamo opportuno osservare che questo concorso di Cattolici stranieri fu specialmente provocato dall’improbità di coloro che assalirono il civile Principato di questa Santa Sede. Infatti nessuno ignora da quanta indignazione e da quanto lutto l’universo Orbe cattolico fu turbato, appena seppe che una così empia e così ingiusta aggressione era stata consumata contro il civile dominio di questa Sede Apostolica. Da ciò è avvenuto che moltissimi fedeli da varie regioni del mondo cristiano, per proprio impulso e con somma alacrità, sono insieme accorsi ai Nostri Pontifici possedimenti, ed hanno dato il loro nome alla Nostra milizia, per difendere valorosamente i diritti Nostri e di questa Santa Sede. Con singolare malignità, poi, il Governo Subalpino non si vergogna di dare con somma calunnia a questi Nostri guerrieri la taccia di mercenari, quando non pochi di essi, sia indigeni, sia stranieri, sono di nobile stirpe e ragguardevoli per nome illustre di famiglia, e, animati da solo amore di religione, vollero, senza alcuno stipendio, militare nelle Nostre schiere. Né è ignoto al Governo Subalpino con quanta fede ed integrità il nostro esercito si comporti, mentre esso sa benissimo come siano riuscite vane tutte le fraudolente arti da esso adoperate per corrompere le Nostre milizie. Né poi v’è motivo di soffermarci a confutare l’accusa di ferocia data disonestamente al Nostro esercito, senza che i detrattori potessero recarne a prova alcun argomento; ché, anzi, una tale accusa giustamente può ritorcersi contro di loro, come manifestamente dimostrano i truculenti bandi dei Generali dell’esercito Subalpino.




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