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Pius PP. IX
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V.

Infatti, benché le scienze naturali si basino su propri principi razionali, tuttavia i cattolici che vi si dedicano debbono sempre tenere davanti agli occhi, come stella-guida, la divina rivelazione, alla cui luce saranno in grado di evitare insidie ed errori ogni volta che nelle loro ricerche o nei loro studi avvertano il pericolo di giungere ad affermazioni più o meno contrarie all’infallibile verità di quanto è stato rivelato da Dio. Pertanto non vogliamo dubitare che, conoscendo e affermando la suddetta verità, nello stesso tempo i partecipanti al Congresso abbiano decisamente rifiutato e condannato quella recente e inaccettabile teoria filosofica che, pur ammettendo come fatto storico la divina rivelazione, sottopone però le ineffabili verità da essa proposte alla ricerca e al metodo della ragione umana, come se quelle verità fossero assoggettabili alla ragione umana o come se questa, con le sue potenzialità e i suoi principi, potesse arrivare all’intelligenza e alla conoscenza di tutte le celesti verità della nostra santissima fede e dei suoi misteri, i quali invece eccedono tanto la ragione umana che questa, con le sole sue forze e basandosi sui principi naturali, mai sarà capace di comprenderli o di dimostrarli. Un meritato elogio va invece ai partecipanti al Congresso per il fatto che, respingendo, come riteniamo, la falsa distinzione fra filosofo e filosofia – della quale abbiamo trattato in altra Nostra Lettera a Te inviata – hanno riconosciuto e dichiarato che tutti i cattolici, nelle loro dotte discussioni, debbono in coscienza attenersi alle infallibili definizioni dogmatiche della Chiesa cattolica. Ma mentre tributiamo loro il dovuto elogio per avere professato la verità che necessariamente scaturisce dall’obbedienza alla fede cattolica, siamo intimamente convinti che quell’obbedienza, a cui sono tenuti i Maestri e gli Scrittori cattolici, non riguarda solo quelle verità che vengono proposte a tutti i fedeli dall’infallibile magistero della Chiesa come dogmi di fede. E quindi siamo anche intimamente convinti che essi non hanno voluto dichiarare che la perfetta adesione alle verità rivelate, da essi riconosciuta assolutamente necessaria per il vero progresso delle scienze e per la confutazione degli errori, si può avere se si presta fede e obbedienza soltanto ai dogmi espressamente definiti dalla Chiesa. Infatti anche se si trattasse di quella obbedienza che concretamente si deve alla fede divina, questa obbedienza non si dovrebbe limitare alle verità espressamente definite da decreti dei Concili ecumenici o dei Romani Pontefici e di questa Sede Apostolica, ma deve estendersi anche alle verità che dal magistero ordinario della Chiesa, diffusa in tutto il mondo, vengono trasmesse come divinamente rivelate, e perciò dal comune e universale consenso dei Teologi cattolici sono ritenute materia di fede.




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