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Pius PP. IX Iamdum cernimus IntraText CT - Lettura del testo |
Con che buona fede dunque i perturbatori e i patroni delle sedizioni alzano la voce esagerando gli sforzi da loro usati invano per riconciliarsi con il Romano Pontefice? Dal momento che questi trae ogni sua forza dai principii dell’eterna giustizia, come potrebbe mai abbandonarli, perché così s’indebolisca la santissima fede, e l’Italia si trovi in pericolo di perdere il suo massimo splendore e la gloria di cui rifulge da diciannove secoli, per il possesso che ha del centro e della sede della verità cattolica? Né si può opporre che questa Apostolica Sede, nelle cose relative al Principato civile, chiuse le orecchie alle richieste di coloro che mostrarono di desiderare una più libera amministrazione. Per tacere di vecchi esempi, parleremo di questi tempi infelici. Quando l’Italia ebbe più libere istituzioni dai suoi legittimi Principi, Noi con animo paterno chiamammo una parte dei Nostri figli alla civile amministrazione dello Stato Pontificio, e largimmo opportune concessioni, ordinate però con acconce misure di prudenza affinché il dono concesso con animo paterno non fosse avvelenato dall’opera dei tristi. Ma che accadde? Una sfrenata licenza si impadronì delle innocenti Nostre concessioni, e la soglia stessa dell’Aula, dove si erano radunati i pubblici Ministri e i Deputati, fu cosparsa di sangue, e l’empia mano fu rivolta sacrilegamente contro colui che aveva concesso il beneficio. Che se in questi tempi più recenti Ci furono dati consigli intorno all’amministrazione civile, Voi non ignorate, Venerabili Fratelli, che essi furono da Noi ammessi, eccettuato però e rigettato quello che non riguardava l’amministrazione civile, ma aveva per iscopo di farci acconsentire alla parte già consumata della Nostra spoliazione. Ma non è necessario che discorriamo dei consigli ben ricevuti, né delle Nostre sincere promesse di adempierli, giacché gli stessi eroi della usurpazione affermarono altamente che essi non volevano riforme, ma piena ribellione e intera rottura col Principe legittimo. Questi erano gli autori e i capi di questo gravissimo attentato, i quali riempirono ogni cosa dei loro clamori, non il popolo; così che di loro si può dire quello che il Venerabile Beda diceva dei farisei e degli scribi: "Queste cose falsamente sostenevano non alcuni del popolo, ma i Farisei e gli Scribi, come attestano gli Evangelisti" .